Parliamo d’amore, leggiamo dell’amore, ascoltiamo canzoni d’amore. Ma quanto ne sappiamo dell’amore? Con Erich Fromm capiremo se è davvero ciò che “move il sole e l’altre stelle”, come scriveva Dante Alighieri nell’ultimo verso del Paradiso oppure è una mera illusione.
L’amore e il peccato
A partire dall’anno Mille si sviluppò una letteratura in lingua d’oil, basata su poemi epici cavallereschi tra cui la Chansons de Geste e la famosa Chanson de Roland o meglio conosciuto in italiano come Orlando Furioso dello scrittore Ludovico Ariosto. Ed è proprio in tali opere che nasce e si sviluppa il concetto di amor cortese. In esso, infatti, si aveva una visione particolare della donna quasi intoccabile, pura e angelica.
Con l’avvento dei poeti stilnovisti, il concetto d’amore muta rispetto al precedente le cui finalità erano incentrate sull’esaltazione delle gesta eroiche dei cavalieri.
“Al cor gentile rempaira sempre amore”
Guido Guinizelli – seconda metà del XII secolo
Qui vediamo come la donna con la sua bontà traduce in atto l’amore che potenzialmente risiede nel cuore gentile. Assumendo una funzione analoga a quella di Dio, la donna diviene una creatura angelica, anello di congiunzione tra Dio e l’uomo. Sembra quasi che l’astrazione dell’amore sia nel concreto a immagine e somiglianza della donna, che incarna perfettamente il suo ruolo angelico, ultraterreno. Il ruolo dell’amore nell’animo umano è la redenzione nei confronti del Creatore. Il riscatto totale da ogni condanna morale, la risoluzione di un problema etico che tanto tanagliava il pensiero medievale.
Sintetizzando questi due esempi, si nota quanto l’amore carnale fosse represso dalla religione cattolica, alquanto imperante all’epoca. Dunque, risultava efficace il tentativo di vedere la propria amata in sembianze eteree piuttosto che cadere nel peccato mortale.
Erich Fromm e il bisogno di essere amati
Come i bambini bisognosi di un’attenzione unica ed egocentrica, cerchiamo amore, affetto e comprensione. Dimenticando, invece, che imparare ad amare richiede prima di tutto sapersi spogliare di tutti i bisogni.
Erich Fromm, psicologo sociale, negli anni ’50 dedicò la maggior parte dei suo studi alla comprensione dell’amore. Nel suo libro L’arte di amare spiega dettagliatamente alcuni dei suoi più importanti principi.
Tra le pagine, l’amore è trattato come l’arte, e per questo motivo richiede la stessa disciplina, concentrazione, pazienza, supremo interesse e umiltà. Senza lo sviluppo e la cura della propria personalità non può esserci amore.
“L’amore non è un luogo di riposo, è uno scenario che si coniuga al presente e in voce attiva: amarci l’un l’altro, rispettarci, valorizzarci, creare qualcosa insieme, fare dei progetti comuni. L’amore dei bravi artisti implica la maestria di chi sa partecipare, dare e ricevere, costruire ed essere parte attiva di un progetto dove è sempre presente una mentalità proiettata alla crescita.”
Erich Fromm
Fromm ci ricorda che una relazione affettiva sana e felice deve essere prima di tutto un luogo produttivo, dove ciascuno ha superato i propri vuoti e le proprie dipendenze. E’ l’estinguere dentro di noi l’onnipotenza narcisistica, il desiderio di accumulare e di sfruttare gli altri, per raggiungere chi amiamo senza fardelli e paure e poterci offrire così nella nostra pienezza.
“L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato. L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo. L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.”
Erich Fromm
L’amore nel dare e ricevere
Fromm parla di “amore commerciale” riferendosi a coloro che sono disposti a dare, ma solo in cambio di ciò che si riceve; dare senza ricevere, per queste persone, significa essere ingannati.
“La gente arida, sente il dare come un impoverimento. Sentono che solo per il fatto che è penoso dare, si dovrebbe dare; la virtù, per loro, sta nell’accettare il sacrificio. Per loro, la regola che è meglio dare anziché ricevere significa che è meglio soffrire la privazione piuttosto che provare la gioia.”
Erich Fromm
La reciprocità nelle relazioni è senz’altro importante e Fromm lo evidenzia chiaramente. Ciò che vuole differenziare è il dare a condizione di ricevere con il dare incondizionatamente. Il primo, è parte di insicurezze ed egoismi, nel secondo caso, invece, la reciprocità diventa un atto naturale, frutto di un amore maturo.
La sfera più importante del dare, tuttavia, non è quella delle cose materiali, ma sta nel regno umano. Che cosa dà una persona ad un’altra?
Dà se stessa, ciò che possiede di più prezioso, dà una parte della sua vita. Ciò non significa necessariamente che essa sacrifichi la sua vita per l’altra, ma che le dà ciò che di più vivo ha in sé; le dà la propria gioia, il proprio interesse, il proprio umorismo, la propria tristezza, tutte le espressioni e manifestazioni di ciò che ha di più vitale”.
Erich Fromm
In altre parole, l’amore è la condizione che ci mette in relazione con l’altro, è ciò che lega l’umanità al tutto. Amare il sé significa amare altri sé, significa andare oltre ciò che si vede, oltre l’apparenza e il proprio bisogno egoistico. L’amore non è cercare un’altra mela ma bensì la consapevolezza della propria pienezza che si estende verso l’altro al fine di condividere tutta la nostra essenza.
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