Tornare a danzare per la strada come pazzi, come Kerouac

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L’America non è più l’America”, scriveva Kerouac nel 1944. Oggi, nel 2021, c’è una grande certezza: l’America non è più l’America. Il 23 febbraio di questo triste anno è venuto a mancare l’ultimo grande beat che la storia ci ha consegnato: Lawrence Ferlinghetti. È quasi necessario conoscere la Beat generation e per chi la conosce è doveroso trasmettere questa necessità al mondo intero, perché mai come ora ne abbiamo bisogno. Jack Kerouac è il miglior analista che io abbia mai avuto. Oggi avrebbe compiuto 99 anni. 

La forza della sua vita, che va oltre la prosa spontanea, i neologismi, la beat, il jazz, riesce a sopravvivere e a far sopravvivere. Siamo tutti cambiati da quel che eravamo fino a un anno fa. Milioni di giri di parole sarebbero inutili, la verità è questa: il mondo non è più quello che conoscevamo. O che credevamo di conoscere. Si sta muovendo una sorta di primavera psichedelica che può far ben sperare nel futuro del sentimento della letteratura. Prima di farlo, prima di diventarne lettori, autori, simpatizzanti, dobbiamo leggere la beat. Dobbiamo conoscere Kerouac che potrebbe dare risposta a tanti vuoti interiori.

Tornare a danzare per la strada come pazzi, come Kerouac 1
Lawrence Ferlinghetti davanti alla sua libreria, City Lights

Fernanda Pivano e il termine beat

Limitarsi a conoscere Kerouac per On the road è a dir poco riluttante. Kerouac non è il padre della Beat Generation. La Pivano meglio di chiunque altro ha saputo definire il termine “beat” inteso come tale: battuto, nel senso di battuto a macchina, beat che sa di ritmo, ritmo jazz e ritmo di strada. Pensare a beat come al rumore dei tasselli della macchina da scrivere di quel pazzesco rotolo che scrisse Kerouac nel 1951.

Perché è importante conoscere davvero Kerouac? Innanzitutto per imparare a non etichettare. In quest’epoca in cui ognuno necessita una categoria cui appartenere, che sia di genere o di un partito politico o filosofico, Kerouac e la sua vita insegnano che non bisogna etichettare. Insegna a vivere la vita come viene, senza cascare, se non l’avete mai letto, nel superficialismo della droga, dell’alcol, della strada. Non fatelo. Kerouac ricorda un Pasolini che rincorre “la vita vera”. I suoi ragazzi di vita sono i ragazzi della sua America. Quella che non c’è più e mai come oggi è morta, ma che noi possiamo rivivere.

“Ah, che signora affascinante, la Sorte, com’era sgusciata da New York a Hartford in pochissime ore, come aveva trasformato un pedagogo in un tremebondo erudito, come aveva illuminato il giorno e riscaldato la notte con il brivido e la potenza del mistero, come gli si era affiancata e per un attimo terribile quanto trionfale, nella notte, gli aveva rivelato il segreto dei segreti – nessuno può sapere, ma ciascuno può aspettare,  porsi domande, e, secondo la forza del proprio spirito, resistere!”

Il mare è mio fratello, Jack Kerouac
Tornare a danzare per la strada come pazzi, come Kerouac 2

La ricerca del segreto

Resistere per riuscire ad essere, la Sorte può essere un dio, una religione di vita o una filosofia, la stessa Sorte che ci immette sulla medesima strada e che ci fa prendere percorsi diversi per poi arrivare un giorno, verso la fine, a fare i conti con gli errori, le occasioni perse, le gioie sottovalutate e quelle sopravvalutate. La ricerca di Kerouac per tutta la vita è stata quella di un segreto, che aveva sicuramente a che fare con la libertà che in una visione ti senti scorrere dentro, di quella cosa che faceva suonare Charlie Parker e che quelli come lui riuscivano a sentire, di quella cosa che li faceva ubriacare durante i tramonti su strade desolate, ubriacare di vita, di vita vera.

Ancora una volta ritorna la religione pasoliniana, la ricerca dell’Altro. Tutto si riduce all’Altro. A un incontro. Nel sogno vuoto dell’universo scrive “Se, per esempio, tu e io un giorno ci incontreremo, non saremo tu o io, ma qualcuno come te, e qualcuno come me, portati l’uno accanto all’altra dalle stesse ragioni. Credo che sia questo che Buddha intende quando dice “Io sono stato quel cervo”, intende dire ciò che nei Fratelli Karamazov noi intenderemmo con “Io sono Aljiosa e tu Katjerina Ivànova”…assegnando dei ruoli”. E così ricordiamoci che potremmo essere l’albero, il mare, l’Altro. Che siamo l’Altro. 

Kerouac come analista a portata di mano

Kerouac è il miglior analista ai tempi del covid perché non ci chiede soldi. Perché è vicino a noi ogni volta che ne abbiamo bisogno. Perché è semplice. Perché quando si è in macchina, dopo averlo letto, abbassi il finestrino e pensi a “infilai la testa fuori dal finestrino e inalai grandi boccate di aria fragrante. Fu il momento più bello”.

Perché ti insegna che nella vita conta la purezza dei sentimenti, che supera tutte le logiche relazionali, conta la libertà. Perché abbiamo bisogno di persone capaci “di sfoderare il più caldo e affascinante dei sorrisi quando veniva a trovarsi dolcemente faccia a faccia con la vita vera, di notte”. Ricerca quel qualcosa, un qualcosa che tu puoi colmare come meglio credi, perché è ciò di cui hai bisogno, anche se non lo sai. E lo fa con la semplicità.

“Ai vostri figli insegnate la semplicità, e preparate grandi stufati e statevene tutti a casa ad ammazzare il tempo nel cortile pieno di erbacce. Mandateli a scuola e insegnategli la brama di cultura, comprate carni costose, cimate le siepi e falciate il prato e piantate giardini alla giapponese e mettete altalene e che tutti si tormentino e preoccupino, forza. Vedrete”.

E vedremo. Vedremo se resisteremo, se pianteremo giardini e saremo bramosi di cultura. Se avremo il coraggio di scendere, guardarci un po’ da fuori e giudicarci per quello che siamo. Perché siamo gli unici a sapere chi siamo. A sapere cosa siamo. Fermarci e guardarci da fuori. Salire su un’altalena e ricordarci che stiamo resistendo. E solo allora vedremo. cosa? 

Tornare a danzare per la strada come pazzi, come Kerouac 3

Torneremo a danzare per le strade come pazzi

Vedremo che “A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io lo seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luca azzurra e tutti fanno “Ooooooh!”.

Ricordarci che si sta bene, quando ci si allontana da se stessi, ci si guarda da fuori e improvvisamente Oooooooh.

Giusy Esposito
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