Dopo quasi dieci anni in cui i gangstar di Birmingham si sono presi la scena, Peaky Blinders 6 porta lo spettacolo alla conclusione, ma non alla fine della storia. Sei episodi incandescenti, dove la coralità è un lontano ricordo e Cillian Murphy si prende tutta la scena. Abbiamo visto e recensito l’ultimo capitolo in anteprima.
Il clan Shelby si era presentato per la prima volta attraverso le loro imprese criminali immediatamente dopo gli eventi della prima guerra mondiale. La sesta stagione – che arriverà su Netflix il 10 giugno 2022 – è la fine dello spettacolo, ma non la fine della storia, e immerge i membri della famiglia alla vigilia del secondo conflitto mondiale. È proprio qualche anno prima che Adolf Hitler dichiarasse guerra il periodo storico in cui si svolgono le vicende degli episodi di Peaky Blinders 6.
Non mancano guerre con bande rivali, fascisti della prima ora e lampi di iperviolenza, anche se in modo molto più assopito rispetto al passato, segnando in qualche modo un netto contrasto con le precedenti stagioni, dove ci troviamo davanti uno spettacolo sicuramente più lento e contenuto in termini di violenza, ma allo stesso tempo più introspettivo e spirituale.
La sesta stagione di Peaky Blinders è scritta da Steven Knight, mentre Anthony Byrne torna alla regia dopo aver diretto la quinta stagione. Senza entrare troppo nel dettaglio degli episodi e della storia, evitando in questo modo antipatici spoiler, sembra che l’ultimo capitolo sia stato scritto proprio per buttare le fondamenta per un film – già confermato – che deve essere necessariamente visto per comprendere meglio ciò che Tommy Shelby (Cillian Murphy) è diventato, perché non ci troviamo di fronte ad una chiusura del cerchio, come in molti credevano che fosse.
La storia di Peaky Blinders 6 fa un salto temporale di quattro anni rispetto a come avevamo lasciato i protagonisti nella quinta stagione. Ci troviamo nel 1933, anno in cui c’è la fine del proibizionismo negli Stati Uniti, una “giornata nera” per le isole di Miquelon e Saint Pierre, e dove i nazifascisti salgono al potere in Europa. È in questo periodo che la famiglia Shelby si trova completamente allo sbando in seguito a degli episodi che hanno segnato tutti i membri del clan in maniera irrimediabile.
Arthur (Paul Anderson) è fuori di testa (di nuovo), alle prese con alcol e droga, mentre Tommy si dirige sempre più verso il baratro. È proprio quando gli equilibri familiari e psicologici degli Shelby sono in bilico che entrano in gioco i fascisti. Sono loro i nuovi rivali di Tommy che si deve guardare le spalle anche dal vendicativo Michael Gray (Finn Cole), figlio di zia Polly (Helen McCrory), e dalla moglie americana Gina (Anya Taylor-Joy).
È in questa situazione che, più delle altre volte, sono proprio le donne a prendere il controllo per evitare che che i Peaky Blinders crollino. In particolare c’è Ada Shelby (interpretata da un’eccezionale Sophie Rundle) e la moglie di Tommy, Lizzie (Natasha O’Keeffe), che cercano di mantenere tutto in ordine: ma ci riusciranno a far riprendere il controllo agli uomini della famiglia? Una domanda che perseguita lo spettatore dal primo al sesto episodio. Preziosa è anche come viene ritratta la figura di Diana Mitford (Amber Anderson), l’amante di Oswald Mosley (Sam Claflin), che personifica in lei la decadenza fascista.
Al di là della minima ed impercettibile action, ho amato particolarmente come la sceneggiatura di Peaky Blinders 6 abbia intrecciato queste figure storiche reali all’interno della narrativa, riuscendo a superare la semplice “saga di gangster” e voltando pagina verso un modello più ampio: la storia cambia e cambiano anche i protagonisti, dove Tommy è completamente un altro uomo rispetto all’essere spietato e sanguinoso che abbiamo conosciuto nei primi capitoli.
È sicuramente una stagione più introspettiva e consente di dare uno sguardo più approfondito alla psiche precaria di Tommy. Tutto l’arco narrativo si concentra sul suo personaggio complesso ed egomaniaco, che palleggia costantemente tra criminalità e redenzione. Eccezionale, come sempre, la fotografia e la scenografia, con i colori cupi e freddi che ci accompagno per tutto il tempo, regalandoci uno spettacolo maestoso e accattivante.
Peaky Blinders 6 chiude un capitolo della vita di Tommy e della storia della famiglia Shelby, ma lascia in sospeso alcuni fili importanti della trama. Una scelta evidentemente consapevole, una sorta di un ponte verso un film che fungerà da vero finale della serie. Quello che è certo è che Cillian Murphy rimane una presenza imponente e Peaky Blinders si conferma uno spettacolo godibile fino alla pseudo-fine, anche se in fin dai conti ci si aspettava un po’ di più.
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Finalmente una recensione senza spoiler e solo con considerazioni personali… A saperlo leggevo questo prima di tutti senza leggere i riassunti ovunque… Ma perché devono scrivere TUTTO e rovinare la serie a chi non l’ha vista che tra l’altro deve ancora uscire su Netflix…