Apprendo con mio grandissimo stupore la morte prematura di Chadwick Boseman (link). Attore, regista, interprete di Black Panther nel Marvel Cinematic Universe ma, soprattutto, 42enne. A portarselo via a quest’età tutt’altro che veneranda un cancro al colon con cui, nel suo privato e lontano dalle luci dei media, lottava da ormai 4 anni.
Una sì tragica evenienza, “scivolatami” tra capo e collo alle prime ore del giorno non può far altro che farmi riflettere e, soprattutto, pormi delle grandi domande.
Chadwick Boseman, un giovane uomo ancora nel fiore della sua carriera che mi ero ormai abituato a vedere nelle eleganti e conturbanti vesti della Pantera Nera
Un personaggio dalla forza formidabile la cui stessa forza, come spesso accade, sembrava proiettarsi direttamente dal character fittizio al suo interprete, dandogli quel retrogusto di immortalità che, spesso, assumono i volti umani che leghiamo ai “non umani”. Una brutta notizia quella di oggi che mi ha ricordato quanto l’immortalità faccia unicamente parte dei mondi di fantasia e, anzi, spesso nemmeno di quelli.
E voi vi chiederete cosa possa avermi colpito tanto. Vi chiederete, in un momento di umano cinismo, “cosa cambia tra lui e tutti quelli che, magari più giovani e meno famosi, hanno avuto anche un destino più crudele?” Beh. Non cambia nulla. E proprio perché non cambia tra un attore affermato e un personaggio ben più umile non può che emergere una riflessione.
Il momento in cui un ragazzo, vincitore nella vita e in grado di realizzare i suoi sogni, se ne va via così, nonostante tutto, nonostante i suoi sforzi e le vittorie, non può non sovvenirmi l’immanente ineluttabilità del caso. Perché alla fine, questo ragazzo che di giri di calendario davanti ancora molti ne aveva, alla fine quelli in suo possesso li aveva usati bene, davvero bene per essere arrivato dove si trovava. Spero felicemente, tra l’altro.
Lui, a 42 anni, di giri di calendario non ne ha più nonostante una vita che, porca miseria “ha funzionato”. E come lui tante altre persone, anche più giovani e in modo ancora più meschino o talvolta accidentale si trovano private di “quelle ultime pagine”. E allora pensi: “e se domani succedesse a me? E se succedesse a qualcuno a cui tengo?”.
E se domani fossi io a svegliarmi improvvisamente tormentato da un male meschino o costretto a soccombere alla fortuita crudeltà di un insospettabile fatalità? Se fosse qualcuno a me vicino? Sarei felice di come ho speso il mio tempo, questi 25 anni? Sarei felice di come l’ho speso vicino a quel qualcuno?
Sarei soddisfatto della mia persona, di quanto ho tentato di fare e degli obiettivi raggiunti una volta arrivato ad un’improvvisa fine del percorso?
Probabilmente no. Probabilmente no perché chissà quanto tempo ho passato ad aspettare, sperare, interrogarmi sulle difficoltà o avvelenarmi per quelle che, alla fine, erano solo inezie di fronte ai grandi mali della vita (quelli che a tutti spettano come quelli che colpiscono solo alcuni).
Se domani dovessi svegliarmi e sapere che sul mio calendario saranno finite le pagine da girare, sarò soddisfatto di come ho speso il mio tempo? Auguro a chiunque purtroppo soggetto al fato meschino, quello di Chadwick Boseman ma anche altri e peggiori, di esser giunti alla fine del proprio percorso con la serenità del “ci ho provato e l’ho fatto bene”.
E se anche un attore e regista giovane, promettente, apparentemente in salute, sorridente e vincente, alla fine, ha dovuto sottostare al volere della casualità meschina senza poter dire molto nonostante le sue vittorie, allora forse tutti noi dovremmo impegnarci per ponderare meglio il nostro tempo, le nostre criticità, i nostri obiettivi, le cose su cui perdere l’anima, quelle su cui fare un passo indietro, quelle su cui slanciarsi in avanti, quelle per cui potremmo risparmiarci un inessenziale sofferenza da sostituire, magari, con una ben più saggia e affettuosa comprensione.
E questo dovremmo farlo tanto per noi quanto per quelle anime che, improvvisamente spirate, non potranno più beneficiare del dono della possibilità
Dovremmo farlo per i Chadwick Boseman, per i Chester Bennington (per rimanere sui personaggi noti), e per tutti quelli che come loro e ancora meno fortunati, improvvisamente ci ricordano di quanto siamo tremendamente e fragilmente mortali e di quanto il tempo a nostra disposizione sia maledettamente prezioso.
E questo perché quando girando pagina del calendario arriveremo al cartone, a quel punto non avremo vicino a noi una penna per provare a rubare al tempo anche un solo nuovo giorno.
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