Che il mondo del cinema “Blockbusteriano” e la sua base Hollywoodiana stessero ormai diventando un circolo di buffoni di corte con le capacità di raziocinio di una piantina da comodino era ormai evidente già da anni. Ad andarci di mezzo, però, questa volta è il buon Johnny Depp che, come si suol dire in Italia, si è letteralmente ritrovato “cornuto e mazziato” per l’ennesima volta.
Come molti di voi sapranno, purtroppo, il carismatico attore di Owensboro qualche giorno fa ha iniziato la giornata con la colazione sullo stomaco dopo essere stato rimosso dalla parte di Grindelwald per il terzo episodio della trilogia Potteriana “Animali Fantastici” (Link). Licenziamento pervenuto, ovviamente, a causa (anche se in modo indiretto, ma ne parleremo più avanti) della querelle in corso con una certa Amber Heard che, di fronte allo sguardo dell’opinione pubblica, si è oramai trasformata in crudele e abusiva controversa attrice.
Ultimo, ma non per importanza, alla stessa “Ambretta” è stato confermato il suo ruolo nella prossima pellicola dedicata all’acquatico dio degli esseri pinnati e non, Aquaman, così da confermare la coppia di bellocci protagonisti del primo girato probabilmente unico e solo motivo per andare al Cinema a vedere un film di cotanta mediocrità.
Senza dilungarci sulla qualità delle pellicole in questione, l’opinione pubblica non poteva ovviamente non saltare sulla sedia alla notizia di un’ingiustizia tanto enorme pervenuta, tra l’altro, proprio nell’era in cui a quei volponi della produzione cinematografica piace tanto bagnarsi le labbra con i concetti di “inclusione e pari opportunità” al solo scopo di monetizzare su cause ideologiche creando scalpore più che promuoverle in modo costruttivo (se state pensando alla futura Anna Bolena di Jodie Turner Smith o ai nuovi parametri dell’Academy per l’assegnazione degli Oscar, beh, state pensando bene).
Insomma, è ormai chiaro che al mondo del cinema grosso, quello dei blockbasteroni, non solo in realtà non frega una beata sega dei vostri, anzi, dei nostri diritti e lotte ideologiche
Ama invece sputacchiarci sopra innescandole e disinnescandole quando più comodo in modo totalmente inappropriato al solo scopo di pompare il loro avido marketing e gonfiare i già tronfi stomaci di chi, con sguardo ferino e fauci suine spalancate, già sguazza nell’oro della “merda” che per anni ha dato in pasto a milioni di spettatori.
Torniamo però al caso Johnny Depp e, senza elencare i dettagli antesignani della causa ora in atto (vi basta un breve zapping su google o cliccare su questo link per farvi un’idea più che concreta riguardo l’innocenza di quest’ultimo e la ferinità della biondina di Austin) vediamo nello specifico cosa ha fatto scattare il licenziamento del “capitano Jack” dal ruolo di Grindelwald.
Da quel che giunge a noi popolo, a quanto pare, la Warner Bros avrebbe operato in sfavore di Johnny Depp, attenzione attenzione, non tanto per la causa in corso con la Heard ma bensì per quella persa contro il The Sun che, all’epoca, lo aveva tacciato tra le sue pagine di essere un “picchiatore di donne” (per all’epoca intendiamo a quando ancora noi “boccaloni” vedevamo la Heard come sfortunata ennesima protagonista di un caso di violenza sulle donne salvo poi scoprire che, nella realtà dei fatti, le parti erano invertite). L’attore statunitense, venite alla luce prove sulla veridicità della sua difesa, decise quindi di muovere causa contro il noto giornale anglosassone per quello che può essere a tutti gli effetti riconosciuta come diffamazione a mezzo stampa.
Per motivazioni a noi sconosciute e incomprensibili, purtroppo, la querelle con Johnny Depp-The Sun si è conclusa a sfavore di questi ultimi (i cattivi purtroppo nel mondo reale non perdono mai) e proprio questa sconfitta è costata al nostro sfortunato attore il licenziamento da parte di una Warner Bros che ha voluto unire al danno anche la beffa. In sostanza per questi “magnati del cinema” Johnny Depp sarebbe quindi ancora accusabile di essere “un picchiatore di donne”. Questo è quanto, senza soffermarsi sulla logica totalmente manchevole di questo giudizio o sulle motivazioni che avrebbero dovuto portare una persona sana di mente a non riconoscere Depp come parte lesa in un caso di diffamazione.
Sinceramente non so quanto vi sia la necessità di commentare una simile situazione. La quantità di errori e criticità compiute dal mondo della produzione cinematografica, in questo e in altri casi, è sotto gli occhi di tutte le persone sane di mente e con un minimo di spirito d’osservazione.
L’inquietante e tragicomica goffaggine della Warner Bros, questa volta, ha probabilmente varcato i limiti della credulità
Cacciare un attore per mostrarsi empatici e interessati nei confronti del tema della violenza sulle donne salvo poi ignorare quanto quello stesso attore fosse in realtà la vittima di quella violenza è umiliante per chiunque tenga a cuore i concetti di equità, giustizia, parità di trattamento e rispetto nei confronti del prossimo.
