E già, che ci crediate o no anche la musica è un lavoro. Mi rivolgo proprio a voi, voi che state leggendo già con le mani pronte a digitare i vostri inconsistenti commenti da leoni da tastiera. Voi fervidi e fantasiose menti che, per qualche oscuro motivo (forse ignoranza) credete ancora che l’arte sia un gioco per bambini viziati e che siete stati in grado di inveire contro un Tiziano Ferro il cui unico peccato, a quanto pare, è stato quello di ricordare che esiste un’industria musicale con annessi lavoratori che, come chiunque altro, vanno tutelati
Non si sentano toccati, ovviamente, dalle mie parole coloro che riconoscono la legittimità e il valore economico, produttivo e in primis umano dell’industria musicale. E proprio il termine “industria” dovrebbe far riflettere invece i più polemici leoni da tastiera, quelli che in genere hanno già pubblicato un commento sprezzante e ricolmo di odio prima ancora di esser riusciti a switchare la connessione delle mani o della bocca dalle parti più basse ed oscure del loro corpo restituendola, invece, al cervello.
Serve una risposta. Non per me ma per chi ancora oggi continua a comprare biglietti, penso alle persone che lavorano sul palco e dietro al palco e quest’estate abbiamo diritto di sapere se possiamo fare o no concerti perché al momento siamo bloccati
Tiziano Ferro
Riprendendo il discorso, il noto cantautore italiano Tiziano Ferro, tra le voci più importanti e notevoli del panorama artistico italiano, ospitato nella serata di Pasqua da Fabio Fazio, ha fatto notare le sue perplessità per la situazione a cui il Covid-19 ha relegato il mondo della musica tanto quanto quello dell’industria ed economia in generale (in alto il virgolettato con le relative dichiarazioni). La richiesta di Ferro era quella di maggior chiarezza da parte del governo, una chiarezza necessaria per fini organizzativi ed economici di un mondo articolato e dotato di meccanismi a dir poco imponenti come quello della musica.
Una richiesta legittima per qualunque persona dotata di un minimo di spessore intellettuale
Ci accontenteremmo anche del silenzio di chi, invece, semplicemente non interessato o in grado di capire. Non tolleriamo, invece, l’odio, il livore e l’ignoranza di chi, a quanto pare, crede ancora che l’arte sia un gioco e scambia l’appello di un’artista, rivolto a nome di tutto il mondo della musica e dei suoi lavoratori, come l’egoista richiesta di chi vuole solo aumentare il suo conto in banca.
Già, perché purtroppo è questo che succede quando il mediocre ignorante impatta contro qualcosa che non capisce e che invidia, probabilmente, per il suo maggiore. Lo accusa di malvagità, di egoismo, lo scredita, incapace di accettare la propria mediocrità e quindi bisognoso di portare al suo livello tutto ciò che risiede su vette più alte.
Facciamo un brevissimo salto indietro nel tempo, quando meno di due anni fa nacque proprio sui social una vastissima querelle nei confronti di Spotify Premium
Il mastodonte dello streaming musicale decise di optare per un’azione forte ricercando e chiudendo tutti gli account creati illegalmente e senza pagare la tassa mensile richiesta. In molti furono, giovani e meno giovani, a criticare la piattaforma di streaming dal logo verde, parlando della musica come di un qualcosa di cui dover fruire, per diritto, liberamente e gratuitamente.
Già in quel frangente fu evidenziato l’incredibile discredito di cui, purtroppo, gode l’industria musicale nelle menti delle persone e l’incapacità di capire che l’arte ha un prezzo, un valore, deciso non solo dalla sua bellezza ma anche dall’impiego di mezzi e professionalità messe in gioco per produrla.
Torniamo, invece, all’oggi, al qui e ora, a quel fatale e devastante momento che probabilmente mi costerà un infarto prima ancora della conclusione di questo articolo.
Credete per caso, voi grandi giullari del mondo internet, che la musica sia gratuita? Credete per caso non vi sia un’industria dietro? Credete per caso che i palchi dei concerti a cui andate ad assistere si montino da soli?
Credete che i vostri musicisti preferiti si esibiscano per gioco, senza dietro un asset di professionalità li presenti per regalare un’esperienza valida (turnisti, tecnici, fonici, operai). Credete anche, forse, che i biglietti si vendano da soli e che i locali e le sale concerto, normalmente impegnate nell’ospitare gli eventi medio piccoli, siano condotte da omaccioni con la sindrome di Peter Pan che niente di meglio hanno da fare se non organizzare un intrattenimento per le vostre noiose vite senza doverci sopra guadagnare il pane?
