La voce, i pensieri e le riflessioni di Pier Paolo Pasolini sono molto più comprensibili oggi che nell’Italia del secondo dopoguerra che ha caratterizzato per intero la sua esistenza fino alla brutale e misteriosa morte nel 1975.
Sono profondamente d’accordo con quanto sostenuto dallo scrittore Renè de Ceccatty, Pier Paolo Pasolini resta un personaggio vivo e attuale nel panorama intellettuale. Oggi viene letto, studiato, compreso. La sua politica ed il suo linguaggio moderno ed esplicativo non sono più bistrattate, ma capite. Un intellettuale, politico, artista nato nell’epoca sbagliata. Dove gli omosessuali erano considerati “malati”. L’evoluzione dei costumi e della società odierna gli ha restituito un pizzico di quella grandezza che era stata soffocata e derisa da canoni ideologici ancorati al conservatorismo imperante e prepotente dell’Italia ancora non emancipata e dalle autorità precostituite.
Pier Paolo Pasolini aveva una personalità sicuramente complessa, ma profondamente contemporanea, più di quanto si possa immaginare.
È stato capace di leggere i segni e indicarne le profonde contraddizioni della società dell’epoca. Eppure ancora oggi, a cento anni dalla nascita dell’intellettuale italiano per eccellenza e a quasi mezzo secolo dalla sua scomparsa, le parole di Pasolini in merito alla degenerazione della società sono vive e vivide e pesanti e lancinanti e profetiche. Un visionario capace di intorbidire le coscienze e forse era proprio questo che non piaceva alla classe politica italiana pluricorrotta, che guardava agli Stati Uniti come “modello perfetto da imitare” sputando sopra il proprio passato, all’eredità dei loro nonni, alla purezza che in qualche modo custodiva la società contadina della pre-globalizzazione.
La sua è stata “una storia sbagliata” per citare uno dei poeti e padri del cantautore italiano, Fabrizio De André. Un intellettuale coraggioso, ma soffocato da una società bigotta e lacerata, colpito a morte e lasciato lì, come uno dei tanti delitti irrisolti. Ma i suoi scritti, le sue poesie, i suoi romanzi, la sua cinematografia sono un’eredità culturale rara ed insindacabile. Un impegno culturale e sociale di immenso valore simbolico.
Una mente arguta e rivoluzionaria, un uomo indipendente e trasgressivo, un intellettuale libero e lungimirante. Un leader capace di stare sempre dalla parte del più debole e da qui la sua condanna agli studenti di sinistra e figli di borghesi protagonisti negli scontri di Valle Giulia nel 1968. Da buon padre del neorealismo, ha raccontato i personaggi ai margini della società e lo ha fatto con estrema minuzia creativa che dall’alto del suo imperante e affascinante magistero postulava: “Del tempo antico e del tempo futuro rimarrà solo la bellezza”.
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