Winning Time: l’inizio della dinastia dei Lakers.

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Solo poche ore fa i Golden State Warriors di Stephen Curry hanno vinto le Finals NBA 2022 scrivendo il loro nome sull’anello più famoso dello sport americano. Curry e soci sono soltanto l’ultima delle dinastie del basket NBA.

La serie Winning Time, in onda su Sky e Now Tv invece racconta quella dei Lakers ormai entrati nella leggenda. Tratto dal bestseller del giornalista sportivo Jeff Pearlman (Showtime: Magic, Kareem, Riley e la dinastia dei Los Angeles Lakers) i dieci episodi ci (ri)portano alla fine degli anni 70, quando la squadra i Lakers erano considerati poco più che una squadretta ed anche la lega del basket americano era ben lontana dall’essere la gallina dalle uova d’oro che tutti abbiamo imparato a conoscere negli anni a seguire.

«Figliolo, credo che tu debba avere un soprannome. Stavo pensando di chiamarti Dr. J. ma è già usato, che ne pensi se ti chiamo Magic?».

Fred Stabley Jr., cronista del Lansing State Journal a Earving Jhonson
Winning Time: l'inizio della dinastia dei Lakers. 1

La serie ideata da Adam McKay ci racconta, fondendo vari stili di regia ed anche diverse scelte cromatiche che alternano alta definizione a qualità tesa a riprodurre i dispositivi dell’epoca, tutti gli ingredienti alla base della nascita della decade d’oro firmata Lakers. Innanzitutto la visione del magnate Jerry Buss splendidamente interpretato da John C. Reilly, il carattere complicato di Jerry West, le scelte tattiche di Pat Riley impersonato da un Adrien Brody in grande spolvero, l’aura di rispetto che incuteva Kareem Abdul-Jabbar e, last but not least, la nascita di una stella: Earvin Magic Johnson a cui presta il volto ed il corpo Quincy Isaiah.

Winning Time ha ritmo, colori e ottimi spunti. Molti dei protagonisti non l’hanno presa bene a partire da Jerry West e Kareem Abdul-Jabbar, ma in questo genere di prodotti spesso il racconto porta per forza di cosa ad operare delle forzature nel racconto che spesso non vengono accettate dai diretti interessati.

Una cosa è certa, dopo una serie come The Last Dance non era facile proporre una produzione legata al basket carica di un fascino tale da risultare appetibile. Winning Time non è certo interessata a raccontare solo il basket, ma più che altro a spiegare come il basket, per come lo conosciamo noi prima non esisteva e dopo l’approccio letteralmente inventato da quella gestione dei Los Angeles Lakers divenne una specie di standard che portò anche la lega a doversi conformare a nuovi standard.

Quella generazione di sportivi pose le basi per l’impero di Michael Jordan e la definitiva consacrazione negli anni 90. Poi sarebbero venuti i Kobe Bryant e i LeBron fino all’ultimo imperatore Stephen Curry, che proprio come Magic Jhonson ha contribuito a rivoluzionare (ancora una volta) uno sport che tutti credevano avesse detto già tutto.

Raffaele Calvanese
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