Con mia grande fortuna ho avuto la possibilità di sedermi ad un tavolo virtuale per un gioco di ruolo (ma appena finirà l’emergenza COVID-19 diventerà un tavolo fisico),con Gianluca Valli. Tra le varie avventure giocate, mi ha raccontato il suo lavoro: portare il gioco di ruolo all’interno delle aziende.
Poiché trovo estremamente affascinante tutto il mondo che ruota intorno al gioco di ruolo, Gianluca Valli mi ha gentilmente concesso un’intervista per capire come il mondo del gioco di ruolo possa sposare quello del lavoro godendo pienamente della dote matrimoniale.
– Come è nata l’idea?
– L’idea nasce in un periodo tormentato, 2009-2010, ho un po’ di problemi economici gravi in quel momento, mi occupavo già di gioco di ruolo a livello ludico e per una serie di motivi sono senza lavoro. Con alcuni amici attori decidiamo di incominciare a organizzare delle “Cene con delitto”, ovvero una recitazione interattiva dove si vive un caso di omicidio in un ristorante e\o convegno. Il pubblico si trasforma in detective e cerca di indovinare chi è l’assassino e qual è il movente consultando indizi e intervistando gli attori. Scopro che in quel momento Milano Team Bulding sta usando un sistema simile all’interno del mondo aziendale in modo tale che le diverse componenti dell’azienda si conoscano tra loro per incrementarne la produttività e collaborazione.
Sono 10 anni che faccio questo lavoro.
– Come è strutturata un’azienda e come il gioco di ruolo si giostra nei differenti piani organizzativi?
– Se un azienda per questo intervento o è molto giovane e molto dinamica oppure è un’azienda molto grande con molti livelli e un organigramma abbastanza complesso.
Per fare un esempio, con l’ultima con cui ho lavorato che è la Ever di Treviso funziona così’: sono presenti tante componenti dell’azienda che spesso lavorano autonomamente e si parlano poco, di conseguenza si presenta la situazione chiamata in gergo “maglia larga\maglia stretta”. Questo significa che chi vende tende ad accettare qualsiasi ordine del cliente, mentre chi cura l’amministrazione tenderà a stringere la maglia perché magari non si fida del cliente oppure è un cliente che paga poco etc. Poiché i venditori hanno lacune rispetto alla parte tecnica e difficilmente hanno modo di incontrare i tecnici, lo scopo del gioco di ruolo, in questo caso, è far incontrare i due gruppi. Inoltre, in un’azienda molto dinamica, la gente lavora spesso a progetti diversi e alternativamente può essere il capo di un progetto o l’ultima ruota del carro e magari tra una settimana all’altra cambia completamente ruolo tra un progetto all’altro.
Quindi, per costruire un team funzionale far conoscere tra loro le componenti è il primo passo in modo da facilitare lo scambio di informazioni. Esistono varie strutture di gioco con differenti funzioni, una molto comune è l’analisi della persona (screening).
I gruppi vengono creati utilizzando un gioco di ruolo dove il focus non è sul singolo personaggio, ma su tutto il gruppo. Quindi posso capire quale soggetto tra di loro è un leader naturale, chi un soggetto dipendente, chi contro-tendente, chi invece è un introverso e chi ha il pensiero laterale. Strutturerò tutto il gioco affinché si creino delle dinamiche tra i personaggi che riflettono le dinamiche che l’azienda vuole creando degli avvicinamenti o delle tensioni, esattamente come serve all’azienda, così da creare un gruppo che funzioni naturalmente.
– Da chi ti fai affiancare e quali sono i vostri ruoli?
– Il mio team ha tre figure:
- una persona dell’azienda, può appartenere al reparto risorse umane o meno. Spesso collaboro con quel reparto perché tutti i dipendenti almeno una volta ne hanno avuto a che fare (colloquio, assunzione, reclami etc.) quindi il reparto delle risorse umane conosce tutte le funzioni e membri dell’azienda. Questa figura mi consegna un briefing dove vengono evidenziati i contenuti da mettere in risalto o che siano funzionali al tipo di esperienza che sto dando all’azienda.
- un game designer, ovvero me. Trasformo i contenuti del briefing in dinamiche per un gioco di ruolo.
