I fischi a Geolier e gli appelli alla pace, si chiude un Sanremo agitato

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Con la vittoria di Angelina Mango su Geolier e Annalisa si conclude Sanremo 2024, il quinto dell’epoca Amadeus, capace di riportare la kermesse ligure agli antichi fasti, e forse, proiettarla in una nuova epoca.

Ci sarebbero, come al solito, tantissime cose da dire a proposito di questo scintillante contenitore musicale che è metafora del paese, specchio dei suoi punti più alti ma anche di quelli più infimi. L’ultima edizione del piano quinquennale di Amedeo Sebastiani ha visto lo scontro, montato ad arte dai mass media, tra Angelina Mango e Geolier, due ragazzi poco più che ventenni assurti agli onori della cronaca per una dualità che esisteva quasi soltanto sulle bacheche social o nella teta di persone non informate sui fatti.

Geolier, con all’attivo l’album più venduto dello scorso anno, con una serie di concerti nei prossimi mesi già sold out (tre date al Maradona tra le altre) e con milioni di ascolti streaming e visualizzazioni dei suoi video, è arrivato a Sanremo voluto dal suo direttore artistico che non a caso ha fatto in modo di accaparrarsi uno dei protagonisti delle classifiche musicali. La presenza di Emanuele Palumbo però è stata, come al solito, accolta dallo scetticismo di alcuni sedicenti addetti ai lavori e da gran parte dell’uditorio sanremese rimasto aggiornato all’epoca degli ultimi Festivalbar. Sarebbe stato tutto nella norma sanremese se il rapper napoletano non avesse cominciato a scalare la classifica sera dopo sera, fino ad arrivare a vincere proprio a danno di Angelina Mango, la serata delle cover con un importante apporto del televoto.

I fischi a Geolier e gli appelli alla pace, si chiude un Sanremo agitato 1

E giù fischi, gente che si alza e va via. I fischi sono una delle caratteristiche del teatro Ariston, non li ha mai risparmiati a nessuno. In questo caso ai fischi si sono aggiunti i poco edificanti comportamenti di addetti ai lavori come ad esempio Marzia Forni che addirittura chiede a Geolier se “non si vergogna ad aver rubato la vittoria ad Angelina Mango” scrivendo una delle pagine di giornalismo, non solo musicale, peggiore di questo paese. Ultimo, qualche anno fa, ebbe a rivolgersi ai giornalisti in malo modo per domande di gran lunga più sgarbate di quelle ricevute dal rapper napoletano. Che ne esce con eleganza e pacatezza. Non avevamo bisogno del caso Geolier a Sanremo per sapere che questo paese ha un problema antimeridionalista, ma il successo di un artista che canta in dialetto partenopeo ha avuto l’effetto di un reagente chimico per tutto quello che molta parte d’Italia si tiene dentro.

angelina mango

Ma dove sono i fischi quando servono? Nella puntata domenicale di Domenica In scendono sul palco, tra gli altri, anche Ghali e Dargen D’amico che ritornano a chiedere un cessate il fuoco, parlano dell’emergenza umanitaria che scuote il mediterraneo e la Palestina provando a usare il palco per veicolare messaggi importanti e non solo glamour. Puntuale dopo qualche minuto ritroviamo Mara Venier leggere un comunicato, addirittura, dell’amministratore delegato dell’azienda che ci tiene a dire forte e chiaro che la Rai si dissocia da questo genere di messaggi pacifisti e rinnova il suo sostegno ad Israele.

Ed ecco che quando si credeva di aver toccato il fondo con l’antimeridionalismo sventolato contro Geolier la Rai mette la freccia e supera in scioltezza ogni possibile scenario distopico andando a schierarsi con fermezza nei confronti di uno stato che sta subendo un processo per genocidio alla Cote Internazionale di giustizia dell’Aja.

Una riflessione a questo punto va fatta. In molti dei suoi più giovani esponenti la musica italiana trova una dimensione sociale e politica che, anche se non riflette vecchi canoni, si smarca dall’opportunismo commerciale e riesce a far tremare addirittura un elefantiaco apparato come quello della televisione di Stato.

Personaggi come Ghali, Dargen D’amico, Mahmood e Big Mama fuoriescono dai canoni di comunicazione tradizionali e si fanno portavoce di istanze reali, probabilmente il contenitore di Sanremo al netto della propulsione innovatrice di Amadeus è ancora refrattario a vivere nel presente anche fuori dal teatro Ariston.

Raffaele Calvanese
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