In occasione dei 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo, la mostra Monet. Capolavori dal Musée Marmottan di Parigi, allestita a Padova presso il Centro Culturale Altinate | San Gaetano, a pochi passi dalla Cappella degli Scrovegni e aperta al pubblico fino al 14 luglio, rende omaggio al pittore che è passato alla storia come il padre della corrente artistica più amata di sempre: Claude Monet.
Ad essere esposti oltre cinquanta capolavori provenienti dal Musée Marmottan di Parigi che custodisce la più grande collezione di dipinti dell’artista francese, frutto della generosa donazione fatta dal figlio Michel nel 1966. Si tratta delle opere da cui Monet non ha mai voluto separarsi, quelle che ha custodito gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla sua scomparsa, avvenuta il 5 dicembre 1926 circondato, appunto, dalle sue tele.
La mostra, prodotta da Arthemisia – azienda leader nell’organizzazione di mostre di successo, come quelle di Van Gogh e Vincent Peters – è quindi un viaggio nel mondo intimo di Monet, nella sua casa e nella sua anima ma anche un tributo ai giovani artisti coraggiosi, ribelli e anticonformisti nell’anno in cui ricorrono i 150 anni dalla nascita del movimento francese.
Il 15 aprile 1874, al numero 35 di Boulevard des Capucines, si inaugura una mostra che avrebbe rivoluzionato per sempre la storia dell’arte.
È la prima mostra indipendente, organizzata in un luogo insolito, lo studio del fotografo Nadar, in netta contrapposizione con il più ambito Salon des artistes, in cui vengono esposte centosessantacinque opere realizzate da trentuno artisti – appartenenti alla “Società anonima di pittori, scultori e incisori” – tra cui gli allora sconosciuti Renoir, Degas, Pissarro, Monet e Cezanne.
Convinti che le emozioni che un paesaggio o delle scene di vita quotidiana possono suscitare sono senza dubbio più importanti del soggetto stesso e decisi a rompere le regole gerarchiche della pittura, gli artisti presentano per la prima volta opere caratterizzate da pennellate rapide, intende a catturare ogni sfumatura, piene di luce e realizzate en plein air.
Le opere vengono giudicate sovversive e la mostra si rivela un vero e proprio fallimento di pubblico e di critica. In quell’occasione Monet espone sette opere tra cui Impressione, levar del sole in cui restituisce, appunto, l’impressione del sole che sorge sul porto di Le Havre. È da quel piccolo quadro che tutto ebbe inizio e che gli artisti furono inizialmente sbeffeggiati con il termine “impressionisti”.
La mostra Monet. Capolavori dal Musée Marmottan di Parigi è un’occasione unica per ammirare questi dipinti straordinari ulteriormente valorizzati da un allestimento curato nei minimi dettagli e arricchito da contenuti extra, video, testimonianze e atmosfere magiche realizzate con proiezioni e giochi di specchi che permettono al visitatore di immergersi nei colori del giardino di Monet.
E la sensazione che ti pervade e che non ti abbandona nemmeno dopo aver lasciato quei corridoi è il desiderio di rimanere incantati di fronte a tanta bellezza come se fosse la prima volta.
Attraverso le opere esposte in mostra, divise in sei sezioni, il visitatore ha modo di ripercorrere le varie tappe della ricerca artistica del pittore: dagli esordi della sua carriera sulle coste della Normandia, attraverso i paesaggi invernali della Norvegia e dell’Olanda fino all’anticipazione dell’astrattismo con la sua opera finale, le Ninfee, a cui Monet si dedica negli ultimi anni della sua vita quando il giardino acquatico diventa il soggetto esclusivo della sua arte.
Mentre lotta con la progressiva perdita della vista e con la conseguente alterazione delle forme e dei colori, Monet dipinge oltre 200 ninfee guardando lo stesso stagno. A riprova di quanto può essere bella la stessa cosa ogni giorno se guardata con amore.
Ad una settimana dalla chiusura, Monet. Capolavori dal Musée Marmottan di Parigi si appresta a diventare, con oltre 150 mila visitatori, la mostra più visitata degli ultimi anni a Padova. Ci aspettavamo un buon risultato, perché Monet è Monet, ma questa mostra è andata ben oltre le nostre aspettative. – commenta Iole Siena, presidente di Arthemisia – C’è tutta la voglia di continuare la partnership con la città di Padova.
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