- uno psicologo della formazione oppure un esperto di team building o di coaching il quale prenderà tutti i risultati dell’esperienza che proporrò nel gioco di ruolo e mi creerà dei filtri per tradurla in una maniera che sarà utile all’azienda. Ad esempio, in Dungeon&Dragons un gruppo (party) deve combattere mostri e guadagnare punti esperienza. Il capo dell’azienda può leggere gli obbiettivi raggiunti dal gruppo, che ha lavorato insieme per risolvere la missione (quest), può anche leggere tutti i trabocchetti superati tramite il pensiero laterale e fare una stima del pensiero laterale dei giocatori. In aggiunta si può vedere il comportamento dei singoli giocatori per evidenziare i punti di forza e debolezza come capacità analitiche, pensiero laterale, timidezza e quindi creare un team che funzioni naturalmente.
Lo psicologo, inoltre, garantisce di muovermi all’interno della safe-zone in modo tale da non danneggiare il giocatore con tematiche che potrebbero rivelarsi scomode.
– Quali caratteristiche si possono migliorare attraverso il gioco di ruolo?
– Millemila! In base al gioco di ruolo è possibile vedere determinate caratteristiche personali o meno. Una è il pensiero laterale, ovvero la capacità di risolvere i problemi pensando fuori dagli schemi.
Ogni gioco di ruolo è un’attività sociale dove due o più persone danno vita ad una storia. Le abilità che emergono sono molteplici: una visione del team, se si utilizzano giochi dove i singoli ruoli sono funzionali come in Dungeon&Dragons. Può emergere la capacità, e quindi un utilizzo migliore, se il gioco ha a che fare con l’improvvisazione; posso addirittura avere giochi che hanno un focus sulla programmazione neurolinguistica (PNL) dove i successi si basano sulla PNL e su frasi in codice.
Inoltre persone che sono entrate nel mio tavolo con timidezza, giocando si è creata una sorta di intimità tra i vari personaggi in gioco e questa ha permesso di creare parallelamente un rete di fiducia tra i giocatori.
– Ogni riferimento a giocatori timidi è puramente casuale vero?
(ndr: ride)
Altre caratteristiche legate alla sfera professionale aziendale interessanti sono il table talk e il pubblic speaching, molto utilizzate in giochi come “Cuore di mostro” dove si parla molto. In aggiunta, creando un sistema competitivo i singoli membri possono capire come farsi da spalla: ad esempio si prende un gruppo di venditori e si migliorano le capacità di team working al fine di vendere meglio, procedimento chiamato “sistema a squadra”.
– Tu e il tuo team utilizzate le vostre stesse strategie per migliorare il vostro lavoro?
– Si anche, nel senso che se noi utilizzassimo le nostre stesse strategie saremmo ridondanti. In su internet dove esistono comunity di game designer e game designer orientati al business nell’azienda. Molto spesso si scambiano esperienze occultando nome e fatturato del cliente, e in altri casi si copre anche il settore merceologico.
Lo scopo è scambiare idee perché se io ho un idea e tu ne hai un’altra con lo scambio alla fine emergeranno tre idee anziché due.
– Come capite che le caratteristiche interpretate da una persona appartengono all’individuo oppure al personaggio che sta interpretando in quel momento?
– Esiste un meccanismo di screening, non è possibile farlo con una sola giocata, ma viene programmato con una serie di giochi. Come avrai visto giocando ad i miei tavoli, alcuni giocatori sceglievano vari personaggi con le stesse caratteristiche, quindi tolte le differenze del personaggio quelle che rimanevano come denominatori comuni appartenevano alla persona. La psicologia divide le caratteristiche caratteriali in tre settori : quelle che sono proprie della persona, quelle a cui la persona ambisce e che vorrebbe avere e quelle che la persona crede che vengano percepite.
Ad esempio la scheda di Vampiri vengono descritte queste caratteristiche come Concept (cosa voglio fare, Natura (come io credo di essere) e Carattere (Come secondo me la gente mi recepisce). Similmente posso fare la stessa cosa applicato ai giocatori. Basta prendere scenari molto diversi, proporli al giocatore e le caratteristiche comuni ai vari scenari saranno quelle legati al giocatore e non al personaggio. Solitamente viene fatto con 5 diversi scenari che siano molto distanti e che abbiano delle meccaniche facilmente spiegabili in cinque minuti, ma molto differenti tra di loro.
