La storia di un’icona: Marilyn Monroe

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Novantaquattro anni fa nasceva un mito destinato a rimanere immortale. La scomparsa prematura di Marilyn Monroe ha sempre alimentato, durante gli anni, numerose leggende sul suo conto.

Era il 1 giugno 1926 quando Gladys Monroe dava alla luce la sua terza figlia: Norma Jeane Mortenson Baker. La bambina ricevette entrambi i cognomi dei precedenti due mariti della madre ma in realtà suo padre era sconosciuto; si pensa che fosse un certo Stanley Gifford, collega di lavoro di Gladys, che in ogni caso non riconobbe mai la figlia.

Prima di diventare Marilyn Monroe la vita di Norma Jeane non fu affatto facile. Sua madre, afflitta da schizofrenia, la affidò ancora neonata ai coniugi Bolender dopo il tentativo fallito di convincere sua madre Della ad occuparsi della nipote. I due si affezionarono presto alla bambina, ma Gladys non concesse mai la sua adozione da parte loro.   

Dopo aver contratto una serie di debiti, gli episodi schizofrenici di Gladys aumentarono e la donna fu internata in un ospedale psichiatrico.

Questo fu il punto dal quale per Norma Jeane iniziò una vera odissea, iniziando dal suo affidamento a Grace McKee, amica di Gladys. La situazione cambiò quando la donna si sposò nel 1935 e suo marito non volle prendersi cura di Norma, condannando la bambina alla reclusione nell’orfanotrofio Children Home Society di Los Angeles nel quale rimase fino al 1938.  

 
Da questo momento in poi per diversi anni Norma Jeane venne data in affido a varie famiglie ma sempre, puntualmente, rispedita indietro a causa delle violenze subite.

All’età di undici anni Norma Jeane torna da Grace McKee ma la situazione non è rosea dal punto di vista economico, così le persone che si prendono successivamente cura di lei sono le sue zie Olive Monroe e Ana Lower, residenti rispettivamente a Compton e a Van Nuys. In entrambi i contesti avvengono imprevisti che conducono Norma nuovamente da Grace nel 1941, anno in cui inizierà a frequentare la scuola pubblica Emerson junior High School e la Van Nuys High School.           

È nella Van Nuys High School che Norma Jeane conosce James Dougherty, figlio di un vicino di casa, con il quale inizia a frequentarsi.

Sarà proprio questa relazione a salvare Norma da un ennesimo ritorno all’orfanotrofio dopo che, nel 1942, Grace e il marito decisero di trasferirsi in Virginia senza voler portare la ragazza con loro. Grace convinse James a sposare Norma Jeane; quest’ultima aveva soltanto sedici anni e fu costretta ad abbandonare gli studi.

Quando nella Seconda Guerra mondiale James Dougherty si arruolò nella marina mercantile, Norma si trasferì in casa di sua suocera e iniziò a lavorare in un’industria aeronatica.

Il fotografo David Conover, occupato nella documentazione del lavoro femminile in epoca bellica, rimase colpito da Norma Jeane e la convinse a tentare la carriera da modella.

Contemporaneamente ai suoi primi successi in quell’ambito – con André De Dienes, altro fotografo, riceveva il fruttuoso compenso di duecento dollari a scatto – Gladys fu ritenuta idonea a tornare parte integrante della società. Questo fu un punto decisivo per Norma Jeane che, impaziente di lasciare l’abitazione della suocera e speranzosa per un futuro migliore, divorziò da James Dougherty e tornò ad abitare con la madre.  

I rapporti tesi tra le due culminarono nella loro separazione, con il trasferimento di Norma Jeane allo Studio Club di Hollywood e il ritorno di Gladys in clinica.

All’età di vent’anni Norma Jeane diventa ufficialmente Marilyn Monroe.

L’origine di questo pseudonimo è da attribuire a Marilyn Miller, attrice statunitense celebre negli anni ’20, mentre Monroe era il cognome da nubile di Gladys. Un altro nome che le fu suggerito prima di questo per la sua carriera fu Carole Lind. A fama già consacrata, invece, la Monroe si firmava come Zelda Zonk o Faye Miller durante viaggi e soggiorni in hotel.

A cambiare in Norma non fu soltanto il nome ma anche l’aspetto fisico: le venne suggerito da Emmeline Snively, direttrice della Blu Book School of Charm and Modeling, di schiarirsi i capelli, oltre al fatto che le venne insegnato a sorridere e ad usare i giusti toni di voce. Furono questi i primi passi che fecero di lei un’icona a livello visivo e anni dopo i cambiamenti s’intensificarono, considerati i piccoli interventi di chirurgia plastica al naso e al mento al fine di addolcire il suo aspetto.

