La parabola della band britannica Evile, iniziata nei primi anni Duemila, sembrava essere piuttosto promettente nonostante alcune riviste e giornali li avessero “accusati” di citare troppo i gruppi thrash metal del passato (una cosa del genere è successa anche agli Airbourne).
Ma i fratelli Drake hanno tenuto duro fronteggiando dei colpi non da poco come, ad esempio, la morte del bassista Mike Alexander nel 2009 durante il tour con gli Entombed e gli Amon Amarth. Il suo posto è stato poi preso dall’attuale Joel Graham ed al quale è stata dedicata la delicata e commovente “In Memoriam” (da “Five Serpent’s Teeth” del 2011).
Purtroppo il 2020 non ha portato solo Covid e lockdown in casa Evile, il frontman Matt Drake, infatti, lascia la band dopo anni di militanza sin dai primi vagiti adolescenziali. Il peso ricade dunque sul fratello chitarrista, Ol, che qui si cimenta anche nei panni di cantante.
Assieme a lui ci sono il fido batterista Ben Carter, il già citato Joel Graham al basso, il nuovo arrivato Adam Smith alle chitarre ed il tanto sospirato quinto album intitolato “Hell Unleashed”.
Come se l’è cavata, dunque, la band inglese tenendo conto del fatto che, dal 2013 con “Skull”, le produzioni scarseggiavano? Beh, direi che potete tirare fuori lo smanicato di jeans con le toppe, stappare una birra ed alzare il volume!
Paralysed: in apertura di Hell Unleashed, un attimo di sospensione elettrica e poi, dopo il feedback iniziale, parte un assalto thrash con marcate venature death in pieno stile Slayer. Si tratta dunque dell’esordio dietro al microfono di Ol Drake, chitarrista e fratello minore del dimissionario Matt Drake, dimostrando comunque come il thrash anni Ottanta sia ancora vivo nella famiglia.
Non per niente, ascoltando gli Evile, i richiami a gruppi storici come Metallica, Testament ed i già citati Slayer sono sempre in evidenza. Del resto, ne avevamo anche già parlato con i nostrani Evilizers ed il loro ultimo Solar Quake.
Gore (feat. Brian Posehn): primo ed unico ospite del disco con una traccia dal titolo che ricorda i primi Death e da un sound leggermente più doom, non ai livelli di Black Sabbath o Electric Wizard, ma direi che ci siamo capiti. L’attore e musicista americano Brian Posehn, infatti, oltre ad essere apparso nei panni del goffo geologo in The Big Bang Theory, è apparso anche nei videoclip di esimi colleghi come Red Fang, Anthrax e Mastodon. Ricordatevelo quando, udendo la sua voce in questa traccia accompagnata da riff assassini, riguarderete la fortunata serie americana.
Incarcerated: se volete fare un collegamento con il lockdown, liberissimi di farlo, anche perché le note iniziali sono quasi “clean” prima di un lento incidere sempre più elettrico, granitico ed arrabbiato con il mondo. Brano quasi impercettibilmente più melodico con la giusta aggiunta di armonici artificiali e costruzione di riff su scale minori per non lasciare al palm muting tutto il “lavoro sporco”.
War of Attrition: poteva mancare la parola “guerra” in un album di thrash metal anche se non siamo più nei blasonati anni Ottanta? Ovviamente no e quindi, in piena “operazione nostalgia”, alzate il volume del vostro stereo! Da notare poi il vortice dell’assolo finale, una sorta di mescolanza tra un Kerry King pronto a spaccare la barra del tremolo ed un Alex Skolnick che si riscalda le dita prima di salire sul palco.
Disorder: armonie raffinate e taglienti come rasoi faranno a striscioline le vostre orecchie con la grazia di un barbiere psicopatico, ciao Sweeney Todd, mentre la voce di Ol Drake canta, anzi urla, il suo personale “elogio” al caos ed al disordine.
The Thing (1982): sempre perché ci troviamo all’interno di un disco thrash metal, quale è Hell Unleashed, un altro elemento immancabile è il cinema horror d’autore. Mai dimenticato e mai troppo elogiato, anche da gruppi più moderni come i Municipal Waste, qui si va a “scomodare” addirittura un signor regista come John Carpenter ed il suo capolavoro “La Cosa”. Fateci caso mentre la batteria martellante spazza via tutto dalla sua strada, le voci si confondono tra di loro e le corde di basso e chitarra vanno a tessere un arazzo assassino di tentacoli pronti ad impossessarvi del vostro corpo come la creatura del film.
Zombie Apocalypse: sperando che non si tratti dell’omonimo film dell’Asylum, sì quelli di Sharknado ma presi durante il periodo in cui ci “credevano” davvero in ciò che stavano facendo, qui siamo di fronte alla traccia più breve dell’intero album. Solo due minuti e mezzo contro i quasi cinque di media ed anche, molto stranamente, quasi più “tranquilla” rispetto agli altri brani. Il ritmo, poi, è davvero una chicca perché ricorda davvero l’incedere lento e costante dei nostri morti viventi preferiti! Che sia un omaggio al compianto George A. Romero? A voi la scelta!
Control from Above: il basso scandisce il tempo mentre le chitarre e la batteria si prendono qualche momento prima di passare al consueto attacco andando, anzi, a preferire un approccio quasi più “morbido”. Naturalmente quest’ultima sensazione dura veramente poco e la traccia continua a martellarci la faccia a suon di cazzotti distorti. I riff che vanno ad arricchire gli intermezzi sono comunque piuttosto coinvolgenti e, con un minimo di “immaginazione”, possono far ricordare gli Annihilator dei primi album.
Hell Unleashed: suoni curiosi esplodono come porte in frantumi da quest’ultima traccia, un feedback elettrico si sparge per l’aria e poi, come all’inizio, si riparte in pienissima forma con un finale in stile Sodom. Ragazzi, è giusto così!
In conclusione che cosa si può dire dopo il primo ascolto di “Hell Unleashed” dei “ritrovati” Evile? Beh, innanzitutto che è un disco in grado di comunicare tutto quello che ha in mente in circa una quarantina di minuti.
In secondo luogo che, oltre a poter risultare un pochino ripetitivo in alcuni passaggi, è comunque un disco onesto per segnare il ritorno di una band “afflitta” da una certa sfortuna in fatto di componenti. Rimettete Hell Unleashed sul piatto e poi fatemi sapere che ne pensate!
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