Inutile negarlo, è impossibile non crearsi una certa asticella di aspettative per la nuova uscita dei Puscifer, terza incarnazione in chiave electro di Maynard James Keenan di ritorno sulle scene il prossimo 30 settembre con il nuovo album Existential Reckoning.
Quando sentiamo parlare di James Herbert Keenan (vero nome del vecchio Maynard), non riusciamo a non pensare a quei mastodonti della musica mondiale chiamati Tool. Un nome così, assieme a tutti gli “allori” che lo circondano, porta dietro di sé senza ombra di dubbio grandi aspettative anche quando si tratta di quei side project che, comunque, nei loro vari generi sono riusciti a non sfigurare mai nel panorama musicale mondiale.
Dopo il mirabolante Eat The Elephant, ultimo lavoro degli A Perfect Circle che ha diviso e spiazzato l’intera scena musicale mondiale, diviene ancora più naturale nutrire una certa speranza e aspettativa anche nei confronti del progetto meno “rinomato” del vecchio James, specie a fronte del controverso Fear Inoculum (LINK) che, dopo 13 anni, ha portato ad un ritorno dei Tool (Link) molto dibattuto, non poco polemizzato e che ha lasciato vuoti non pochi stomaci (come il mio, ad esempio).
Mettiamo subito le carte in tavola e diciamolo schiettamente: aspettarsi un bis qualitativo di Eat The Elephant del Keenan anche da questo nuovo lavoro dei Puscifer è una percezione che non farà altro che lasciare delusi
Di fatto l’ensamble elettronica e sperimentale con Existential Reckoning presenta un album a dir poco enigmatico, difficile da decifrare e che, sicuramente, non fa dell’impatto la sua forza maggiore.
Dando a Cesare ciò che è di Maynard, però, è impossibile non notare, con Existential Reckoning, una certa “maturazione” nel sound della band electro/industrial rock.
Una maturazione che, nonostante tutto, lascia però in “sospeso” un album retorico e apparentemente incapace di “colpire nel segno”. Impostato su di un sound opaco che attinge a piene mani nella scena industrial/alternative anni 80/90, il nuovo lavoro dei Puscifer, nonostante le buone idee messe in campo, sembra mancante di quel piglio, di quella freschezza di quel potenziale comunicativo che rese le glorie (per quel che ne dicano i detrattori) proprio degli A Perfect Circle di Eat The Elephant.
Un’idea musicale, quella degli ultimi APC, il cui genoma è senza dubbio rintracciabile in parte persino in Existential Reckoning anche se, in fin dei conti, a piccole e bilanciatissime gocce.
“Spruzzi” espressionistici lanciati qua e là udibili in particolar modo nelle tracce più convincenti facenti parte dei 60 minuti di riproduzione totale come la opener Bread and Circus, Upgrade e Personal Prometheus (chiara citazione ai Depeche Mode). Ciò che ne emerge sono pezzi ben strutturati, dal sound “miscelato” dove elementi elettronici e strumenti canonici (chitarre, percussioni) si fondono in modo bilanciato dando vita a tracce al limite tra la contemporaneità ed il citazionismo sfrenato anni 80/90, tutti localizzati in un ambiente sonoro immersivo e tendente al dark tipico dell’elettronica/industrial dell’epoca.
Le vicinanze ai Depeche Mode, però, non si fermano solo nella citazione della storica Personal Jesus, pezzo storico dell’allora quartetto inglese, ma prosegue anche nei sound gloomy miscelati tra i colori del pop e la freddezza dell’industrial di tracce come Bullet Train to Iowa e Grey Area. Due pezzi, questi, dove l’ispirazione all’elettronica che ha fatto la storia, con tanto di cappello a Dave Gahn e soci, pregna ogni secondo di riproduzione proiettando Existential Reckoning in una dimensione quasi citazionistica uscendone, però, con qualcosa di più di una semplice emulazione. Di fatto l’indurimento dei suoni, l’utilizzo maggiore delle chitarre e le voci femminili di Carina Round, oltre al timbro inconfondibile di Keenan, sono gli elementi in grado di aggiungere “quel sale in più” necessario a trasformare due potenziali “cover” in ottime canzoni.
Con A Singularity trova spazio la vena più elettronica ed evocativa del gruppo, con un pezzo dai toni solenni e dalle ambientazioni atmosferiche ideale come potenziale colonna sonora per un film di David Lynch. Non mancano, ovviamente, episodi più sperimentali e dai sound più osé come quelli rappresentati da Theorem e Postulous, tracce che non riescono però a impressionare risultando alquanto dimenticabili.
Cambiando timbri e toni Existential Reckoning decide di virare abbandonando le “freddezze industriali” per avvicinarsi alle dimensioni più colorate di un alternative sempre, ovviamente, ben antecedenti agli anni 2000. Così con pezzi come la catchy e “provocatoria” Fake Affront l’altrettanto “ottantina” e frizzante The Underwhelming si va ad aggiungere del colore ad una tavolozza che, in gran parte, continua comunque a pescare da quei sound che hanno fatto la storia della musica ancor prima dei Nirvana, dei Pearl Jam e degli stessi Tool.
Insomma, tirando le somme su questo nuovo lavoro dei Puscifer, possiamo dire con certezza di ritrovarci di fronte a quello che risulta essere tutto sommato un buon album e non di più
L’idea alla base è chiara e senza ombra di dubbio è stata seguita ed eseguita coerentemente. Un rispolvero contemporaneo di temi musicali ormai passati alla storia che senza ombra di dubbio non guasta, rendendovi onore con musica nuova e di buona fattura ma che, nel complesso, non riesce a colpire.
Le tracce notevoli come Upgrade, A Singularity e Personal Prometheus subiscono un pochino la complessiva mancanza di piglio di un lavoro composto in gran parte da buone canzoni e pochi episodi dimenticabili a fronte, purtroppo, della totale mancanza di picchi “memorabili”.
Existential Reckoning si presenta quindi come un compito per casa ottimamente svolto dai Puscifer che pecca, purtroppo, di quel carattere e di quel piglio in grado di aggiungere anche quest’album alle pietre miliari della discografia di quel viticoltore eclettico mattacchione di Maynard James Keenan.
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l’ultimo lavoro dei Tool e l’ultimo degli APC mi hanno deluso. Per quanto mi riguarda i puscifer sono l’unica realtà veramente fresca e di spessore del nostro caro Maynard.
Io trovo molta freschezza in questo album e spero che il mondo della musica segua il loro lavoro.
Non capisco i picchi memorabili di cui scrivi, forse non riesci ad entrare nel genere….libera la mente e lasciati andare alla melodia non al picco.