Conosciuto soprattutto per l’intramontabile Oliver Twist, Charles Dickens era scrittore ma anche reporter, giornalista e grande viaggiatore. I suoi occhi avevano visto talmente tanto da trasmettere alla sua penna un’ironia viscerale capace di generare un sorriso anche leggendo racconti duri, percorrendo una scia descrittiva incredibile, frutto di genio e talento ma anche sensibilità.
Riguardo le atmosfere dickensiane, George Orwell disse:
“Sono sempre vivide. Quando descrive una cosa una volta, la si ricorda per tutta la vita”.
Giovanissimo, per rimediare ai debiti del padre, accetta il lavoro in una fabbrica di lucido per scarpe. All’età di 15 anni entra come praticante in uno studio legale, ma il lavoro non lo soddisfa così si reinventa e studia stenografia, poi cronista fino a diventare scrittore restando anonimo fino al successo con il primo romanzo “The Posthumous Papers of the Pickwick Club”. Da lì in poi sarà una continua salita: prima il matrimonio, la paternità e poi, finalmente, nel gennaio del 1837 “Oliver Twist”, pubblicato a puntate e solo in seguito raccolto in un libro. Dal 1942, ormai famoso scrittore, viaggia tantissimo: Boston, New York, Richmond, Pittsburgh, rimanendo fortemente disgustato dalla diffusa situazione in schiavitù degli uomini di colore, ma anche Genova, La Spezia, Bologna, Roma, Napoli, da cui trarrà spunto per il suo scritto “Pictures from Italy”.
Un Charles Dickens viaggiatore dunque, ma anche divulgatore.
In epoca vittoriana, infatti, con l’aumento dell’alfabetizzazione, pubblicare i romanzi a puntate su periodici settimanali e mensili aveva un duplice vantaggio: il romanzo era economico, e il pubblico si affezionava. Una tecnica di marketing niente male! Dickens sentiva il bisogno, grazie alla serialità dei racconti, di infondere nei suoi lettori una sorta di consapevolezza dei mali sociali che li circondavano e riguardavano, dando vita a una denuncia sociale contro la corruzione nata con la rivoluzione industriale attraverso episodi umoristici facendo luce sul lavoro minorile, la prostituzione, criminalità attraverso un ventaglio di personaggi di ogni estrazione sociale. Tutti ricorderete il vecchio e avaro Scrooge di “A Christmas Carol” in un’epoca in cui la povertà era considerata peccato, tesi avallata anche Thomas Malthus nel saggio “Essay on Population” andando contro ogni forma di elemosina e carità che avrebbero favorito la pigrizia, è riuscito a resistere nel tempo catturando il cuore e facendo breccia nelle coscienze di tantissimi lettori.
Ecco finalmente un autore a cui, nonostante il divario temporale, possiamo sentirci più vicini. Per il suo stile e le sue storie, ancora oggi rivisitate in teatro e al cinema, non finiremo mai di scorgere nei suoi personaggi difetti e pregi di ogni tempo.
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