Poliedrico, irrazionale, imperfetto, geniale, italiano. Così potremmo descrivere Leonardo da Vinci, artista enigmatico ed immortale che nessuno è mai riuscito ad eguagliare. Abbiamo imparato a conoscere l’uomo dietro il genio grazie alla serie omonima di Rai 1.
Leonardo Da Vinci è un giovane pittore ventenne, che lavora a Firenze nella bottega di Andrea Del Verrocchio. Da sempre curioso nei confronti della scienza e della natura, l’artista esprime in tutte le sue opere la sua personalità complessa ed enigmatica che lo porta, negli anni, a creare i capolavori che tutti conosciamo ma anche a vivere grossi conflitti interiori.
Ad interpretare Leonardo è Aidan Turner, attore irlandese noto per aver interpretato Poldark. Nel cast principale ritroviamo anche Matilda de Angelis (The Undoing – le verità non dette), Giancarlo Giannini, e Freddie Highmore (The Good Doctor). Diretta da Dan Percival e Alexis Sweet, si tratta della prima serie realizzata per The Alliance, un gruppo di co-produzione formato dalle emittenti europee (Lux Vide, Big Light Productions, Rai Fiction, Sony Pictures Television, France Télévisions, RTVE, Alfresco Pictures).
Leonardo trae ispirazione da fonti e fatti storici, ma narra una storia originale e romanzata. Viene da chiedersi se sia riuscita a reggere il confronto con I Medici, troppe assonanze infatti accomunano le due serie. Innanzitutto sono entrambe serie storiche, seppur con qualche incongruenza con la realtà, entrambe sono ambientate in parte a Firenze, