Avete presente il sottobosco? Quel luogo umido, scarsamente illuminato e all’apparenza inospitale?
E si, all’apparenza, perché è nel sottobosco che la maggior parte delle forme di vita nascono e si sviluppano, grazie proprio alle condizioni favorevoli che forse solo ad un secondo sguardo si palesano davanti ai nostri occhi. Il sottobosco, secondo il mio umile parere, è l’immagine che meglio rappresenta la scena underground mondiale. Un luogo non adatto a tutti ma che accoglie chiunque voglia provare qualcosa di nuovo, di diverso. Un luogo in continuo fermento, rigoglioso, ricco di vita. Un luogo da preservare. Ed ecco perché ogni mese troverete uno speciale dedicato a tutta quella musica che molto spesso rimane in secondo piano, ma che merita molto di più. Buon ascolto!
Qui il precedente episodio!
Altın Gün – Yol
26 febbraio 2021 – Glitterbeat Records
“Non sembrano gli Altın Gün, sembra più un’insegnante turca di musica che usa la 88 negli anni ‘80.” Adoro quando una band si autodescrive utilizzando frasi a dir poco assurde, ma che rendono perfettamente l’idea della musica che fanno. E gli olandesi (di origini turche) Altın Gün non sono da meno con il virgolettato che leggete qui sopra, ad opera del bassista Jasper Verhulst. Sicuramente la celebre drum machine simbolo degli ‘80s è un elemento che chiunque assocerebbe a questa band a dir poco eclettica e sopra le righe che lo scorso 26 febbraio ha pubblicato il nuovissimo album Yol sulla sempre apprezzata Glitterbeat Records. Sicuramente il pop psichedelico e le atmosfere da pista da ballo sono ciò che appare predominante al primo ascolto. Ma la particolarità della loro musica sta anche nell’utilizzo della lingue turca e nel sound che richiama fortemente la tradizione folk anatolica. Con il loro secondo lavoro Gece, la band è riuscita a farsi conoscere da un pubblico molto ampio, grazie soprattutto ad una nomination ai Grammy. Ma con Yol, seppur leggermente meno brillante e festaiolo del precedente (saranno questi dannati tempi?), è in grado di far godere all’ascoltatore una quarantina di minuti di svago libero da qualsiasi regola, dpcm o divieto da cui siamo quotidianamente inondati. E perché no, permette di viaggiare con l’udito e la mente in un Oriente da sogno. Per i fan della migliore tradizione dance anni ‘80. 7/10
Kaouenn – Mirages
05 febbraio 2021 – Atypeek Music/Beautiful Losers/Bloody Sound Fucktory/Ph37 Soundlab
Prendi un marchigiano e trapiantalo a Nizza, circondato da amici musicisti sudamericani, viaggi nei paesi baschi e l’aria che si respira solo sul Mediterraneo. Otterrai un mix poliedrico di rock, world music ed elettronica che si riflette in Mirages, il secondo lavoro di Nicola Amici, in arte Kaouenn (“gufo” in bretone) pubblicato il 05 febbraio su Atypeek Music/Beautiful Losers/Bloody Sound Fucktory/Ph37 Soundlab. Sul comunicato stampa si leggono i termini “maturazione” e “migrazione” che rendono molto bene l’atmosfera che permea le sette tracce: suoni perfettamente costruiti e stratificati, strumenti diversificati e sempre al posto giusto nel momento giusto, e richiami a tradizioni lontane. Gli otto minuti di Reachin’ the Stars sono forse il punto più alto di tutto il lavoro, grazie alla morbidezza del sax in contrasto con le atmosfere post rock della chitarra, a tratti new wave. Ma è con Mirage Noir che si viaggia verso nuovi orizzonti sonori, maggiormente avanguardisti e sperimentali, affascinanti e misteriosi. L’album si chiude con i suoni spaziali di K2, tra synth eterei e ritmi sostenuti. Se questa è la musica che i nostri connazionali scrivono oltre i confini, c’è davvero di cui essere orgogliosi. Per i fan di The Lay Llamas, Al Doum & The Faryds, Popol Vuh. 8/10
Martina Bertoni – Music for Empty Flats
29 gennaio 2021 – Karlrecords
Un altro assaggio di ciò che i nostri expat sanno fare, ce lo dà la violoncellista e produttrice Martina Bertoni con il nuovo lavoro Music for Empty Flats, pubblicato sull’etichetta berlinese Karlrecords, dove lei vive e scrive musica. Ma non è solo la ricca scena elettronica tedesca che l’ha ispirata a scrivere questa perla ambient, bensì galeotto fu un viaggio in Islanda lo scorso inverno. Lì, rinchiusa in un appartamento vuoto, si imbatté in questo “spazio strano e distopico dove potevo ascoltare la mia musica preferita in completa solitudine.” Le atmosfere oscure e dilatate riflettono perfettamente questi spazi e queste visioni che Bertoni racconta. Il violoncello si muove sinuoso in queste sette tracce da ascoltare una dopo l’altra, per immergersi completamente in un bagno rigenerante e avvolgente. L’abilità di Bertoni nel processare e manipolare il suono del suo strumento, è incredibile. Riverberi, frequenze e feedback sono perfettamente studiati e stratificati e l’eleganza con la quale il disco procede, ci ricorda quanto sia importante curare al meglio la produzione, per poter accogliere l’ascoltatore nel proprio mondo sonoro. Bertoni ci riesce egregiamente. Per i fan di Hildur Guðnadóttir, Caterina Barbieri, Ulver. 8/10
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