Oppenheimer non è semplicemente un film, è un’esperienza

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Christopher Nolan porta sul grande schermo la storia più importante del nostro tempo: l’invenzione della bomba atomica. Ambientato negli anni ’40, Oppenheimer è incentrato sul Progetto Manhattan, sullo sviluppo del primo ordigno nucleare della storia e sulla vita privata e professionale del suo inventore: J. Robert Oppenheimer.

Chi era Robert Oppenheimer, il padre dell’atomica

Oppenheimer

Oppenheimer (qui la nostra recensione) è un film profondo, complesso, introspettivo, enigmatico, proprio come il suo protagonista.

Cillian Murphy, noto al grande pubblico per aver interpretato Thomas Shelby in Peaky Blinders, ha infatti rivelato di aver mangiato una sola mandorla al giorno per quasi tutta la durata delle riprese per rendere al massimo l’aspetto sciupato dello scienziato.

Nato in una famiglia di origini ebraiche, Robert Oppenheimer diede prova del suo genio scientifico fin da quando era soltanto un bambino.

Iniziò ben presto ad interessarsi di fisica, chimica e mineralogia e si laureò in tempi record alla prestigiosa università di Harvard. Decise poi di trasferirsi in Europa per proseguire i suoi studi con fisici già insigniti del premio Nobel.

Ritornato negli Stati Uniti, nel 1942, il generale Leslie Groves gli affidò il coordinamento scientifico del Progetto Manhattan, il programma governativo top secret che avrebbe dovuto portare a termine lo sviluppo della bomba atomica. Per farlo Oppenheimer reclutò i migliori scienziati dell’epoca e soltanto tre anni dopo, il 16 luglio 1945, The Gadget, il primo ordigno atomico al mondo, venne fatto esplodere nel deserto del New Mexico.

La fisica non può più dirsi innocente

Oppenheimer non è semplicemente un film, è un'esperienza 1

Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio. Mi ricordai del verso delle scritture Indù, il Baghavad-Gita. Vishnu tenta di convincere il Principe che dovrebbe compiere il suo dovere e per impressionarlo assume la sua forma dalle molteplici braccia e dice,Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi.” Suppongo lo pensammo tutti, in un modo o nell’altro.

Sono le parole pronunciate da Oppenheimer quando, nel 1965, durante una trasmissione televisiva, ripensò al Trinity Test.

Proprio durante la preparazione del Trinity Test, dai calcoli emerse la remota possibilità che la potenza distruttiva della bomba avrebbe potuto dare il via ad una reazione a catena che avrebbe incendiato l’atmosfera e distrutto il pianeta.

Nonostante il rischio, la prova venne considerata un successo e gli scienziati coinvolti nel progetto non ebbero altra scelta che proseguire. Soltanto perché stavano costruendo un’arma di distruzione di massa ciò non significava che potessero decidere come sarebbe stata utilizzata.

Oppenheimer era convinto che la bomba atomica avrebbe messo fine non solo alla Seconda guerra mondiale ma a tutte le guerre. Di fronte agli effetti devastanti di Hiroshima e Nagasaki, però, ebbe una crisi di coscienza. “Mi sento le mani sporche di sangue”, disse al presidente Truman. Il Prometeo Americano aveva paura che il suo “fuoco”, nonostante i suoi sforzi, rischiasse di sfuggire al controllo.

Mentre il Paese lo considerava un eroe nazionale e la rivista Time lo eleggeva personaggio dell’anno, Oppenheimer rivide drasticamente le sue posizioni e diventò un fermo oppositore alla corsa agli armamenti nucleari e alla realizzazione della bomba all’idrogeno, sostenendo che fosse necessario un controllo dell’energia atomica in un’ottica di cooperazione internazionale.

Oppenheimer d’altro canto verrà punito per aver espresso liberamente le proprie opinioni: il presidente della Commissione per l’Energia Atomica Lewis Strauss intentò un processo farsa nei suoi confronti che si concluse con la revoca del nulla osta di sicurezza, che compromise irrimediabilmente la sua fama e la sua carriera.

L’ultimo (capo)lavoro di Christopher Nolan

Oppenheimer

È stato definito un film dell’orrore, un biopic insolito, un thriller, un dramma giudiziario, ma la realtà dei fatti è molto più semplice: la storia di Oppenheimer unisce tanti generi diversi e tanti sentimenti diversi.

Ispirato al romanzo premio Pulitzer Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin, Oppenheimer è stato girato esclusivamente con macchine da presa in formato IMAX 70mm (“perché la nitidezza, la chiarezza e la profondità dell’immagine non hanno eguali”), diventando così il film più pesante finora realizzato da Christopher Nolan: la pellicola, infatti, è lunga ben 18 km e pesa 272 kg.

