Oggi 27 giugno, cade l’anniversario della strage di Ustica, un incidente aereo che avvenne nel 1980 e in cui morirono tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio per un totale di 81 vittime. È considerato il terzo disastro aereo con il maggior numero di vittime dopo quello di Montagna Longa nel 1972 e di Linate nel 2001.
Nel 30° anniversario dall’uscita del film che ripercorre le indagini sulla strage di Ustica, noi di Shockwave Magazine vogliamo ripercorrere con voi i tragici eventi che accaddero quel giorno e ricordare, purtroppo, come la verità e la giustizia siano due virtù sempre più date per scontate e considerate banali. Da qui il titolo “Il muro di gomma”.
Diretto da Marco Risi, prodotto dai fratelli Cecchi Gori e con il soggetto curato, tra gli altri, da Andrea Purgatori, il film è un vero e proprio diario di viaggio. Ma un viaggio diverso dagli altri, alla ricerca della verità da parte di un giornalista ostinato, Rocco Ferrante (Corso Salani).
Per dieci anni infatti Rocco si dedicò ad indagare sull’incidente di Ustica, raccogliendo testimonianze, girando in lungo e in largo tra Italia e Inghilterra.
La sua ostinazione, la sua dedizione, quasi devozione oserei dire, nel cercare la verità anche quando tutto il mondo gli remava contro pur di ottenere giustizia per le vittime coinvolte, mi ricorda un po’ Ben Bradlee, personaggio interpretato da Tom Hanks in The Post (2017). Anche lui infatti volle pubblicare a tutti i costi i cosiddetti Pentagon Papers, documenti segreti del governo statunitense che raccoglievano i fatti realmente accaduti durante la Guerra del Vietnam.
Mentre è a Roma, Rocco viene avvertito dell’incidente e si reca in redazione per occuparsi del caso. Verrà incaricato di andare a Palermo, dove incontrerà alcuni familiari delle vittime a dir poco disperati. L’Aeronautica se ne lava le mani e tenta di calmare la situazione sostenendo che la causa del disastro sia un cedimento strutturale, ma viene immediatamente smentita dall’azienda produttrice del velivolo.
È chiaro quindi che qualcosa è andato storto, ma ancora non è chiaro come e perché.
Rocco allora elabora un’ipotesi: considerando che l’aereo è esploso in aria e poi caduto in mare qualcosa deve aver procurato l’esplosione. Non potrebbe essere stata una bomba perché l’aereo è partito con due ore di ritardo ma non è da scartare l’uso di un missile.
Il suo interesse però è motivo di fastidio ai piani alti, molti infatti tentano di convincerlo ad abbandonare e nel frattempo comincia a ricevere telefonate anonime.
Ciononostante Rocco non cede e l’anno dopo riceve il disegno del tracciato radar dell’aereo, così si reca alla sede della BBC a Londra per avere materiale aggiuntivo, tra cui uno studio portato a termine da un esperto americano che aveva seguito lo stesso esempio di Rocco.
Cinque anni dopo l’incidente, Rocco scopre che a metà luglio del 1980 un altro aereo era caduto sulla Sila, mentre nel canale di Sicilia era in atto una simulazione aeronavale che vedeva più nazioni coinvolte. Sarebbe stato quindi impossibile non vedere l’incidente. Si reca in Calabria dove incontra il medico che si occupò delle autopsie che gli rivela come fosse stato costretto a falsificare la data di morte del pilota: quest’ultima infatti era individuabile nello stesso periodo dell’incidente di Ustica.
Otto anni dopo, dalla perizia sulla carcassa dell’aereo emerge con alta probabilità che il velivolo sia stato abbattuto da un missile.
Negli anni successivi ha luogo il processo in cui un maresciallo rivela come avesse seguito la traccia del radar dell’aereo, e come quest’ultima cominciò ad essere debole e a scadere di qualità. Afferma quindi di averlo visto cadere chiaramente e di avere cercato di contattare i due aeroporti e l’aereo stesso, senza successo. Verranno poi interrogati anche i vertici militari accusati di depistaggio e di inquinamento delle indagini sulla strage di Ustica.
Oggi, più di 40 anni dopo, non è ancora chiaro cosa sia davvero successo. Certo esistono tesi più probabili di altre, ma si tratta solo di ipotesi, senza prove certe, e con le parti coinvolte che cercano di nascondere le tracce di un loro possibile coinvolgimento.
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