Cristina da Pizzano: una femminista del Medioevo

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Cosa lega una donna del Medioevo al termine femminista?

Molto spesso la prima immagine che viene in mente riguardo le donne medievali è la figura di angelo del focolare, inevitabilmente in una posizione di sottomissione rispetto all’uomo e quindi vittima di un sistema patriarcale ben radicato. La prima scrittrice donna e la prima ad interessarsi sulla figura femminile è Cristina da Pizzano, meglio conosciuta come Christine de Pizan (Venezia, 1365 – Monastero di Poissy, 1430 circa).  Il suo nome è legato maggiormente alla tradizione francese in quanto passò buona parte della sua vita Francia. Figlia di un medico e astrologo, passa la sua infanzia e adolescenza nei salotti parigini dove studia e si forma, capendo fin da piccola l’immenso valore della cultura, pensiero non soltanto tramandatogli dal padre che era un importante intellettuale del tempo ma anche dal tipo di ambienti che frequenta. Cristina cresce e mette da parte i suoi interessi per dedicarsi ai lavori domestici ma quando viene a mancare il marito, come accade spesso ancora oggi, si ritrova a dover far fronte a tutte le pratiche burocratiche legate a crediti e debiti lasciati dal suo consorte.

Nei suoi scritti troviamo la descrizione di un sogno particolarmente significativo anche se non ci è dato sapere se sia una mera invenzione letteraria o un episodio reale: ella si trova su una imbarcazione nel mezzo di un mare in tempesta fin quando scaraventata dalle violente onde non arriva alla deriva e perde i sensi. Si risveglierà poco dopo sentendosi palpare, e osservando bene nota che ha le fattezze che sono quelle di un uomo. Poco dopo, rimuginando sull’identità di quella figura che le stava palpando, comprende che fosse la dea Fortuna.

Christine de Pizan cristina da pizzano
Christine de Pizan – Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Français 1177, fol. 3v. Fonte

Questo episodio assume una particolare importanza nell’ottica in cui i ruoli principali venivano ricoperti da una maggioranza maschile; la donna, come viene spiegato ne La città delle Dame, opera di Cristina da Pizzano, d’ora in poi prenderà le redini della famiglia e, di conseguenza, della vita sociopolitica del marito, trovandosi, dunque, a far fronte ad una serie di trafile burocratiche infinite. Ma Cristina non molla e svegliatasi nel corpo di un uomo cerca di sistemare l’imbarcazione. La donna non rinuncerà mai alla sua femminilità tuttavia, si farà rispettare malgrado le diverse difficoltà che l’attenderanno sul cammino. In uno scritto infatti paragona l’atto della creazione letteraria alla gestazione e al parto.

Cristina da Pizzano, originaria emiliana, realizza, immediatamente, l’ingiustizia della condizione in cui si trova e lotterà affinché possa conquistarsi un ruolo nella società facendo fronte al mare di squali che la attendono.

Ogni uomo con cui ha a che fare non la prende così sul serio e così, Cristina, inizia la sua riflessione riguardo il ruolo della donna e su cosa significa essere una brava compagna di nozze. In alcuni scritti lasciati al figlio asserisce che, una brava moglie, se intelligente e sincera, deve essere considerata al pari dal marito ed essere a conoscenza delle pratiche economiche riguardanti la famiglia. Nelle considerazioni sul ruolo della donna nel suo tempo racconta di come bisogna trattare le donne, senza ingannarle sedurle o parlarne male.

Se sposi una donna saggia, dalle fiducia nelle questioni di casa. Fai in modo che ti rispetti, ma non picchiarla.”

Cristina affronta il tema, ma si interessa e scrive trattati guerra, economia e politica; ma non si limita solamente a scrivere, bensì si occupa della redazione di manoscritti miniati, libri molto preziosi per l’epoca, in cui stabilisce tutte le figure raffigurate nei testi cui inserisce anche delle miniatrici donne. Notevole è il fatto che lei in queste immagini è sempre ben riconoscibile, dato che sottolinea in modo singolare, il suo volersi affermare in quanto donna e scrittrice. Studia molto la mitologia e la religione e realizza che sono molte le donne virtuose e importanti nella storia dell’umanità che hanno portato, dall’antica bestialità, alla vita umana ragionevole, civile, dell’epoca, capendo che il problema, in realtà, è sempre stato la diseguaglianza di genere, o meglio il fatto che non si permetta alle donne di formarsi come un uomo.

cristina da pizzano Christine de Pizan

I secoli tuttavia scorrono inesorabili e tra una rivoluzione e l’altra si arriva alla società contemporanea che per molti aspetti non differisce così tanto da quella visione patriarcale che è dura a morire. Non a caso ne L’internazionale di pochi giorni fa, vi si poteva trovare un articolo riguardante alcuni testi scolastici di matematica e calcolo, in Cina, differiti per genere; i più difficili per i maschietti e i più facili, e legati a degli stereotipi come quello di fare la spesa, per le femminucce. È evidente che il problema è strutturale, e proprio Cristina nel lontano XIII secolo asseriva che se solo alle bambine fosse data la possibilità di studiare e fossero trattate in egual misura, sarebbero alla stessa altezza degli uomini, persino migliori. Il vero problema, oggi come allora, non sono tuttavia solo gli uomini, che per certo non sopporterebbero vedere delle donne più in gamba di loro, ma le stesse che ormai hanno inglobato questo tipo di visione stereotipata. Il tema dell’educazione femminile veniva, dunque, già avvertito da Cristina da Pizzano come fondamentale.

Gli ultimi libri che scrive sono albi militanti che criticano la società patriarcale in una maniera tremendamente attuale, indirizzandoli ad un pubblico eterogeneo, dalla Principessa, alla lavandaia fino ad arrivare alla prostituta affinché possa mutare il pensiero dominante

«Sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d’accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio»

Il termine femminista oggi viene usato spesso erroneamente dalla massa per descrivere un’avversità del genere femminile verso quello maschile ma c’è molto di più. Purtroppo, però, i diritti che noi donne siamo riuscite ad ottenere sono solamente il risultato di donne come Cristina o Giovanna d’Arco e non bisogna mai smettere di continuare a lottare e riflettere per migliorare sempre più fino ad arrivare ad una parità reale, perché purtroppo nella società ancora di stampo patriarcale nel quale siamo tutte e tutti interiti si pensa solamente a ciò che possiamo fare, ma si smette di pensarci e rifletterci su.

Donne e uomini di tutto il mondo,quindi, unitevi e supportatevi a vicenda: non pensate che la donna con una gonna troppo corta se lo sia meritato quello stupro! Non bisogna mai smettere di combattere per la parità dei diritti e di doveri perché altrimenti si sa, la storia è un ciclo che si ripete, e sarà inevitabile sprofondare di nuovo nell’abisso se, finalmente, non si tenta di interromperne il corso.

Martina Trocano
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