Ancora più comica è l’evidenza di quanto la Warner Bros, tentando di mostrarsi empatica alle cause femministe, abbia dimostrato quanto invece sia totalmente ignara dei contenuti non solo del buon femminismo ma anche di rispetto per il prossimo, non violenza e diesa dei diritti umani.
La Warner Bros, ritenendoci un mondo di imbecilli più di quanto già realmente siamo, ha pensato di poterci vendere la storia dell’”Hey, abbiamo licenziato un picchiatore di donne, siamo bravi” al solo mero scopo di ingraziarsi il pubblico e, quindi, portare avanti l’ennesima operazione di marketing a mero scopo economico. Ignorando, ovviamente, che lottare per la parità dei sessi, per l’equità, non sia solo punire la violenza degli uomini sulle donne ma anche capire che la violenza delle donne sugli uomini va presa altrettanto seriamente e non ritenuta come “uno scherzo da poco”.
Questa è la classica storia di un tizio x, chiamiamolo Caio, che va a denunciare alle autorità le violenze della moglie Sempronia. Le autorità, tronfie di ignoranza e arroganza, scoppiano allora a ridere in faccia a Caio e lo mandano a casa lanciandogli dietro un pacchetto di cerotti.
Questo perché, ovviamente, chi tanto vuole indorarsi vestendosi di “attenzione” ai diritti umani non è nient’altro che uno sporco parassita che su quei diritti, su quelle ideologie, vuole solo trarre profitto delegittimandole, banalizzandole, mettendole in ridicolo
Il licenziamento di Johnny Depp e il mantenimento, invece, di Amber Heard non solo sono un torto, un insulto, un’ingiustizia nei confronti dello sfortunato protagonista della vicenda. Bensì sono un’ingiuria enorme nei confronti dell’intero pubblico cinematografico di qualunque sesso, etnia, età ed estrazione sociale. E’ la dimostrazione che le operazioni di “empatizzazione” dei temi caldi del momento portati avanti da questi loschi figuri da dietro le loro scrivanie non altro che un gioco al rialzo, un asso piglia tutto nelle nostre tasche, una pacca sulla spalla, un abbraccio mostrando comprensione mentre, in realtà, volevano solo fotterci il portafogli dai pantaloni.
Non è un discorso diverso da quello che ha reso criticabile la scelta da parte di Channel V di Jodie Turner Smith per l’interpretazione di Anna Bolena. Solo che, in questo caso, non abbiamo il licenziamento ma ben sì l’assunzione di un’attrice solo in base al colore della sua pelle. Una Jodie Turner Smith non scelta per la sua compatibilità con l’interpretazione di un personaggio realmente esistito (credere che una donna nera nell’Inghilterra del 400 potesse diventare regia moglie è, purtroppo, follia) ma solo allo scopo di “fare scalpore” per il colore della sua pelle, rimarcando quindi il concetto di “hey, lei l’abbiamo scelta in quanto diversa da noi” (il solo pensiero mi fa rigettare la colazione) quando nell’arte come nella vita di tutti i giorni non dovrebbero esistere “differenze di colore della pelle” ma solo e unicamente di competenze e professionalità. Un insulto, quindi, al mondo della recitazione e alla causa anti-razziale. Non è questa però la sede per parlarne.
Il mondo della produzione cinematografica, probabilmente, ci crede dei cerebrolesi incapaci di distinguere una maschera mediocre dalla vera nobiltà d’intenti
Ed è per questo e molti altri motivi che, assieme, dovremmo smettere di andare al cinema a vedere i blockbuster
E’ per questo che dovremmo mettere da parte una volta per tutte la grande Hollywood, è per questo che non dovremmo vedere ne Aquaman, Animali Fantastici o la miniserie su Enrico VIII. E’ per questo che dovremmo smettere di dare la nostra attenzione e i nostri soldi ai fautori di prodotti artistici che, dietro sé, non hanno alcuna arte ma solo speculazione. La speculazione di ideologie, di lotte, di diritti.
E’ per questo che dovremmo far capire a quei maiali pieni di pecunia che non possono continuare a lerciarsi il bavaglio sguazzando e banalizzando ciò che per noi è fondamentale, ciò che per noi è caro, ciò per cui molti di noi ogni giorno lottano. Questi ingordi personaggi vogliono sfruttare le nostre cause e le nostre ideologie. Impediamoglielo, mettiamo fine allo sfruttamento commerciale e commerciabile dell’idea, smettiamola di farci prendere in giro da chi, con una pacca sulla spalla ricolma di falsità, vuole levarci i soldi dalla tasca.
Solo così potremo insegnare al mondo e ai nostri successori quanto non esistano differenze razziali, quanto la pelle non debba essere il solo e unico tratto distintivo riguardo la qualità di qualcuno, quanto sia grave che un uomo subisca violenze da una donna e non solo l’opposto. Il mondo lo si cambia impedendo ai maligni di sfruttare ciò che per noi ha valore.
E non vi è stato scandalo più chiarificatore di quello che ha visto protagonisti la Warner Bros e Johnny Depp. Insomma, ora le idee sono chiare?
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