«Limonata, crema solare, libri, espadrillas, occhiali da sole, penne colorate e musica», un elenco di cose che rimandano alla stagione estiva, a quella che sta arrivando o alla nostalgia verso quelle passate. Queste sono le «cose» di Oliver, protagonista, insieme ad Elio, del romanzo di André Aciman, Chiamami col tuo nome (Call me by your name) da cui il film omonimo diretto da Luca Guadagnino, con protagonista l’attore Timothée Chalamet. Con l’arrivo dell’estate è difficile non pensare al mondo creato da Aciman, un’estate in riviera o da qualche parte nel Nord Italia, una villa nel verde, i bagni in piscina, l’odore della crema solare, le pesche raccolte e mangiate in giardino.
Ci sono storie cupe dai toni freddi, le cui letture rimandano all’inverno, sul divano davanti al camino acceso. Ma ce ne sono altre, come Chiamami col tuo nome, dai toni caldissimi, che fanno venire voglia di bagni al lago, di gite fuori porta, di amore. Se Chiamami col tuo nome dovesse essere rappresentato attraverso un’immagine, io ci vedrei proprio questo: un telo da mare steso su un prato, la crema solare, il costume rosso, un classico della letteratura greca, un pianoforte, le pesche.
Le colonne sonore di Sufjan Stevens
A rendere tutto più estivo è l’armonia delle colonne sonore, sono tutte dell’artista statunitense Sufjan Stevens, gli intoccabili brani di Mystery of Love e Visions of Gideon, che riconducono immediatamente alla storia d’amore protagonista di Chiamami col tuo nome e a tutto quel mondo a tratti idilliaco, letterario, suggestivo che si crea attorno ai personaggi. Sono musiche percepibili anche attraverso la lettura del libro, rimandano a personaggi antichi, al mondo classico, alla fotografia dei posti descritti. Uno stile tanto identificativo da poterlo riconoscere indiscutibilmente, si può osservare l’arredamento di una casa e dire che sembra di un film di Luca Guadagnino. Le pesche, le albicocche, le tavolate in giardino, la vacanza con la famiglia, gli anziani che aggiustano cose, le gite in bicicletta, le torte della mamma, i brani suonati al piano.
La stagione del ritorno
L’estate, forse mai come quest’anno, è la stagione del ritorno a casa. Che sia in provincia, in città o alla casa sul mare, è la stagione del ritorno. Per questo è sempre nostalgica, nasconde una malinconia velata percepibile solo quando finisce, quando tre mesi risultano pochi.
“Che si fa qui di solito?
Niente. Si aspetta che finisca l’estate“.
Chiamami col tuo nome
E poi l’estate finisce troppo in fretta e a noi restano soltanto i ricordi, che ci accompagnano per il resto dell’anno, fino alla prossima stagione estiva, quando torneremo a fare i paragoni con le precedenti, cercheremo nuove cose da fare o proveremo a fare le solite cose. Quelle solite cose noiose che però rendono la nostra estate come “la nostra estate”. Perché è fatta di tradizioni, ciascuno ha la propria, i propri ritmi che prendono forma, i personalissimi viaggi esistenziali. E allora, come sarà questo tornare a casa?
«È come tornare a casa, sì, è come tornare a casa dopo essere stato via per anni, tra lestrigoni e troiani, è come tornare in un luogo dove sono tutti uguali a te, dove la gente sa, lo sa e basta… Tornare a casa, come quando ogni cosa va al posto giusto e d’improvviso ti rendi conto che per diciassette anni non hai fatto altro che trafficare con la combinazione sbagliata».
Il Sequel: Cercami
Il seguito della storia va avanti con il secondo libro, Cercami, (che avrà un sequel diretto da Guadagnino), ambientato a Roma, tra chiese notturne e piazze vuote, Villa Albani, il centro storico, la storia e l’arte che si intrecciano, la musica, le nuove storie nate su un treno. Anche qui si percepisce tutto il caldo della stagione estiva, che resta quella dell’amore, un caldo a volte asfissiante, ma sempre accogliente. Una storia in cui «la vita e il tempo non sono allineati ma seguono itinerari del tutto diversi», in cui ci si ritrova a percorrere strade, via Belsiana o via Margutta, soltanto per ripercorrere vecchi amori e annusare le vecchie stagioni, quelle che sono andate.
Love my way: tornerà l’estate
Sulle note di un brano meno nostalgico e che rimanda alla stagione estiva, Love my way, mi fermo a pensare all’estate che sta arrivando, provando una sorta di adrenalina per le storie che verranno, i posti che vedrò, le persone che ci saranno. Ma con la nostalgia, sempre presente, per quelle che sono state. Per i posti visti, le persone vissute, le estati finite e i ricordi che non se ne vanno, che tornano a galla in un locale già vissuto, in una piazza vista di notte con qualcuno che oggi non c’è, in una passeggiata antica. Ci ricordiamo tutto. Anche quello che non ricordiamo.
Sono stato felice qui.
Chiamami col tuo nome
Se ti ricordi tutto
«Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c’è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo, e chiamami col tuo nome».
Benvenuta estate.
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