I miei Fast Animals and Slow Kids sono una di quelle band che non ti aspetti. Una band che per me, dopo più di anno da quando li ascoltai per la prima volta, rimangono ancora sconosciuti, ma un fattore, negativo, che riesco ad accettare, un fattore che rende il tutto più “romantico”
Per me i Fast Animals and Slow Kids rimangono ancora un mistero, un grosso mistero, conosco “poche” canzoni, ma che valgono molto per me, tanto da permettermi di scrivere questo articolo. Gli articolo precedenti sono stati su una band (The Zen Circus) ed un artista (Francesco Guccini), con cui ho fatto un percorso di conoscenza, anche approfondita, con cui ho portato avanti un percorso di immedesimazione nei loro brani. Invece nel caso della band di Perugia tutto questo non è avvenuto, sia perchè, anche conoscendoli da più di un anno, conosco poche canzoni, sia perchè quando li ascolto entro in un mood completamente diverso dal solito.
Come avrete intuito dai due articoli precedenti è importante per me quella sensazione che ti fa sentire come se la band o l’artista che ascolto in un certo momento mi “parli”. Questo succede anche con i Fast Animlas and Slow Kids, ma in modo diverso. Infatti con loro sembra quasi che mi dicano di fermarmi nel momento in cui, sentendo una loro canzone, mi sala quell’arrabbiatura o mi comincio a sentire giù di morale, quasi a dirmi che con loro non c’è bisogno di “incazzarsi” o essere tristi, c’è solo da essere felici, che tanto, ti proteggono loro. Una sensazione per me completamente nuova e strana, ma infondo con le band si scoprono anche delle nuove emozioni.
Ma è ora di cominciare a raccontare la storia tra me ed i Fast Animals and Slow Kids, una storia che non doveva neanche cominciare
Con i Fast Animals and Slow Kids feci un errore, un errore che non si dovrebbe mai fare quando si ha in mente di scoprire nuova musica. Io “odiavo” i FASK, senza che li avessi mai sentiti, non so, ma dentro di me c’era un qualcosa che li considerava la classica band “indie”, una band che basava la sua musica su basi strumentali trite e ritrite e testi tutti uguali, ma poi arrivarono due momenti ben precisi, due momenti che appunto, a loro modo, mi fecero piacere la band di Perugia. Il primo momento fu l’uscita del loro ultimo album, ovvero Animali Notturni, dove è contenuta la loro “mia prima canzone”, “Radio Radio”. Il secondo momento fu invece il vedere un loro live, anche senza conoscerli completamente.
Di solito, per conoscere una band, o darsi un’idea di essa non basta un solo album, o almeno io mi comporto così, ma per i Fast Animals and Slow Kids feci un’eccezione, facendomi bastare un solo album, dunque in questo articolo mi concentrerò solo su Animali Notturni. Sono sempre stato del pensiero che se un album di una band è considerato, da gran parte del fandom della band, un album “non all’altezza” non è detto che possa essere tale per chi si approccia per la prima volta a quella band, quel qualcuno che quel certo album quello giusto per cominciare ad ascoltare una certa band, ed è quello che successe con Animali Notturni.
Tre canzoni di Animali Notturni, con cui i Fast Animals and Slow Kids si sono presi un pezzo del mio cuore. Tre canzoni con cui raccontare i miei FASK
Ci sono tre canzoni principali di quell’album che hanno segnato la mia storia con i Fast Animals and Slow Kids: “Non Potrei Mai”, “Animali Notturni” e la prima che ascoltai, ovvero “Radio Radio”, tutte e tre importati, ognuna con un ben precisa caratteristica che mi ha fatto “adorare” i FASK. La prima canzone come caratteristica ebbe il farmi andare “simpatiche” certe sonorità, la seconda mi fece innamorare dei loro testi e la terza mi fece capire che non i FASK non fossero quello che mi aspettavo.
Il discorso delle sonorità si riferisce a “Non Potrei Mai”, infatti in quella canzone sono presenti delle sonorità, che di norma a me non vanno tanto “simpatiche”, ma la band di Perugia mi mise il tutto sotto un altro punto di vista, domandandomi: “e se queste sonorità ti fossero sempre piaciute?”, ecco, la risposta è scontata. Poi ci fu la title-track, “Animali Notturni”, in cui il testo mi prese subito, fin da quella prima frase, di poche parole, “ma dove son finiti tutti quanti”, una frase forte, dura, “una cattiveria” positiva, che piano piano si calma, diventando quasi un sogno, un desiderio di un qualche tipo di ritorno di quei “tutti quanti”.
Infine c’è “Radio Radio” con cui i Fast Animals and Slow Kids mi mostrarono la loro rabbia, ma di più mi mostrarono quanto loro quella band che se vuole può trasformarsi da band “indie” a band a tratti alternative punk, facendomi dire “non me lo sarei mai aspettato”.
Infine, per completare la storia tra me ed i Fast Animals and Slow Kids mi sento in dovere di parlare dei loro live.
Tra l’energia che si prova ai loro e la bellezza di vederli sul palco, ci fu una cosa che mi piacque molto, che a tratti può sembrare banale. Perchè durante i live, più precisamente durante la presentazione, con la loro celebre frase “Ciao a tutti noi siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia”, sanno sempre che qualcuno di nuovo ai loro live c’è sempre, ed il loro pensiero e far sentire quella persona a suo agio, anche nel caso non conoscesse tutte le canzoni, come nel mio caso. Questi sono i miei Fast Animals and Slow Kids, una band con cui mi è bastato relativamente poco per apprezzarla, una band che continuo a scoprire sempre, di conseguenza prendere questo articolo come se fosse in continuo aggiornamento.
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