In questo capitolo del Diritto dello Spettacolo, torniamo a parlare della riapertura di cinema e teatri.
«“Altri 50 milioni di euro per il sostegno della musica si aggiungono alle ingenti risorse fin qui stanziate, pari a oltre 1 miliardo di euro, per sostenere il settore dello spettacolo dal vivo, particolarmente colpito a causa della pandemia. È stato detto sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria: questo settore, che sta vivendo una crisi drammatica, va aiutato fino al completo ritorno alla normalità. È un’espressione alta e particolarmente popolare della creatività italiana, che merita ogni supporto”.
Così il Ministro della cultura al momento della firma di un decreto che destina 15 milioni di euro al ristoro di live club e altri operatori nel settore della musica dal vivo, 10 milioni di euro agli organizzatori di concerti, per compensare le perdite dovute alle date annullate o alla mancata programmazione di date, e 25 milioni agli autori, artisti interpreti ed esecutori per i mancati incassi».
È questo il comunicato che si legge sul sito beniculturali.it e rilasciato dall’ufficio stampa del Ministro Dario Franceschini, il quale sta cercando di ridare – a dire il vero, in maniera timida – slancio ad un settore, come quello dello spettacolo, che sta accusando maggiormente le ripercussioni dell’emergenza sanitaria.
Eravamo rimasti al 27 marzo – giornata mondiale del teatro, istituita nel 1962 dall’International Theatre Istitute – come giorno individuato dalle autorità per la riapertura di cinema e teatri, ormai chiusi da troppo tempo. Una data suggestiva che però deve necessariamente fare i conti con il numero dei contagi che non vuole diminuire e con la terza ondata pronta a bussare, come un ospite indesiderato, alle porte che da ormai un anno si aprono sempre meno.
Il 22 febbraio, il collettivo di U.N.I.T.A., mediante l’iniziativa “facciamo luce sul teatro”, ha chiesto all’ente governativo di sedersi attorno ad un tavolo per giungere ad una soluzione che permetta la riapertura di cinema e teatri in sicurezza. Così, dalle 19.30 alle 21.30, da nord a sud, le strutture teatrali si sono accese. A fare da eco, sono state le parole prese in prestito dal drammaturgo greco Sofocle “proteggere e liberare la città dai danni provocati da un’epidemia significa innanzitutto conoscere se stessi, prima che un’intera comunità si ammali di tristezza non riuscendo più a immaginare un futuro”.
Una mobilitazione che non ha lasciato indifferente il ministro Franceschini, il quale ha mostrato apertura verso la proposta di UNITA – i cui delegati sono stati ricevuti anche dalla Presidentessa del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati lo scorso 27 febbraio – e di tutti gli altri lavoratori dello spettacolo che non chiedono altro se non di tornare a parlare di arte e cultura, che da un anno a questa parte sembrano costituire il fanalino di coda di quella che sembra essere una gara tra quale tra dei settori sociali merita più interesse, senza rendersi conto che in tempi di pandemia non ci sono settori di serie a e serie b.
E, soprattutto, sono in pochi a comprendere che, se l’arte va emarginata, ad essere emarginata è la cultura della società che si mostrerà sempre più priva di fascino e intellettualmente poco attraente.
Sull’onda di questa mobilizzazione, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, su Twitter ha teso una mano al settore dello spettacolo in apnea, mettendo sul piatto una data per la ripartenza dell’arte: 27 marzo 2021. Un annuncio che ha dato speranza agli esercenti dello spettacolo, seppur con le dovute cautele e precauzioni. Perché questa ipotetica riapertura di cinema e teatri, nonché dei musei e gallerie anche durante i weekend, riguarderà solo le “zone gialle”, rispettando le linee guida del protocollo di sicurezza che dovrà essere messo a punto.
