I Trick or Treat tornano sulla scena con un nuovo album dopo un’attesa di alcuni anni.
The Legend of the XII Saints è un concept album con cui i Trick or Treat affrontano la saga dei Cavalieri dello Zodiaco, lo storico anime di Masami Kurumada.
Difatti tutte le canzoni riguardano gli eroi – o i santi, che dir si voglia – dello zodiaco, muovendosi lungo tutti i segni zodiacali da Aries a Pisces, introdotti e conclusi da un’ode alla dea Atena: Ave Athena e Last Hour (The Redemption).
La band modenese quindi offre un album power metal dalle tematiche quanto mai epiche attraverso gli episodi di una saga “universale”. Tutti i brani sugli eroi dello Zodiaco scorrono quindi su fiumi di note ad altissima velocità e ritmiche forsennate e serratissime. Assolutamente fenomenali i lavori di voce di Alessandro Conti e dietro le pelli di Luca Setti. La loro presenza carismatica conferisce uno straordinario surplus di intensità a un album che vuole assolutamente imporsi per i tratti epici. Ma un plauso speciale va fatto anche al tastierista Alessio Lucatti (Vision Divine, Deathless Legacy), che con le sue tastiere riesce a farci sfiorare le stelle con un dito, trasportandoci fino ai confini del cosmo.
I Trick or Treat ci sanno sicuramente fare e The Legend of the XII Saints è un album assolutamente piacevole da ascoltare.
Per chi è appassionato poi della saga giapponese, sicuramente riconoscerà alcuni rimandi agli anime all’interno dei testi cantati e delle atmosfere ricreate.
Come da canone del genere musicale, il repertorio è abbastanza compatto e lineare su una certa idea di sound da cui ci si smuove poco. I brani sono quindi quasi tutti basati su ritmiche molto veloci e su sonorità molto acute, sebbene volta per volta si riesca a definire con appunti caratteristici ogni canzone. In questo modo, su un sostrato prettamente Power, la band si concede piccole esternazioni verso generi affini, inserendo influenze da altri ambienti. Va notato un fatto: ogni sfumatura caratteristica di ciascun brano è coerente col segno zodiacale a cui si riferisce.
Per esempio, TAURUS Great Horn presenta un riffing aggressivo, molto vicino al Metal americano.
Allo stesso modo è aggressiva la canzone dedicata al segno del Leone, LEO Lightning Plasma, che si dota anche di tastiere alquanto futuristiche, molto azzeccate al fulmine al plasma a cui si riferisce il titolo. Si mantiene poi spesso quella concezione di futuro che si poteva avere soprattutto negli anni Ottanta. Per gli appassionati della musica di quegli anni, o per i prodotti dell’epoca (dalla TV allo stesso immaginario ottantiano), i Trick or Treat hanno compiuto un’operazione di revival di ammirevole spessore.
The Legend of the XII Saints scorre quindi in maniera molto piacevole, presentando numerosi picchi estremamente azzeccati. Intensa è CANCER Underworld Wave, probabilmente la canzone migliore dell’album. Ma lascia senza fiato l’intro di VIRGO Tenbu Horin, con un Lucatti in forma smagliante a illuminare il cielo con la Costellazione della Vergine.
Assoluto punto di forza di questo album sono le introduzioni, tutte variegate a richiamare i diversi passaggi e i numerosi eroi del Cosmo e dello Zodiaco.
Nel loro svolgimento infatti i brani mantengono una sorta di costanza nella loro esecuzione: il ritornello sparato a tutta velocità e con elevati acuti è quasi sempre presente. Per alcuni potrebbe essere un piccolo difetto, una mancanza di varietà che per un album di un’ora abbondante può risultare un po’ pesante. Ma per chi conosce il genere e ha la passione per questa band di sicuro non rimarrà deluso.
L’unica pecca che si nota, anche con un certo rammarico, è la quasi assenza di ballad. O meglio, sono tutte concentrate verso la fine dell’album.
La prima, anche piuttosto ingannevole, è SAGITTARIUS Golden Arrow. La sua partenza morbida e delicata si sviluppa poi in un brano complesso e controverso, anche piuttosto ipnotico. Sicuramente uno dei brani migliori, insieme a CANCER e VIRGO. Un’altra è PISCES Bloody Rose: pezzo a dir poco splendido, ballad coinvolgente e con una discreta dose di originalità. Tuttavia, subito dopo c’è un’altra ballad conclusiva: Last Hour (The Redemption). Canzone più da chiusura di concept che pezzo a sé stante, si basa su ritmiche lente, morbide, batteria elettronica e un coro ripetuto per metà della durata. Effettivamente sul lato compositivo dell’album c’è questa piccola pecca e una maggior redistribuzione dei momenti calmi avrebbe migliorato la qualità complessiva.
Questo comunque non deve trarre in inganno.
I Trick or Treat sono tornati con un disco di grande pregio, contribuendo a mantenere alta l’asticella del Metal italiano. Si può anzi dire, con una certa sicurezza, che il nostro panorama sul lato delle uscite sta producendo materiale di assoluto valore, e i Trick or Treat danno il loro contributo.
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