Suburra, terza ed ultima stagione: un degno epilogo?

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La terza stagione di Suburra è stata resa disponibile dal 30 ottobre su Netflix. Questa volta l’amata serie che vede come protagonisti Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara si distacca completamente dagli eventi accaduti nell’omonimo film.

Chiunque si aspettasse dalla terza stagione di Suburra una spiegazione a ciò che avviene nel film di Stefano Sollima del 2015 potrebbe rimanere deluso da quanto è stato fatto accadere nell’ultima parte di questa serie. Con questa terza e ultima parte la serie di Suburra s’impone come universo parallelo; tutt’altro che un prequel, dunque, come si era sempre creduto fino a prima della sua uscita.

Alcuni sospetti sull’assenza di continuità tra serie e film, in realtà, potevano sorgere già da prima.

Basta vedere quanto sia diametralmente opposto il rapporto tra Aureliano (Alessandro Borghi) e Spadino (Giacomo Ferrara) nelle due versioni; migliori amici nella serie, nemici giurati nel film. Era proprio questo contrasto così forte e spiazzante, però, a solleticare la curiosità di chiunque fosse arrivato alla seconda stagione, spingendo a chiedersi quale evento potesse essere accaduto in maniera così mastodontica e irreversibile da modificare per sempre un rapporto così profondo come quello tra i due protagonisti.
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Suburra: dove eravamo rimasti?

La seconda stagione si era conclusa con avvenimenti di grande importanza. Impossibile non menzionare tra questi ultimi il suicidio di Lele (Eduardo Valdarnini), dettato dal peso insostenibile di una coscienza ormai troppo sporca e dalle minacce perpetue di Samurai (Francesco Acquaroli), che aveva puntato sulla tortura – inutilmente – pur di convincere il ragazzo a trapelare informazioni su Aureliano e Spadino.

Nell’ultima scena vediamo Manfredi (Adamo Dionisi) svegliarsi dal coma in cui era caduto dopo essere stato sparato da Aureliano durante un agguato organizzato da Samurai e Quirino (Mario Sgueglia), contabile degli Adami. Il politico Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) vince le elezioni ed entra in Campidoglio e ha un flirt con Sara Monaschi (Claudia Gerini), che decide di puntare tutto sul business degli immigrati.

Adriano (Jacopo Venturiero), speaker radiofonico, svela ad Aureliano e Spadino l’alleanza tra Cinaglia e Samurai, voltando le spalle a quest’ultimo con cui aveva un rapporto simile a quello tra un padre e un figlio.

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La narrazione riprende da pochi giorni dopo la morte di Lele. L’evento cardine che più condiziona gli eventi in questa stagione è l’evento del Giubileo, promosso dal cardinale Nascari (Alberto Cracco) che attira l’attenzione di Samurai, Cinaglia e del siciliano Badali (Emmanuele Aita).

Le fazioni sono ora nettamente divise e la voglia di vendetta di Spadino e Aureliano nei confronti di Samurai è forte. Le vicissitudini che si sono succedute fino al momento in questione mostrano tutto il loro peso sui personaggi in maniera soggettiva e al contempo uniforme; la pressione dovuta alla sete di potere si modella in modo diverso su ognuno dei protagonisti.

Sara Monaschi (Claudia Gerini), come già annunciato nel finale della seconda stagione, è impegnata nel business degli immigrati in Sicilia. La sua presenza, fondamentale nelle prime due parti del telefilm, è ora assente quasi del tutto.

Suburra 3: più spazio alle donne

L’amicizia tra Aureliano e Spadino è più solida che mai nella battaglia comune contro Samurai e Cinaglia e i due fanno partecipare nei loro affari anche le rispettive compagne, Nadia (Federica Sabatini) e Angelica (Carlotta Antonelli).         
Inizialmente nemiche, le due ragazze diventano progressivamente unite nei compiti che sono a loro affidati e le vediamo scontrarsi con un universo estremamente maschilista di uomini convinti che una donna non possa assolvere determinati poteri. Loro, però, danno più volte prova del contrario dimostrando coraggio e determinazione, facendosi strada in un microcosmo criminale fatto di alleanze, inganni e sotterfugi.

Contrariamente a Nadia e Angelica, Alice (Rosa Diletta Rossi), ex-moglie di Cinaglia, rifiuta categoricamente di seguire il marito nell’ambiente criminale e volta le spalle a lui per primo a causa di questa sua scelta. Il suo personaggio, che nelle prime due stagioni era strettamente marginale, acquisisce più importanza in quest’ultima parte della serie.

Una figura nuova è invece quella della cinica e fredda Sibilla (Marzia Ubaldi), complice di Samurai da molti anni che ha con quest’ultimo un rapporto di stretta confidenza e amicizia.

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Nessuna nuova triade; Aureliano e Spadino rimangono un duo

Nelle scene finali della seconda stagione di Suburra, la comparsa di Adriano che manifesta la volontà di aiutare Aureliano e Spadino poteva far ipotizzare un’eventuale nuova alleanza. Tutto ciò non si verifica; Adriano non diventa il rimpiazzo di Lele e Spadino e Aureliano continuano a lavorare nella loro compattezza, accettando come vere alleate soltanto le loro fidate compagne.

La battaglia interiore di Amedeo Cinaglia

Uno dei personaggi che cambia di più è sicuramente quello di Amedeo Cinaglia, il cui equilibrio mentale comincia ad accusare colpi a seguito di tutte le faccende avvenute fino a quel momento che lo hanno visto coinvolto tra personaggi scomodi, minacce e inganni di vario genere.              

È un criminale diverso da Spadino, Aureliano, Samurai e tutti gli altri che hanno molti meno scrupoli nel compiere spietatezze. Cinaglia è un’eterna via di mezzo; non è un buon marito, né un buon padre, né un buon politico, né un criminale esperto. Il suo costante annaspare è la causa della maggior parte delle situazioni scomode in cui si ritrova.

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Suburra 3: un senso di incompletezza

Nulla da dire sul percorso interiore dei singoli personaggi, coerente con quanto successo nelle stagioni precedenti. Il problema di questa terza stagione di Suburra è relativo alla sua brevità; questo particolare non consente dilungamenti di trama e in più punti si ha un’idea di sbrigatività che emerge da alcune azioni in contesti specifici. Si è puntato molto – forse troppo – su colpi di scena e sentimentalismi non necessari, al fine di colmare l’assenza di uno sviluppo più interessante.

Al climax finale segue una fase di raffreddamento breve e insipida, che lascia troppe cose non dette ed è lontana dal rendere giustizia alle personalità ricche e variopinte dei personaggi che erano state delineate nel corso delle tre stagioni.  

Un epilogo che non è totalmente negativo in termini di qualità, ma che avrebbe potuto dare di più.

Quella di slegare definitivamente la serie di Suburra dall’omonimo film è una scelta che ha i suoi pro e i suoi contro.
L’idea corrente di due universi paralleli funziona; è interessante, infatti, immaginare gli stessi personaggi in rapporti diversi e svolgimenti della trama opposti. Proseguire il filo narrativo che conduce al film di Suburra, però, avrebbe potuto rappresentare uno spunto molto coinvolgente e non avrebbe deluso quella parte di pubblico che attendeva delle spiegazioni sull’irrancidimento del rapporto tra Spadino e Aureliano nel film.

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