Inoltre è stato girato in soli 57 giorni, un ritmo notevole per gli standard di Nolan (che ha impiegato 96 giorni per Tenet e 68 per Dunkirk) e per quanto riguarda la produzione di lungometraggi in generale. “I set erano davvero enormi, ovvio, ma mi sentivo come se fosse in un film indipendente. Quando giravamo c’era solamente Chris con il suo cameraman, e nulla di più. Non ci sono green screen, set incredibili e via discorrendo: è un regista molto analogo, non c’è che dire”, ha dichiarato Cillian Murphy che, in quanto protagonista, ha risentito maggiormente della velocità di produzione.

Nolan, che è anche produttore e sceneggiatore, ha scritto il copione di Oppenheimer in prima persona in modo da permettere al pubblico di vivere la storia insieme al protagonista e di sentirsi parte di un momento che ha cambiato per sempre il corso degli eventi.

Nel film, infatti, si alternano scene a colori e scene in bianco e nero (per queste ultime si è reso necessario lo sviluppo, da parte della Kodak, di una pellicola ad hoc), una tecnica immersiva già usata da Nolan in Memento e che in Oppenheimer assume un valore ancora più significativo. Il cineasta britannico ha infatti spiegato di aver lavorato contemporaneamente a due linee temporali. La parte a colori racconta l’esperienza soggettiva di Oppenheimer, mentre la parte in bianco e nero si concentra sui personaggi che lo circondano.

A livello tecnico, Oppenheimer è il progetto più astratto, più realista e più impegnativo a cui Nolan abbia mai lavorato: nessuna scena è stata girata con l’utilizzo della CGI e si possono contare soltanto 200 inquadrature con effetti speciali, un numero decisamente inferiore rispetto ai precedenti lavori di Nolan e ad altri blockbuster.

La scena che ha destato maggiore curiosità, quella che riproduce la prima esplosione della bomba atomica, è stata infatti ricreata attraverso esplosioni controllate e posizionando la camera in modo da renderla più realistica possibile.

Il regista, infatti, voleva che il test nel deserto fosse “terrificante, ed essere testimonianza di ciò che Oppenheimer aveva dato al mondo. Doveva apparire letale. Doveva essere bello e suscitare meraviglia, ma al tempo stesso spavento”, un effetto che non si sarebbe potuto ottenere con immagini completamente generate al computer.

Christopher Nolan ha deciso di concentrare l’attenzione sul test Trinity, mentre gli effetti dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki vengono a stento mostrati se non come fantasmi che perseguitano un Oppenheimer devastato dai sensi di colpa, quindi cosa accade esattamente nei primi istanti di un’esplosione nucleare?

Molti sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki descrivono l’esplosione atomica come un evento silenzioso. Il termine giapponese con cui viene indicato è pikadon, l’unione di pika, luce, e don, boato. Eppure, come scrive John Hersey, quasi nessuno dei sopravvissuti ricorda di aver udito il rumore dello scoppio. Tutti, invece, ricordano il lampo di luce. […] Quando l’onda d’urto ha infine investito Hiroshima e Nagasaki, è stata così potente da non concedere più il tempo di rendersi conto di nulla.

Tratto da “Tasmania”, di Paolo Giordano, Einaudi, 2022

Così come per i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, anche in Oppenheimer l’esplosione di The Gadget è inizialmente silenziosa. Per me è stato molto scoraggiante ritrarre la prima esplosione nucleare al mondo senza audio, ha spiegato il regista. Ma ho iniziato a rendermi conto che mi dava l’opportunità di mostrare un momento davvero unico nella vita di queste persone, in cui vedono cosa sta succedendo, ma in un certo senso non ne avvertono ancora le conseguenze.

Christopher Nolan ci concede l’ennesima dimostrazione delle sue incredibili abilità ma la verità è che tutti i reparti hanno lavorato in simbiosi con l’obiettivo di rendere il set il più autentico possibile: la produzione era persino riuscita ad ottenere il permesso per girare al White Sands Proving Ground ma, essendo il luogo del Trinity Test ancora oggi una base militare, avrebbero dovuto interrompere la lavorazione per sei/otto ore al giorno. Una versione fedele di Los Alamos è stata, quindi, costruita a Ghost Ranch, nel deserto del New Mexico. Alcune scene poi sono state girate in luoghi reali come la stessa casa di Oppenheimer a Los Alamos e all’università di Princeton.

Anche il sonoro non si riduce ad essere un elemento di contorno ma è parte integrante del film. Ludwig Göransson (già premio Oscar per Black Panther e alla seconda collaborazione con Nolan) è stato capace di creare una colonna sonora in grado di riprodurre l’ansia, la paura, la meraviglia e la passione che dimorano la mente di un fisico.

Nonostante la complessità degli argomenti trattati e la posta in gioco altissima, Oppenheimer segna una svolta decisiva nella carriera di Christopher Nolan che è riuscito a fare esattamente il film che si proponeva di fare: una visione inquietante e ipnotizzante di ciò che l’umanità è capace di fare.

Tamara Santoro
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