Alla carriera da modella seguirono gli studi di Marilyn in ambito cinematografico.

Ebbe la sua prima parte in The Shocking Miss Pilgrim di George Seaton, pellicola in cui è presente soltanto la sua voce e non lei nella sua concretezza, dato il ruolo da centralinista.               
Dopo una serie di ruoli minori e alcune critiche alla sua abilità recitativa la Monroe terminò il contratto con la Fox nel 1947 e rimase senza lavoro. Presero piede così le dicerie secondo cui iniziò a prostituirsi fino a quando non firmò un nuovo contratto con la Columbia Pictures, che le fornì la prima parte da attrice protagonista in Orchidea bionda (1948). Anche questa collaborazione, tuttavia, terminò senza rinnovo.

Alcuni ruoli che la resero celebre e la inquadrarono come diva indiscussa furono quelli in La tua bocca brucia (1952), Niagara (1953), Gli uomini preferiscono le bionde (1953), Come sposare un milionario (1953), La magnifica preda (1954), Quando la moglie è in vacanza (1955), Il principe e la ballerina (1957), A qualcuno piace caldo (1959), Facciamo l’amore (1960), Gli spostati (1961) e Something’s Got to Give (1962).

Fino al 1954 Marilyn ricevette il supporto di Natasha Lytess, sua insegnante di recitazione.

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Marilyn Monroe e Natasha Lytess

Tutt’oggi va avanti il pettegolezzo secondo cui tra Marilyn e la Lytess ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia. L’unica cosa certa è che tra le due s’instaurò un rapporto molto solido: Natasha fu accanto alla sua pupilla per ventidue film.

A porre in crisi il loro rapporto fu Joe DiMaggio, geloso di Natasha e consapevole dell’omosessualità di quest’ultima. Anche dopo il divorzio di Marilyn dal marito il suo rapporto con la Lytess non riuscì comunque ad essere recuperato.

Quello con Joe DiMaggio fu il secondo dei tre matrimoni della Monroe.

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Marilyn Monroe e Joe DiMaggio

La gelosia e l’autoritarietà del rinomato giocatore di baseball fu il motivo principale del loro divorzio dopo solo nove mesi di matrimonio. Nonostante ciò, Joe DiMaggio soffrì molto quando la diva morì e continuò a visitare periodicamente la sua tomba per portarle delle rose rosse.

Nel 1956 fu la volta del drammaturgo Arthur Miller, con il quale Marilyn tentò di avere un figlio per ben tre volte, tutte concluse in aborti; ad aggravare la situazione fu la condizione di endometriosi sofferta dall’attrice, un grande impedimento per lei a livello di maternità.              
Durante questo matrimonio la Monroe iniziò a sperimentare droghe e alcol, che aggravarono l’instabilità del suo carattere. I rapporti tra lei e il marito deteriorarono fino al divorzio, ufficializzato nel 1961.

Altre relazioni importanti seguirono ai suddetti matrimoni, prima tra tutti la tresca con i fratelli Kennedy John e Robert, dei quali Marilyn fu amante. Non di rado è attribuita proprio a tali relazioni la morte della diva; la versione più accreditata è quella del suicidio tramite abuso di medicinali, ma secondo alcuni la Monroe sarebbe stata uccisa in quanto personaggio scomodo in grado di suscitare un enorme scandalo nella Casa Bianca.      
L’attrice fu in seguito proposta come compagna per Ranieri III di Monaco, per il quale all’epoca si cercava una partner tra le tante dive di Hollywood. Anche Marlon Brando è da menzionare tra i nomi famosi con i quali Marilyn intrecciò una relazione.

Il 5 agosto 1962 Marilyn Monroe fu trovata morta nella sua casa a Los Angeles.

L’allarme fu lanciato da Eunice Murray, governante della diva, che, non ricevendo risposte da quest’ultima ma notando che la luce della sua camera da letto era accesa, allertò lo psichiatra della Monroe. Fu proprio lui ad accertare la morte dell’attrice per overdose da barbiturici.

Una fama, quella di Marilyn Monroe, che consacrò l’immortalità della star hollywoodiana a livello di icona. In un certo senso fu tramite la notorietà che Marilyn ottenne tutto ciò che desiderava sin dall’infanzia – e che, proprio in quel periodo, le fu negato: il fatto di essere amata, che aveva disperatamente tentato e puntualmente fallito con le sue numerose relazioni.

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