Il 19 novembre si è tenuto a Bologna, presso il Teatro Arena del Sole, lo spettacolo teatrale intitolato Il Ministero della Solitudine. La piece sarà in tour con la compagnia lacasadargilla per ulteriori date a Roma.
foto di Claudia Pajewski
Lo spunto da cui la rappresentazione prende le mosse si lega ad una notizia di cronaca politica internazionale. È già il titolo, infatti, a suggerire il tema a cui la storia fa riferimento. Il Ministero della Solitudine è un’istituzione nata nel Regno Unito come organo intenzionato ad occuparsi a livello politico e amministrativo della condizione di solitudine degli individui, non solo combattendola, altresì prevenendola. La Gran Bretagna ha infatti, nel 2018, nominato ufficialmente un Ministro della Solitudine, capace quindi di far fronte ai disagi che tale condizione provoca.
Lo spettacolo teatrale di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni tenta di dar voce al senso diisolamento psicologico percepito dall’essere umano. Le vite di cinque personaggi vengono raccontate, ognuna secondo le proprie idiosincrasie, senza che mai si intreccino per davvero. La narrazione lascia ai protagonisti un proprio spazio fisico, capace di restituire ad ognuno il senso di solitudine a cui essi appartengono.
La compagnia teatrale lacasadargilla inaugura una riflessione attorno a tale realtà e costruisce il proprio e originale Ministero sul palcoscenico, rappresentato come un organo “dalla natura politica sostanzialmente ambigua e tragicamente comica”.
Lo spettacolo tenta di farsi specchio di una società contemporanea controversa e sottolinea in modo originale la sottigliezza della fragilità dell’essere umano.
Sono cinque i possibili utenti del Ministero ad essere messi in scena, e ognuno rappresentato con una caratterizzazione e nevrosi singolare.
C’è Alma, interpretata da Giulia Mazzarino, che evita il contatto con il mondo esterno; F., interpretato da Francesco Villano, ossessionato dal pensiero dell’estinzione; Primo, interpretato da Emiliano Masala, uomo taciturno che vive al fianco di una real doll, una bambola di nome Marta, con la quale si confronta e si ritrova a sognare quotidianamente; Teresa, interpretata da Caterina Carpio, è invece preda continua delle proprie nevrosi letterarie. Questa crede, che un giorno, il proprio romanzo vedrà luce; in ultimo, Simona, interpretata da Tania Garribba, incarna il luogo stesso del ministero in quanto impiegata in una mansione quasi robotica.
La struttura della narrazione si muove attorno alle vicende di questi, che, seppur differenti, sembrano uniti dallo stesso senso di solitudine a cui appartengono. È su questo sentire comune che il lavoro teatrale cerca di riflettere e si domanda in quale modo sia effettivamente possibile classificare una persona sola.
È la caratterizzazione insolita e bizzarra dei personaggi a dar voce quindi a questo dilemma in ogni sua sfaccettatura. Ognuno di questi, aggrappato ad ossessioni e manie proprie, tenta di rimanere in equilibrio in una situazione assai precaria.
I dialoghi astratti e simbolici hanno un ritmo ferrato e creano un senso di flusso continuo nella mente dello spettatore, che, alle volte, rischia tuttavia di trovarsi disorientato e confuso, incapace di cogliere a pieno il senso di ogni battuta.
A dare maggior rilievo agli attori sul palco è la scenografia, che, per quanto essenziale, si delinea come giusta ambientazione per queste personalità travagliate. Delle barre di luci bianche si stagliano sullo sfondo e cambiano di luminosità a seconda dell’emozione rappresentata. Tali luci led vanno a risaltare la figura dei personaggi che, solitamente fermi nella propria postazione, terminano il loro viaggio senza aver percorso un vero e proprio tragitto.
Il Ministero della Solitudine è uno spettacolo da non perdere, una rappresentazione su cui poter riflettere ulteriormente e che lascia la possibilità di un confronto su un tema, oggi, vivo più che mai, quello della lontananza verso sé e verso gli altri.
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