Ecco quali sono le dieci canzoni che esprimono al meglio l’indole del più importante rocker italiano di sempre, Vasco Rossi.
Selezionare soltanto dieci brani di Vasco Rossi è certamente un compito piuttosto arduo, dal momento che il più grande rocker italiano di tutti i tempi ha pubblicato ben trentadue album, di cui diciassette in studio, dieci dal vivo e cinque raccolte ufficiali, e ha composto complessivamente quasi duecento canzoni oltre a numerosi testi e musiche per altri interpreti, veri e propri capolavori che hanno fatto la storia della musica italiana.
Il Vasco al quale sono maggiormente legato è sicuramente quello avanguardista e sperimentale degli anni ottanta, ma anche quello sregolato che finisce in carcere per via del suo stile di vita caratterizzato da alcol, droghe, donne e continui tour frenetici, elementi che lo hanno portato ad impersonare, per la prima volta in Italia, la figura della rockstar, quello che si classifica all’ultimo posto a Sanremo, ma che riempie i palasport e gli stadi, stracciando qualsiasi tipo di record, e conquista le radio.
Già, le radio: è proprio da qui che si creano i presupposti per la carriera di Rossi, il quale fonda nel 1975 la prima radio libera – Punto Radio. Si tratta di un’esperienza estremamente formativa per l’artista, dove ha la fortuna di incontrare alcune persone che risulteranno poi fondamentali nella sua futura carriera, quali Gaetano Curreri, Maurizio Solieri e Massimo Riva. Inoltre, proprio nelle serate-evento organizzate dalla radio nei locali emiliani, Vasco imbraccia per la prima volta la chitarra e canta al pubblico alcune sue canzoni.
Fatta questa premessa, dunque, non potevo che scegliere le migliori dieci canzoni del Blasco secondo il seguente criterio: ho deciso di selezionare un brano per ognuno dei suoi dieci album in studio pubblicati a cavallo tra il 1979 ed il 1996, da “Non siamo mica gli americani!” a “Nessun pericolo…per te”, perché sono dell’idea che ognuno di questi concept meriti di essere celebrato. I dieci brani non sono ordinati in base al mio grado di preferenza, bensì seguono un ordine prettamente cronologico.
Questa speciale top ten non poteva che aprirsi con il primo vero successo di Vasco, ossia “Albachiara”: “Respiri piano per non far rumore, ti addormenti di sera e ti risvegli col sole…”, ognuno di noi ha canticchiato almeno una volta queste celebri strofe, ad una festa, al karaoke o magari anche sotto la doccia. Contenuto nel suo secondo album “Non siamo mica gli americani!”, il brano viene rivalutato solo qualche anno dopo dal grande pubblico, divenendo un vero e proprio must ed eseguito come pezzo conclusivo di ogni suo show.
L’anno successivo viene pubblicato il concept “Colpa d’Alfredo”, la cui title track è oggetto di censura da parte di alcune radio perché contenente la famosa frase “È andata a casa con il negro la troia”. La traccia di questo disco che ho scelto è “Anima fragile”, brano di stampo cantautorale, ancora distante dalle sonorità rock. Il pezzo parte in sordina per poi aprirsi nel finale con il Blasco che urla in maniera quasi liberatoria: “Perché col tempo cambia tutto lo sai e cambiamo anche noi!”.
I primi anni ottanta costituiscono un periodo altamente prolifico per la scrittura di Rossi, ecco infatti che a distanza di un solo anno l’artista sforna un altro album – “Siamo solo noi” – considerato uno dei suoi migliori lavori e grazie al quale inizia ad acquistare una certa notorietà, segnando una svolta rock. Il brano che più colpisce nel segno è proprio quello che dà il titolo al disco, un vero e proprio inno generazionale: “Siamo solo noi, che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa…”.
