In occasione del quarantanovesimo compleanno di Ewan McGregor, iconico interprete di Mark Renton in Trainspotting, una digressione su quello che è considerato il romanzo simbolo di un’intera generazione.
Una vocazione per il cinema, quella di Ewan McGregor, che attribuisce il primissimo ruolo da lui recitato ad una recita per una parrocchia all’età di cinque anni avente come tema Davide e Golia. Tra i suoi esordi nell’ambiente cinematografico ricordiamo il suo ruolo nella serie Lipstick on Your Collar, serie tv del 1993, e Scarlet and Black dello stesso anno. L’anno seguente avvia la propria collaborazione con il regista Danny Boyle che gli frutterà il ruolo di Mark Renton, protagonista di Trainspotting.
Non tutti sanno che le riprese di Trainspotting furono seguite personalmente da Irvine Welsh, autore dell’omonimo romanzo da cui il film è stato tratto; lo stesso Welsh interpreta un breve cameo nella pellicola nel ruolo del pusher Mikey Forrester, personaggio marginale del racconto
L’adattamento cinematografico di Trainspotting è svolto con grandissima abilità da Boyle, che rimane fedele alla narrazione romanzesca senza staccarsene eccessivamente.
Sono da menzionare nel cast di Trainspotting attori quali Ewan McGregor (Mark Renton), Robert Carlyle (Begbie), Johnny Lee Miller (Sick Boy), Ewen Bremner (Spud), Kelly Macdonald (Dianne), Kevin McKidd (Tommy), Shirley Henderson (Gail), Peter Mullan (Swanney), James Cosmo (Mr. Renton), Eileen Nicholas (Mrs. Renton) ed altri che ricoprono ruoli secondari.
Nel 1996 – anno della sua uscita – il film destò numerose polemiche dovute alla massiccia presenza dell’eroina, tematica cardine della narrazione; si accusò la glorificazione della droga, temendo che Trainspotting potesse invogliare i giovani a fare uso di determinate sostanze.
È ben evidente la natura moralista e retrograda di tali accuse, smentite in primo luogo da McGregor e, prima ancora di lui, dallo stesso Irvine Welsh. Quest’ultimo attraversò in prima persona la dipendenza da eroina, che gli funse poi da spunto per quello che poi divenne bestseller; nonostante ciò, mise in chiaro che Trainspotting non è assolutamente da intendere né come una glorificazione dell’eroina, né come una moralistica condanna di essa.
Un curioso particolare risiede nella trama di Trainspotting.
La sua versione romanzesca non è dotata di una vera e propria struttura lineare ma è da intendere più come una collezione frammentaria di storie e, per comprendere questa peculiarità, è bene risalire alle origini del racconto.
Prima ancora di entrare con successo nelle librerie di tutto il mondo, infatti, Trainspotting fu concepito come un racconto da pubblicare a bozze su una serie di riviste letterarie; da qui prende piede l’impronta frammentaria di tutta l’opera, la cui narrazione è polifonica e dove ogni capitolo non riprende mai dalla conclusione del precedente. È proprio in questa caratteristica che va riconosciuta l’importanza e la necessità della sua versione filmica, che dona una struttura solida all’intreccio.
Ad ogni modo, sia romanzo che film seguono le vicende di un gruppo di amici di Leith, sobborgo portuale nei pressi di Edimburgo: Mark, Begbie, Sick Boy e Spud, con la presenza occasionale di Tommy. Ciò che accomuna tutti quanti è l’assenza di uno scopo nella vita che differisca dalla ricerca e dall’uso spasmodico dell’eroina, unico scopo delle loro vite. Scegliendo di ritirarsi dalla vita intesa in senso convenzionale e dalla società produttiva tanto agognata, l’unica aspirazione alla quale il gruppo di Leith dedica tempo ed energie è vivere a scopo edonistico.
Gli espedienti che mettono continuamente in atto – e che sostituiscono lavori normali, comunque irraggiungibili per gente come loro – sono veri e propri atti di sabotaggio nei confronti del sistema e dei piani alti.
Al di là di ogni pregiudizio, Trainspotting è una realistica messa in evidenza del microcosmo creato attorno al fardello della dipendenza.
Mark Renton, protagonista indiscusso di Trainspotting sia all’interno del libro che nel film, tende a precisare che il problema della dipendenza è l’oggetto – in questo caso la sostanza – a cui essa fa riferimento.
Parlando di sua madre in una delle scene iniziali del film, Mark afferma:
Un televisore e una boccetta di Valium. Me la sono già procurata da mia madre che è “nel suo modo domestico e socialmente accettabile” una drogata anche lei.
Mark Renton
Una dipendenza come quella da eroina fa scalpore per le conseguenze disastrose, immediate e soprattutto visibili che questa sostanza provoca. L’eroina è soltanto il mezzo con il quale la dipendenza si verifica in una persona; ognuno è, a suo modo e in ampiezze diverse, dipendente da qualcosa, e molte di queste dipendenze non arrivano ad essere ostracizzate come quelle da narcotici per il fatto che sono, per l’appunto, socialmente accettabili.
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