Prediamo in considerazione il lancio di dadi: all’azienda non interessa quanto sia fortunata la persona, ma quante volte vuole rischiare il lancio del dado oppure quante volte trova più strategico evitare di lasciare tutto alla fortuna. Lo stesso discorso vale anche per lo spendere delle risorse: si valuta la capacità di calcolo costi\benefici, calcolo rischio su lungo\breve termine e tutto questo serve per preparare gli assicuratori che lavoreranno sul concetto di tattica e strategia.
L’azienda, inoltre, può istruire attraverso il gioco di ruolo il proprio margine di rischio nei giocatori: perché è possibile verificare la forma mentis dei propri dipendenti e lavorare sui loro punti di forza, oppure modificarla naturalmente nei termini che interessa all’azienda. In questo modo, all’interno di un progetto, l’azienda può far si che il soggetto percepisce come propria la nuova idea nascente.
C’è un bellissimo libro di Schopenhauer, che è alla base di quello che faccio, che si intitola “L’arte di ottenere ragione“. Sono 38 tecniche dialettiche per far si che l’altro ti dia ragione comunque. Queste tecniche fanno leva sull’ego della persona.
– Quanto è diffuso il gioco di ruolo nelle aziende in Italia e negli altri Paesi (EU ed extra EU)?
– In Italia poco perché c’è una concezione sbagliata alla base: se c’è il termine gioco vuol dire che è infantile, se è infantile vuol dire che è divertente e se è divertente vuol dire che non ha a che fare con il lavoro. Noi siamo l’unico popolo che chiama, in alcuni dialetti, il lavoro “la fatica”. Per noi i concetti come istruzione e lavoro devono essere sempre fatiche ricompensate, non è previsto che possano essere piacevoli. Tutto questo si ripercuote nel portare il gioco di ruolo nel mondo aziendale. Il grosso colpo l’ha dato Milano, in positivo, creando Milano team building che ha incominciato a dire “facciamo delle attività dove la gente si rilassa, ma passando tempo in azienda”. In questo modo i dipendenti rilassandosi e parlando con i colleghi possono avere nuove idee estremamente utili ai fini produttivi aziendali.
Questi metodi invece, sono avanzatissimi in America. La differenza sostanziale è nell’istruzione: quella americana è fortemente focalizzata quindi uscendo dalla scuola sono già specialisti, mentre l’istruzione italiana è di radice umanista, quindi non viene fornito un modo di pensare. Questa forma mentis ci è comodissima per superare i problemi individualmente, ma porta a superarli con molta difficoltà all’interno di una squadra. Le nostre aziende funzionano ancora così male come pensiero imprenditoriale singolo all’interno dell’azienda che molte realtà aziendali hanno ancora il concetto di “padrone” e non “imprenditore”, come qui in Veneto (Gianluca Valli vive in Veneto, ma lavora a Milano).
– C’è differenza tra nord e sud Italia?
– Tantissima! A Milano è obbligatorio parlare inglese, questo fa si che si ha più prodotto di gioco di ruolo subito disponibile subito, quindi in una comunità come quella milanese è molto più facile che arrivi una persona al tuo tavolo e provate un nuovo gioco. Più scendi al sud più e più è normale utilizzare sempre il solito gioco. Altra cosa, i prodotti arrivano prima a Milano, che è una grande città, poi a Roma, un’atra grande città, e poi nel resto d’Italia. Quindi nei piccoli centri arriva poca roba e nessuna ludoteca investirebbe in un gioco che giocherebbero in pochi.
Il panorama del gioco di ruolo italiano è questo: Dungeon& Dragon unisce tutta l’Italia, Vampiri la unisce in tutte le edizioni e sono i due più grandi giochi tradizionalisti. Superati questi il nord Italia ha tantissimo narrativismo, gli altri paesi d’Italia un po’ meno a parte Bologna, che è una grandissima roccaforte dei giochi di ruolo perché qui nasce gioco di ruolo al buio: ti siedi ad un tavolo con divertenti sconosciuti, ti trovi davanti ad un gioco a cui non hai mai giocato, ti spiegano le regole in 5 minuti e in un attimo giochi ad un gioco nuovo con nuovi amici da scoprire.
– Grazie infinite per questa chiacchierata e tutte le spiegazioni che mi hai dato, ma adesso arriva la domanda più importante: quando si rigioca?
– Presto!
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