Nello specifico, con il “Protocollo Operativo per la riapertura degli spazi dello spettacolo dal vivo e degli eventi” sottoscritto, le società di settore – A.C.E.P., A.I.A., A.I.D.A.C., A.M.C.F., A.N.A.R.T., ANPAD, ARIACS, A.R.C.I., ARTIS soc.coop., A.S.A.E., ASSOARTISTI, ASSOLIRICA, AudioCoop, BARLEY ARTS, CAFIM ITALIA, CENDIC, CLASSICA FUTURA, Comitato Millesoci, CONSORZIO C.I.C.S., COOP ARTE & MUSICA, Esibirsi Soc. Coop., FASOLMUSIC.COOP, FEDERAZIONI AUTORI, FLYING SPARK MANAGEMENT, ITAL SHOW, LIVE ARTS Management, MAY DAY news, MIDJ, MIG, NOTE LEGALI, RETE DEI FESTIVAL, SLOW MUSIC, S.N.A.C., ST.ART., THECNE soc.coop., TEMPI TECNICI soc.coop., U.N.A., U.N.C.L.A., UNICA, UNIONE OBIS – hanno avanzato una proposta che si apre con le seguenti premesse:
«Il settore della cultura e delle arti performative è una componente fondamentale del Paese, alimentata da centinaia di migliaia di imprese e lavoratori, che sviluppa un’economia di miliardi di euro e dunque, al pari degli altri settori, essenziale allo sviluppo sociale ed economico europeo.
Il presente protocollo, frutto del lavoro condiviso di professionisti del settore, medici, imprese e maestranze, è stato redatto con la consapevolezza del divenire costante della situazione sanitaria, sociale ed economica globale e dovrà essere di sostegno alla intera “filiera dello stare insieme”. Vuole essere uno strumento utile a consentire la possibilità di riaprire al pubblico nella primavera 2021 tutti gli spazi dell’arte, dello spettacolo dal vivo e degli eventi, sia al chiuso che all’aperto, nel rispetto di tutte le normative vigenti*, anche dovute all’emergenza.
Questo documento è dunque uno strumento imprescindibile per accompagnare verso “l’uscita di scena” la mancanza della condivisione e della partecipazione reale e non solo virtuale. Crediamo fortemente che il mondo delle rappresentazioni dal vivo alimenti l’indispensabile e necessaria cura delle anime e delle ferite di tutti noi.
* Il presente protocollo non può sostituire né modificare in alcun modo le normative vigenti relative all’antiterro».
Riapertura di cinema e teatri – Regole di sicurezza
Le regole di sicurezza previste dal protocollo, riguardano innanzitutto ingressi contingentati con misurazione della temperatura corporea e santificazione durante l’intervallo e dopo ogni spettacolo. Inoltre, sarà sicuramente obbligatorio indossare la mascherina ffp2 per gli esercenti, mentre con ogni probabilità per il pubblico potrebbe bastare la mascherina chirurgica.
Riguardo la prenotazione dei biglietti, si parla di ordinazione online dei posti nominativi e assegnati. Lo snodo cruciale attiene alla capienza massima delle strutture ospitanti gli eventi. Stante alle direttive del Comitato tecnico scientifico, non si potrebbe superare il 25% dei posti disponibili, per un massimo di 200 spettatori al chiuso e 400 all’aperto.
Ad ogni modo, è un Protocollo che attualmente è ancora sottoposto al vaglio delle autorità, soprattutto del Cts. Verosimilmente vi saranno regole più stringenti rispetto a quelle proposte dalle società di settore sottoscriventi, ma saranno regole frutto di un compromesso tra autorità e comitati dello spettacolo. È proprio quest’ultimo il dato di notevole importanza: i lavoratori dello spettacolo saranno ascoltati e con loro (non per loro, ma insieme a loro) saranno negoziati i termini con cui ritornerà alla luce l’Arte. Luce che non dovrà mai più subire un blackout.
Nel frattempo, i 50 milioni messi sul piatto dal ministero dei Beni Culturali a sostegno del settore musicale, fungeranno da candela. Ma si sa, le candele, oltre a garantire visibilità limitata, hanno una breve durata.
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1 commento su “Diritto dello Spettacolo: Riapertura di cinema e teatri, tra utopia e realtà”
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