La Storia del Cinema è piena di attori entrati nella leggenda. Tra questi “La Divina” Greta Garbo occupa un posto di rilievo.
Greta Lovisa Gustafsson nasce a Stoccolma il 18 settembre 1905, in una famiglia di condizione modesta, formata da padre netturbino e madre lavandaia.
Propensa alla malinconia, la piccola Greta è anche una grande sognatrice con l’arte dentro. Come lei stessa avrebbe dichiarato in seguito:
“Il mio gioco preferito era recitare, organizzare spettacoli nella cucina di casa, truccarmi, mettermi addosso abiti vecchi o stracci e immaginare drammi e commedie”.
Nel 1920 suo padre muore a causa dell’influenza spagnola e deve abbandonare la scuola. Spinta dalle difficoltà economiche della famiglia e dalla madre, Greta va a lavorare prima nel negozio di un barbiere e poi ai grandi magazzini P.U.B. Qui viene notata la sua bellezza e viene scelta, tra le altre commesse, per una campagna pubblicitaria del negozio.
Sempre durante questo periodo viene scoperta dal regista Erik Arthur Petschle, che si era recato da P.U.B per acquistare dei cappellini, e che la scelse per un cortometraggio del 1922. Entusiasmata dall’esperienza, la giovanissima futura star decide di intraprendere definitivamente la strada della recitazione e riesce anche ad ottenere una borsa di studio per l’Accademia Regia di Stoccolma. La prima grande occasione arriva nel 1924, quando conosce il regista finlandese Mauritz Stiller, che le offre una parte in “La leggenda di Gösta Berling”. Il regista diventerà suo confidente, amico e Pigmalione, sarà lui a suggerirle di cambiare il cognome nel più musicale Garbo. Il successo della pellicola la portò in Germania dove girò “La via senza gioia” nel 1925. La sua interpretazione catturò l’attenzione di Louis B. Mayer che le offrì un contratto quinquennale con la MGM. Greta, insieme a Stiller, si trasferì negli Stati Uniti d’America e nel giro di poco tempo diventò la stella più luminosa di Hollywood, una delle più importanti della Storia del Cinema, quella che occupa il quinto posto nella classifica AFI.
Soprattutto nei primi anni, interpretò quasi sempre lo stesso tipo di personaggio, la seduttrice senza scrupoli, la moglie fedifraga (La carne e il diavolo, Il bacio, Orchidea Selvaggia). Questo la rese insoddisfatta in quanto avrebbe voluto interpretare ruoli diversi, come per esempio Giovanna D’Arco.
Ciononostante la popolarità di Greta Garbo crebbe sempre più, tanto da poter richiedere un cachet più alto ad ogni nuova pellicola. Nel 1930 fu anche esaudito il suo desiderio di girare un film sonoro, Anna Christie, tratto da un’opera di Eugene O’Neill. Leggendaria la sua prima battuta (qui trovate il video):
“Dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio baby”.
Dopo il successo del film, la MGM continuò, ancora per qualche anno, a proporle gli stessi ruoli di personaggi ambigui e con pochi scrupoli (Mata Hari, Il velo dipinto). Il cambiamento si ebbe a partire dal 1932 con il film cult Grand Hotel e continuò con La Regina Cristina (1933), e con le indimenticabili interpretazioni di Anna Karenina (1935) e Margherita Gauthier (1937). Nel 1939, grazie ad Ernst Lubitsch, ebbe l’occasione di recitare in una commedia, un genere mai affrontato, e di dimostrare una volta di più il suo straordinario talento. Il film successivo, Non tradirmi con me (1941), fu un insuccesso e questo la spinse ad abbandonare la carriera d’attrice e Hollywood a soli 36 anni. Nonostante questo e nonostante abbia girato solo venticinque film, Greta Garbo è unanimemente riconosciuta come una delle più grandi attrici di sempre.
Aldilà del talento, testimoniato da quattro candidature all’Oscar (Anna Christie, Romanzo, Margherita Gauthier, Ninotchka) e dall’Oscar alla Carriera ricevuto nel 1954, il suo mito fu accresciuto anche dal magnetismo, dalle storie d’amore ufficiali (famosissima quella con la star del cinema muto John Gilbert) e non ufficiali (Marlene Dietrich e Mercedes de Acosta), dalle leggende su di lei (il rifiuto di farsi vedere dalle maestranze e dai giornalisti quando era sul set), dal suo essere androgina e sensuale allo stesso tempo, anche grazie ad un abbigliamento decisamente anticonformista per l’epoca con pantaloni, giacché dal taglio maschile, cravatte.
Ritiratasi dalle scene, Greta Garbo si trasferì a New York dove visse nel più assoluto riserbo fino alla morte, avvenuta il 15 aprile del 1990.
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