Ma è nel 1982 che il rocker si fa conoscere (a modo suo) al grande pubblico, anche grazie alla sua partecipazione al Festival di Sanremo con l’ironica “Vado al massimo”, in cui cita più volte “quel tale che scrive sul giornale” riferendosi ad un giornalista che lo aveva etichettato come alcolizzato e drogato. Al termine dell’esibizione all’Ariston, Vasco si mise il microfono in tasca ma gli si sfilò e cadde a terra. Dell’omonimo disco ho selezionato “Ogni volta”, brano altamente intimo, colonna sonora di film e fiction.
L’anno seguente il Blasco si ripresenta a Sanremo con “Vita spericolata”, un vero e proprio capolavoro della musica italiana, contenuto in “Bollicine”, album della sua definitiva consacrazione. Anche in questo frangente, Rossi non si fece scappare il modo per farsi riconoscere, abbandonando anzitempo il palco, evidenziando il fatto che stesse cantando in playback. “Voglio una vita che non è mai tardi, di quelle che non dormi mai, voglio una vita, la voglio piena di guai!”, genio e sregolatezza.
Dopo aver trascorso circa venti giorni in carcere con l’accusa di detenzione di cocaina, periodo durante il quale soltanto Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi gli danno pieno sostegno, nel 1985 Vasco ritorna in grande stile con “Cosa succede in città”, considerato il disco della rinascita, anche se non apprezzatissimo dalla critica a causa delle precedenti vicende controverse. Nella traccia d’apertura – “Cosa c’è” – vi è un chiaro riferimento alla sua esperienza in carcere: “Certo sei un bel fenomeno anche tu a farti prendere così…”.
Il successo di vendite e spettatori cresce a dismisura ed al Blasco non bastano più i soli palasport, necessita di spazi molto più capienti e così ha inizio l’era degli stadi. Intanto il rocker pubblica il suo ottavo album – “C’è chi dice no” – in cui sono contenuti brani storici poi divenuti pilastri della sua discografia, come “Vivere una favola” e “Ridere di te”, oltre alla stessa traccia che dà il titolo al disco, pubblicata anche in lingua inglese. “Tanta gente è convinta che ci sia nell’aldilà, qualche cosa chissà?”.
Nel 1989 Vasco sforna un altro capolavoro – “Liberi liberi”, unico concept del rocker senza il supporto del suo storico produttore Guido Elmi e senza la Steve Rogers Band al completo. La canzone più significativo di questo disco è senz’alcun dubbio la title track: “Quella voglia, la voglia di vivere, quella voglia che c’era allora, chissà dov’è, chissà dov’è…”. Segue un leggendario concerto a San Siro, il Blasco diventa così il terzo artista italiano (dopo Edoardo Bennato e Claudio Baglioni) a riempire lo stadio di Milano.
A distanza di quattro anni dal suo ultimo lavoro, l’artista torna con quello che è il suo album più venduto di sempre, certificato ben dieci volte disco di platino dalla FIMI: si tratta de “Gli spari sopra”, concept caratterizzato da un sound quasi hard rock che può vantare anche la presenza di Pino Daniele alla chitarra in “Hai ragione tu”. La canzone che ho selezionato, però, è “Vivere”, nata quasi per caso da un improvvisato e ripetuto accordo di Massimo Riva. “Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento!”.
Siamo giunti al termine di questo viaggio nel ricchissimo repertorio del Blasco, ultimo brano, ma di certo non per importanza, è “Sally”, quinta traccia di “Nessun pericolo…per te”. Il testo del brano racconta la storia di una donna, usata dal rocker come pretesto per descrivere un suo malessere interiore, che ripensa alla sua vita, alle sue scelte sbagliate, agli errori che ha commesso, al dolore che ha subito per colpa di altri. Nella parte finale, però, la ragazza riesce a trovare dentro di sé la forza per andare avanti e vivere pienamente ogni istante della propria esistenza: “Forse la vita non è stata tutta persa, forse qualcosa s’è salvato, forse davvero non è stato poi tutto sbagliato”.
(Articolo originariamente apparso a firma del sottoscritto su Inside Music Italia)
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