Padre Figlio e Spirito è il nuovo album del trio Fsk, uscito oggi su Spotify e pubblicato per Island Records.
“Chi ha i denti non ha il pane e Chi ha il pane non ha i denti ”
Un detto semplice, ma che rappresenta esattamente la situazione del gruppo Fsk Satellite in questo periodo.
Esplosi dal Sud Italia come una bomba sulla scena rap italiana, hanno colpito fin da subito per il loro “stile” non convenzionale ed un’attitudine tendente al mondo delle droghe e della criminalità.
Attitudine che se per i primi due o tre pezzi poteva risultare come un ulteriore modo di esprimere il disagio e le esperienze di vita vissuta, arrivati al secondo album ufficiale inizia a stancare.
L’album, contenente 15 tracce, risulta essere l’ennesimo fallimento musicale di un fenomeno mediatico, pompato a dismisura dai social e dalle etichette discografiche, che stanno approfittando del momento storico attuale.
Tralasciando le produzioni di Greg Willen e qualche strofa di Taxi B, i quali finiscono per essere l’ancora di salvataggio del trio, del resto, non si salva nulla.
Chiello e Sapo Bully non si capisce quale utilità abbiano all’interno del gruppo, dato che si limitano a ripetere gli stessi concetti ad libitum sin dai primi pezzi e anche il modo in cui vengono espressi i pochi “concetti” non raggiunge certo la sufficienza.
Padre Figlio e Spirito vuole essere un album aggressivo, trap, crudo ma che finisce per essere la caricatura di se stesso.
Con questo lavoro, gli Fsk hanno confermato di non sapere realmente cosa voglia dire fare musica, e se si dice sempre di “non giudicare un libro dalla copertina” ora che siamo giunti al secondo capitolo di questa saga, possiamo dire che è pessima da leggere.
La cosa sconcertante, oltretutto è che all’interno di Padre Figlio e Spirito troviamo featuring del calibro di Sfera Ebbasta, il quale continua a galleggiare con collaborazioni che denotano scarso impegno, e Chief keef, noto trapper americano e che tutto questo sia sostenuto dagli investimenti di una casa discografica come Universal.
Siamo arrivati veramente al punto dove non conta più cosa tu sappia fare realmente, ma solo come appari e la cosa triste è che le figure che vengono esaltate, sono sempre quelle con gli atteggiamenti più sbagliati.
Sembra esagerato arrivare a fare certi discorsi partendo semplicemente dall’album di tre artisti che non si possono definire tali, ma c’è la necessità di un cambiamento anche in ambito musicale, perchè bombardando gli ascoltatori con ignoranza otterrai sempre ignoranza e i risultati li stiamo vedendo.
Tornando al discorso album, c’è poco altro da dire in realtà, si basa tutto sullo scimmiottare il gangster americano e sull’essere convinti di assumere un sacco di lean (una canzone titola Lean nel Lean) e altre sostanze. Il tutto viene buttato sulle produzioni di Greg Willen, il quale poteva anche dormire questa volta, ripetendo sempre le stesse due o tre parole in alcuni casi.
Concludo quindi dicendo che Padre Figlio e Spirito Santo, non ha niente di sorprendente o di innovativo, è il solito album fatto su ordinazione, e fatto pure molto male e che se gli FSK dovevano rivelarsi la nuova DPG sono finiti per essere semplicemente un grosso buco nell’acqua.
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