«Questo tour sarà come un “viaggio”, un parallelismo con la mia vita, visibile attraverso i cambiamenti del palco». Lo aveva rivelato Marco Mengoni in un’intervista di maggio 2025 e lui le promesse le mantiene. Lo ha dimostrato ieri sera durante il concerto allo Stadio Olimpico di Roma al quale hanno assistito oltre 50 mila persone.
Un viaggio in sei atti tra macerie, luce e rinascita
Nuovi arrangiamenti, costumi audaci, e un palco interamente progettato da lui stesso, frutto di mesi di ricerca e studio: Marco Mengoni ha messo tutto questo nel suo nuovo tour negli stadi da 12 date – di cui 9 sold out – e 500 mila biglietti venduti. Un concept ispirato alla tragedia greca e diviso in sei atti: prologo, parodo, episodi, stasimi, esodo e catarsi. 2 ore e 40 minuti di spettacolo, durante il quale, con l’aiuto di una voce fuori campo, racconta di un percorso di crescita, caduta e rinascita.
A dare inizio al concerto sono tre suoni improvvisi, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, che creano suspense e attirano l’attenzione del pubblico. Con Marco ancora nel backstage, sul palco sono già presenti i ballerini e la scenografia: un insieme di macerie e blocchi di cemento. «La vita è l’insieme delle esperienze che siamo portati ad affrontare, dalla gioia incontenibile al dolore insostenibile. Sapere che qualcuno è già riuscito a compiere questo percorso ed è riuscito ad andare oltre può essere di conforto». Si parte con il botto, la scaletta schiera subito due tra i brani più attesi: «Ti ho voluto bene veramente» e «Guerriero».

Marco negli Stadi 2025 è un’esperienza coinvolgente e totalizzante, che non si limita alla musica/va oltre il semplice ascolto della musica, in cui si fondono coreografie, luci, scenografie di grande impatto e messaggi sociali. Sul megaschermo compare uno scenario da film di fantascienza, sembra quasi di essere su Marte o su Arrakis e un attimo dopo ecco scorrere fiumi di lava e palazzi distrutti dai bombardamenti. «Abbiamo dimenticato il senso comune. L’egoismo ha distrutto la nostra società, pensiamo davvero che la colpa non sia mai nostra, che la responsabilità sia solo degli altri. Se accettiamo uno sterminio è perché in fondo non ci riguarda. È il nostro silenzio che lo sta permettendo».
Ben presto le macerie lasciano spazio ad una città di vetro «molto bella da vedere ma con tante fragilità». L’atmosfera si fa più intensa e Mengoni porta sul palco la sua anima più profonda: sulle note di «Cambia un uomo» e «Luce» (dedicata alla mamma scomparsa di recente) tutto l’Olimpico si stringe in un abbraccio. È il momento delle hit sanremesi, «L’essenziale» e «Due Vite»: Marco è sospeso in aria su una passerella che gli permette di accorciare le distanze con il pubblico e di lasciarsi travolgere dalla sua energia.
Non mancano momenti di grande emozione e del tutto inaspettati: dagli omaggi a Jovanotti, Soundgarden e Duran Duran passando per una proposta di matrimonio improvvisata al duetto speciale con una fan sulle note di «Proteggiti da me».
«Oggi la gente ti giudica per quale immagine hai»
Tanti prima di Mengoni hanno sfidato i canoni performativi e di genere: da David Bowie a Renato Zero, da Damiano David ad Achille Lauro. Trasparenze e lustrini ci sono sempre stati, fin dagli esordi, eppure nei giorni scorsi il cantante di Ronciglione è stato travolto da critiche ed insulti, alle quali ha risposto con ironia. A scatenare la polemica un corsetto ricoperto di cristalli. Sotto i riflettori il top cattura la scena, fondendosi perfettamente con l’anima dello spettacolo.
Non si tratta di moda o vanità, dietro quel bustier si cela un messaggio più profondo: la libertà di esprimere se stessi, senza filtri. Può piacere o no, ma intanto a brillare non sono tanto le paillettes, ma il suo talento, il suo carisma e la sua voce. Marco Mengoni non è semplicemente un cantante, è un artista a 360 gradi. Il suo non è un semplice concerto, ma un vero e proprio show, in cui coglie l’occasione di manifestare il suo pensiero e di farsi portavoce di libertà e pace. Se ci fossero più persone con la stessa sensibilità emotiva di Marco Mengoni il mondo sarebbe un posto migliore.
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