Questo articolo fu scritto a Febbraio, quando la pandemia era lontana ed il VascoNonStopFestival 2020, tour con cui Vasco Rossi sarebbe approdato nei maggior festival italiani, era scontato. Ora il tour, ad ora, è spostato al 2021, di conseguenza certe frasi sono state cambiate.
Nel 1998 non sapevo chi fosse Vasco Rossi, infondo avevo solo un anno, non sapevo neanche cosa fosse la musica, ma nella mia famiglia, il Blasco era da anni molto amato. Crescendo, piano piano, partendo dalle sue canzoni più conosciute, ho imparato a conoscerlo, interessandomi anche di quella che è stata la sua carriera. Una carriera fatta di tanti record, record che hanno portato a delle svolte nella sua carriera.
Quel giorno divenne il Vasco Rossi “rockstar” (da cui diede le “dimissioni” nel 2011). Un concerto ricordato per aver creato appunto il Vasco “mainstream”, per quello che fu l’ultimo concerto di Massimo Riva, un live a cui molti fan rimasero bloccati, quasi come se in quel giorno venne anche creata la nuova generazione della Combriccola. In un giorno in cui nessuno si aspettava tutto questo.
Vasco Rossi passò dall’essere il “cattivo esempio” e “quello da non seguire”, ad essere il “buono” della musica italiana, “solo” grazie ad una sola data in quell’anno e 130mila persone
Suona strano? Vasco Rossi, che nel 1998 era ancora considerato un cattivo esempio da seguire, i suoi fan erano “discriminati”, ed erano ancora considerati quei giovani senza futuro che seguivano ancora un’artista diventato la voce del loro fallimento. Eppure Vasco aveva già segnato alcuni record, giù aveva avuto nelle svolte nella sua carriera. Nel 1997 aveva deciso di puntare anche nei tour in Europa, cosa che nella musica italiana ancora non era di moda, ancora prima c’era stato Fronte del Palco ’90 a San Siro, il concerto con cui riuscì a battere Madonna.
Lui stesso creo quell’Heineken Jammin’ Festival, con cui puntava a portare la filosofia di “festival” in Italia, o meglio, di portarla al grande pubblico (visto che già esistevano alcuni festival in Italia). Quello doveva essere un “normale” concerto di Vasco Rossi diventò quella che fino a quel momento era la sua più grande svolta nella sua carriera.
La stampa, che fino a quel giorno cercava di ignorare Vasco Rossi, o se proprio non riusciva a farlo cercava di farlo passare per “l’orco cattivo”. Ma la stampa non potè rimanere impassibile davanti a quelle 130mila persone, tutte lì, tutte per quel cattivone del Blasco, era l’ultima occasione per la stampa, credo, prima che fosse stata la gente a farlo diventare un eroe. Quindi la stampa decise che doveva essere lei la prima ad osannare quel Vasco Rossi al suo Heineken Jammin’ Festival (come se ce ne fosse il bisogno).
Da quel momento Vasco diventò quello “buono”, non era più il drogato di cui nessuno si doveva fidare, e chi non faceva ancora parte della “Combriccola del Blasco” si sentì autorizzato dalla stampa ad andare ai concerti di Vasco Rossi, senza essere considerato un cattivone. Sembra passata un’eternità, ma infondo sono solo passati 21 anni da quando, il Blasco, è diventato quello che conosciamo tutti.
Gli “eroi” di Imola 1998, quello che fu il cambio dei “suoni” di Vasco Rossi, il cambio generazionale della “combriccola del Blasco”. I lati sottovalutati d quel 20 giungo 1998
Quel giorno insieme a Vasco Rossi c’erano due nuove new entry nella formazione: Frank Nemola, chiamato per aggiungere qualcosa di “moderno” ai suoni di Vasco, e Jonathan Moffett alla batteria. In quella formazione c’era anche Massimo Riva, per quello che sarebbe stato il suo ultimo concerto con il suo amico Vasco Rossi. Gli “altri” eroi di Imola furono: Stef Burns, Claudio “Gallo” Golinelli, Alberto Rocchetti e Claudia Moroni. Un altro retroscena, sottovalutato, di quel concerto di Vasco Rossi, fu il cambio generazionale tra i suoi fan.
Da lì Vasco cambiò il modo di fare i tour. Cominciarono i concerti nelle grandi città, anzi, si affermò, quel fare i concerti negli stadi delle grandi città. Per la “combriccola” fu un duro colpo tant’è che molti di loro sono rimasti a quel 20 giungo 1998, ma altri si unirono, dando il cambio a quelli che erano rimasti lì, al per così dire “Vecchio Vasco”. Infatti tanti non erano più quegli spericolati di Vita Spericolata.
Vasco Rossi tornerà, si spera nel 2021, ad Imola non più come una “rockstar”, ma come un’artista dei record. Ovviamente non sarà la stessa cosa di quel 1998, non ci sarà una svolta, ma il Blasco riuscirà a tirare fuori dal cilindro qualche altro record.
Vasco Rossi tornò altre due volte ad Imola, nel 2001 e nel 2005, sempre in occasione dell’Heineken Jammin’ Festival, ma ovviamente non fu lo stesso di quel 1998. Ma Imola, nel 2021, sarà molto diversa per tanti aspetti. Perchè su quel palco non ci sarà più il Vasco Rossi “cattivone”, ma il Blasco che dal 2016 supera record su record, il Vasco che ha dichiarato di non fermarsi più con i tour, il Vasco che ormai dal 2014 ha già cambiato ancora i suoi suoni rendendoli ancora più moderni. Arriverà ad Imola, probabilmente, con due nuovi pezzi: “Se ti Potessi Dire…”, canzone da lui definita un “testamento”, ed una canzone che ha annunciato sui social pochi giorni fa.
Leggi anche
- Plakkaggio: Verso la Vetta di ogni genere e oltre - Settembre 29, 2022
- Five Finger Death Punch: AfterLife [Recensione] - Settembre 7, 2022
- Formula 1 d’autore: pagelle del GP di Francia - Luglio 26, 2022
2 commenti su “Vasco Rossi, Imola 1998: la nascita della rockstar”
I commenti sono chiusi.