Venticinque anni fa Ambra Angiolini, durante una delle puntate di Non è la Rai, presentava al pubblico il suo primo singolo: T’Appartengo. Oggi la canzone è considerata l’emblema di un’intera generazione. Ma perché viene così tanto celebrata?
Mentre durante la mia adolescenza “scoprivo” Ambra – bravissima – attrice nella “scena madre” di Saturno Contro – quando all’obitorio il suo personaggio non ha il coraggio di vedere l’amico morto e poi lo immagina sorridente tra gli amici di una vita. Piango ancora adesso al solo pensiero – la generazione prima di me aveva nel cuore un Ambra dai capelli ricci, quella con la camicia bianca e il gilet nero che saltava da una parte all’altra del palco, quella che poco più che ragazzina, diventata teen idol, aveva tenuto loro compagnia durante i pomeriggi degli anni Novanta.
Ed è proprio in uno di quei pomeriggi che l’allora presentatrice di Non è la Rai fece conoscere T’Appartengo, un vero e proprio cult che in un’epoca lontana dallo streaming è stato capace di vendere oltre 100mila copie nella prima settimana dall’uscita.
Ammettilo. Anche tu che stai leggendo proprio adesso ti sei ritrovato/a più volte a canticchiare «ti giuro amore un amore eterno, se non è amore me ne andrò all’inferno». E lo hai fatto anche adesso, insieme a me, senza vergogna e magari con un leggero sorriso sulle labbra, perché alcune canzoni sono più forti di te e di me. Sono eterne.
Ma vi siete mai chiesti perché, a distanza di 25 anni T’Appartengo viene ricordata, citata, considerata e celebrata ancora con lo stesso spirito e con lo stesso entusiasmo di quell’11 novembre 1994?
Eppure non è che stiamo parlando di Piazza Grande o La Donna Cannone.
Il punto della questione è che a volte una canzone, per entrare nell’immaginario comune, non serve che abbia un testo impegnato, ma basta che ne abbia uno con un vissuto e che sia il più vicino possibile alla realtà, dove le persone possono immedesimarsi, riconoscersi.
Sin da quando veniamo al mondo, la musica rappresenta il minimo comune multiplo che ci accompagna nelle esperienze e nelle relazioni della nostra quotidianità: tutti i ricordi che risvegliano sentimenti sono associati ad un testo di una canzone o alla sua musica, perché ad essa sono legati immagini ed immaginari. La musica, in tutta la sua straordinaria vitalità e variabilità, è uno strumento che ci trascina verso le nostre emozioni ed evoca ricordi a noi significativi.
Non è un caso che scientificamente è provato che le canzoni che a distanza di anni vengono ricordate sono quelle ascoltate durante l’adolescenza, perché è proprio quello il periodo in cui si provano emozioni nuove, intense, esclusive e in cui cambiamenti ormonali e neurobiologici potrebbero nettamente influire su ricordi ed emozioni.
Ed è proprio durante l’adolescenza dei ragazzi nati nei primi anni Ottanta che T’Appartengo di Ambra Angiolini è diventata la colonna sonora della loro ingenuità.
In centinaia si sono riconosciuti – e alcuni si riconoscono ancora – nei versi di quel brano: «e adesso giura, adesso giura sopra al mio diario dove c’è la tua foto che hai dedicato a me, che ho consumato con i baci e pianti ed io per colpa tua non piangerò mai più». Perché in quel “giura”, carico di aspettative mai concretizzate e di progetti mai realizzati, ci siamo ritrovati un po’ tutti. Che oggi ci strappa un sorriso, mentre a suo tempo ci logorava dentro. E sono proprio quei versi che oggi, con un pizzico di nostalgia e di “se avessi fatto…”, sono piacevolmente ricordati da quei ragazzi figli della Generazioni Y.
Tuttavia, alla “generazione dei millennials” ci sono anche i ragazzi e le ragazze che – come me – erano troppo piccoli, o non erano ancora nati, per intonare il rap melodico «t’appartengo ed io ci tengo e se prometto poi mantengo, m’appartieni e se ci tieni, poi prometti e poi mantieni», ma sono legati comunque al singolo di Ambra. Infatti, spesso i ragazzi associano a episodi della loro vita canzoni diventate famose durante la loro nascita o addirittura molti anni prima.
Perché le canzoni riconosciute spesso sono legate agli avvenimenti della vita dei loro fratelli o sorelle, ai loro genitori o nonni, grazie al processo della trasmissione della cultura musicale tra le varie generazioni. Ed è per questo motivo che T’Appartengo, trasmessa di generazione in generazione, continua ad avere un cammino ancora lungo davanti a sé. Perché ci sarà sempre una sedicenne che, anche se non ha i capelli ricci e la camicia bianca, farà suo il testo del brano e lo porterà con sé per tutta la vita.
Che sia stupida, banale, grossolana non importa. Se 25 anni dopo tutti parlano di una canzone, vuol dire che quella canzone ha funzionato, funziona e funzionerà.
«Prometti, per sempre sarà. Prometti, indietro non si tornerà. Giura».
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