La nuova miniserie horror di Mike Flanagan – già famoso per Hill House e The Haunting of Bly Manor – è disponibile su Netflix dal 24 settembre scorso. Midnight Mass è riadattata dall’omonimo romanzo di F. Paul Wilson del 2004.
Cupa e angosciosa come l’isola immaginaria in cui è ambientata, Midnight Mass va innanzitutto sconsigliata a due tipi di persone: gli animalisti e chiunque non disponga di un’immensa pazienza.
Crockett Island, più che un’isola, sembra un pianeta a parte; è come se il tempo scorresse più lentamente rispetto al normale, complice un’apparente lontananza dalla modernità e un senso di comunanza accresciuto dall’esiguità della popolazione.
Questa tranquillità, però, viene sconvolta da due arrivi particolari: quello di Riley Flynn (Zach Gilford), uscito dal carcere dopo quattro anni per aver investito e ucciso una ragazza da ubriaco, e Paul Hill (Hamish Linklater), nuovo prete arrivato a rimpiazzare temporaneamente l’anziano e storico Monsignor Pruitt.
Le visioni notturne che ha Riley della ragazza che ha ucciso anni prima e il suo atteggiamento schivo e remissivo ci suggeriscono che è probabilmente destinato a convivere con i suoi rimorsi, nonostante il suo forte desiderio di purificazione.
Tra gli sguardi attoniti di chi sa quello che ha fatto in passato e lo guarda ancora con diffidenza, Riley riceve il supporto affettuoso e incondizionato da sua madre Annie (Kristin Lehman). Fervente religiosa, Annie è animata da un’intensa voglia di andare avanti dimenticando l’enorme errore commesso da suo figlio anni prima – e applicando, in questo senso, il valore del perdono sostenuto dalla religione cristiana. Non è dello stesso avviso suo padre Ed (Henry Thomas), il cui affetto per il figlio è ancora offuscato dalla vergogna per quello che ha fatto.
Suscita interesse il rapporto ambiguo di Riley con Erin Greene (Kate Siegel), neo-insegnante e sua ex-fidanzata adolescenziale. Nonostante la loro relazione sia terminata da tempo, tra i due sembra esserci ancora una velata tensione romantica; l’atteggiamento di Erin è simile a quello di Annie, in quanto entrambe guardano oltre gli errori commessi da Riley e riescono a vederlo come quello che lui semplicemente è nel momento presente.
Solo padre Paul sarà in grado di sconvolgere l’atmosfera decadente del posto e l’atteggiamento assopito degli isolani nei confronti della fede cristiana.
Il suo arrivo, infatti, coincide con una serie di eventi strani e inspiegabili tra cui la morte misteriosa di alcuni animali – copritevi gli occhi se siete persone facilmente impressionabili. Il culmine dell’incredulità, però, viene raggiunto quando Paul compie dei miracoli sbalorditivi, primo tra tutti la guarigione di Leeza, (Annarah Cymone) ragazza paralitica, durante una messa.
Una fede in Dio ormai assopita da tempo si risveglia, dunque, negli abitanti di Crockett Island, tanto da smuovere dubbi anche in un diffidente come Riley che si professava ateo.
Grazie a una fotografia efficace e ad una particolare attenzione per la sfera privata dei personaggi, Midnight Mass riesce a rappresentare con precisione i sentimenti inquietanti che scaturiscono dalle varie situazioni paranormali.
Alla fine di Midnight Mass sembra di aver davvero visitato Crockett Island e il suo cielo plumbeo; sembra di aver realmente camminato sulle sue spiagge e di aver fatto conoscenza con la gente del posto. È facile persino entrare in empatia con l’omicida che è Riley, reso più umano dai suoi rimorsi e dalla sua ritrovata fede.
L’utilizzo sapiente di colori desaturati amplifica il senso di inquietudine trasmesso dagli avvenimenti, così come il flusso estremamente lento di questi ultimi.
La religione, perno tematico di Midnight Mass, rappresenta un ponte metaforico tra l’asfittico ambiente che è Crockett Island e un senso più ampio della vita.
Il fatto che molti di loro abbiano una fede tanto indistruttibile da essere ai limiti del fanatismo li rende vulnerabili e pronti ad immolarsi anche per cause più estreme.
Qualunque cosa è fatta in nome della religione e nel timore di non garantirsi una vita ultraterrena e gli scettici vengono spesso redarguiti; mettersi contro Dio è un rischio che non vale la pena assumersi, a Crockett Island.
Midnight Mass, però, poteva risparmiarci un particolare: la lunghezza esasperante di alcuni dialoghi.
È vero che la serie si fa perdonare questi momenti che sembrano infiniti con dei colpi di scena in grado di resuscitare facilmente l’attenzione, ma evitarli sarebbe stato meglio. Molto spesso, infatti, la serie si perde in dialoghi che sarebbe meglio chiamare monologhi; in diverse scene ci ritroviamo davanti due interlocutori e uno dei due si perde in un simil-flusso di coscienza che sembra non avere fine. È un meccanismo ripetitivo che alla lunga innervosisce; parola di amante dello slow-burm.
Non è adatta a tutti, Midnight Mass; corre il rischio di non essere capita da chiunque non abbia abbastanza pazienza per assecondare i suoi ritmi flemmatici. Nonostante ciò, rimane una serie fortemente evocativa e più che adatta agli amanti del paranormale.
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