Non volete proprio capirlo che dietro l’arte vi è impegno, investimento. L’impiego di un macchinario vasto che non mette il pane in bocca solo all’artista che adorate, la cui musica vorreste ascoltarla gratuitamente (ignorando produzioni la cui spesa si muove agilmente tra i 10.000 e gli 80.000 euro, senza considerare le spese di marketing), ma anche ai lavoratori che rendono il suo servizio tale.
Quando andrete a un concerto, magari proprio di Tiziano Ferro, se mai ci andrete di nuovo (e vi auguro di divenire sordi perché, credetemi, la musica non ve la meritate) incontrerete personale in biglietteria, incontrerete roadie e personale tecnico che monterà palchi e luci. Incontrerete fonici o musicisti turnisti che, spesso non pagati a peso d’oro, permettono l’esibizione del solista di turno possibile. E, probabilmente, incontrerete anche qualche giornalista musicale che, come me, va li per scrivere un live report e portare avanti il suo progetto editoriale.
Inutile dirvi che ho toccato solo la punta dell’iceberg del grande macchinario artistico musicale. Al netto di ciò mi chiedo come sia possibile definire deprecabili le considerazioni di chi ragiona sulla tutela di una classe dei lavoratori, quella dei dipendenti artistici, che niente ha in meno e niente ha da invidiare al lavoratore dell’industria o l’impiegato d’azienda (anzi, spesso se la passa anche peggio ricevendo anche meno tutele).
Oggi per l’ennesima volta abbiamo visto il popolo italiano sputare sull’arte
“Vi sono cose più importanti ai tempi del Covid”, sbraita il Mister X di turno nei confronti di un Tiziano Ferro, che essendo già benestante non dovrebbe quindi preoccuparsi della sua carriera. Come se dalla sua carriera non dipendessero quelle di migliaia altre persone. Ma che parlo a fare, probabilmente se infilassi la testa nella pentola per scambiare quattro chiacchiere con la peperonata otterrei un risultato più reattivo ed edificante.
Il vostro problema è semplice. Giudicate l’arte come qualcosa di secondario, come un bene non necessario. Ne ignorate il peso umano, ne ignorate la capacità comunicativa e di accrescimento, il suo bene culturale in grado di giovare e renderci persone migliori. Allo stesso modo ignorate che anche dietro di essa vi è un lavoro, e tutto ciò perché siete troppo ignoranti per capire che l’arte non è solo un rinunciabile gioco per bambini ma un mestiere, un lavoro importante tanto quanto il medico, l’insegnante, il muratore o il panettiere.
Fate un favore al mondo, una volta per tutte e con riguardo. Smettetela di sputare veleno sopra il prossimo vostro senza nemmeno soffermarvi a ragionare sulla natura delle cose. Capisco che, abituati alla mediocrità, probabilmente non credete nemmeno di poter costruire un ragionamento e una comprensione preferendo, quindi, tirar fuori il mitragliatore a cazzate di cui siete armati sparando sulla folla per allietare, assieme alla vostra combriccola di patate parlanti, la vita di chi dall’internet vorrebbe ottenere cultura e intrattenimento e non un fegato spappolato. Ma almeno provateci a ragionare, ogni tanto, e se alla fine del ragionamento siete ancora gli stessi idioti di prima, allora, fate un gesto di carità e privatevi del dono della parola.
C’è sempre di più di quello che superficialmente credete dietro alle cose e, soprattutto, ogni ambito lavorativo e umano merita la stessa tutela in momenti di crisi. Anzi, forse proprio quelli che eviterei di tutelare sono gli stupidi, coloro che considerano l’arte un gioco e chi vi lavora solo dei bellocci ricchi e viziati. Quella delle star, cari miei, è solo la punta di un iceberg fatto non solo di operai ma anche di artisti mediamente o poco diffusi che, con un concerto, potrebbero portarsi a casa la pagnotta.
Solo menti deboli, oscure e di scarso spessore possono ritenere l’arte un bene secondario e, con essa, di secondaria importanza coloro che vi lavorano guadagnandosi onestamente il pane. Ringraziate il cielo, invece, di poter ogni tanto andare a qualche concerto e di poter ascoltare, a prezzi stracciati, la musica dei vostri artisti preferiti così da occupare qualche momento del vostro inutile tempo. La vostra vita senza l’arte sarebbe ancora più triste e grigia e li, forse, capireste l’importanza di ciò su cui, oggi, sputate sopra.
In ultimo, Tiziano Ferro caro, un consiglio da “amico”, non ti curar di loro ma guarda e passa. O, al limite, mostragli il dito medio.
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3 commenti su “Tiziano Ferro insultato sui social per aver chiesto di tutelare il mondo della musica. Qualche idiota, in Italia, pensa ancora che l’arte sia un gioco”
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