Il Fenomeno dell’Hype nel Marvel Cinematic Universe

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Cosa succede quando un fatto generazionale del calibro dell’Hype influisce attivamente sulla resa finale di prodotti di massa, come i film dell’Universo Cinematico Marvel?

L’Hype (dall’inglese “gonfiamento, montatura”) è un fenomeno che, nato come sentimento individuale, si è trasformato in una vera e propria strategia di marketing, atta a creare una forte aspettativa del pubblico, intorno ad un determinato evento o prodotto. Questo fenomeno dell’Hype è particolarmente ricorrente in casa Marvel Studios, che da anni raccoglie milioni su milioni di fan in tutto il mondo.

Sin dalle prime Fasi (che non sono altro che i filoni narrativi del Marvel Cinematic Universe), l’intero team Marvel, presidiato da Kevin Feige, ha sempre dato adito a questo climax ascendente denominato Hype, in primis inventando quella che, in poco tempo, è divenuta una delle più rinomate tradizioni dei film MCU, vale a dire le “post-credits”: queste brevi scene, di consueto dopo i titoli di coda (e premonitrici di future sorprese), si sono rivelate degli ottimi strumenti di marketing per attirare quanta più audience possibile in vista del successivo film e suscitando, di conseguenza, un “sentimento” di attesa a livello mondiale; un chiaro esempio di un tale sentimento che spesso pervade l’animo degli appassionati è da ricercarsi nel lasso di tempo (di circa un anno) che intercorse tra l’uscita nelle sale di Avengers: Infinity War ed Avengers: Endgame: pertanto, proprio quest’ultima pellicola, che chiuse un percorso narrativo iniziato con Iron Man (2008) e durato quasi un decennio, fu abbondantemente attorniata da forti aspettative che lo identificavano come un epico cross-over conclusivo, perfettamente in grado di superare il record di incassi mondiali: stando alla realtà delle cose, Avengers: Endgame ha pienamente ripagato l’Hype che aveva scatenato, spodestando, tra l’altro, l’ “Avatar” di James Cameron, fino a quel momento detentore del primato di incassi.

L’abitudine ad una tale strategia promozionale, finalizzata ad incrementare l’attenzione del pubblico, però, può cagionare un altro tipo di fenomeno in cui ciò che prima non era altro che un’ansiosa attesa di possibili nuovi scenari, si tramuta in una serie di aspettative e speculazioni in grado di plasmare un’intera opera cinematografica, ancor prima che possa uscire nelle sale. Questo è proprio quello che sta accadendo ultimamente. Ma facciamo chiarezza.

Nella prima metà del 2016 venne introdotto nel Marvel Cinematic Universe il personaggio di Stephen Strange, il Neuro-Chirurgo diventato Stregone Supremo, la cui controparte “fumettistica” è, da sempre, associata a tematiche che si allontanano dal focus prettamente “terrestre”, per favorire un lato più mistico e sovrannaturale, che ruota attorno a un elemento centrale della storia dei Comics, vale a dire il Multiverso.

Il Fenomeno dell'Hype nel Marvel Cinematic Universe

Il Multiverso è uno degli argomenti cardine, e più discussi, dell’intera storia editoriale Marvel; quando si parla di Multiverso si fa riferimento a svariate linee temporali, varianti e universi alternativi: un connubio di concetti che ha dato ampio spazio creativo ai vari autori, e che ha permesso la nascita di uno dei cross-over più amati dai lettori, ovvero Secret Wars, l’epica conclusione della guerra “multiversale”, che vede lo scontro dell’universo principale (Universo-616) contro l’universo “Ultimate”.

Durante il “San Diego Comic-Con”, tenutosi nel 2019 (l’ultimo prima della pandemia), Kevin Feige annunciò alcuni dei primi progetti della nuovissima Fase 4 dell’MCU; tra questi, due titoli in particolare furono come un fulmine a ciel sereno per fan e lettori di lunga data: stiamo parlando di Loki (Serie TV attualmente disponibile su Disney+) e Doctor Strange: In The Multiverse of Madness (pellicola al momento in tutte le sale internazionali); attraverso questi annunci, e alcune prime dichiarazioni, Kevin Feige fece chiaramente intendere che il Marvel Cinematic Universe era pronto a lasciarsi alle spalle le Gemme dell’Infinito e il relativo “main focus” incentrato sulla dualità tra Spazio e Terra, per inoltrarsi alla scoperta del Multiverso.

Dopo che la serie incentrata sul Dio dell’Inganno (Loki) ha aperto le porte del Multiverso (letteralmente, ma anche sotto un profilo teorico), si è assistito ad un’alterazione (temporanea, probabilmente) del modo in cui il fenomeno dell’Hype ha influenzato i prodotti dell’MCU sin dal primo film: seguendo la scia della frase trend, secondo cui “con il Multiverso si può fare qualunque cosa”, gran parte del pubblico fidato (e non) della “Casa delle Idee” ha dato libero sfogo alla fantasia, creando, ultimamente, aspettative oltremodo alte, sia personali che condivise (numerosi, infatti, sono i cosiddetti insider).

I giorni che hanno seguito l’uscita dell’ultimo film targato Marvel Studios, Doctor Strange: In The Multiverse of Madness (diretto da Sam Raimi), sono la dimostrazione lampante di questo recente fenomeno; la pellicola ha, infatti, diviso l’audience in due fazioni ben distinte: tra elogi, stigmatismi e punti di comune accordo, il secondo capitolo dedicato all’Ex Stregone Supremo ha, da un lato, appagato gli amanti dell’innovativo cinema comichorror importato da Sam Raimi, capostipite del genere Comic-Book-Movies; dall’altro lato, però, non ha ripagato le aspettative di una grossa fetta di pubblico, che si era precedentemente prefissata di assistere ad un film, non propriamente incentrato su ciò che realmente appare a schermo (ovvero una diretta prosecuzione di ben due archi narrativi, con uno sfondo “multiversale”) bensì un’intera opera focalizzata su un affastellamento di universi differenti, di varianti di altri eroi, e di Cameo (altro trend del momento) che, con molta probabilità, avrebbero reso di secondaria importanza gli effettivi protagonisti della pellicola.

L’Hype (e ciò che genera a livello mondiale) è, quindi, un fenomeno a due facce, piuttosto rischioso, che può, talvolta riuscire negli obiettivi prefissati e portare ad incassi sopra un certo livello, ma talvolta può anche condurre a scenari indesiderati e ad una complessiva rivalutazione dell’attività promozionale delle imminenti pellicole.

Guglielmo Tamburino
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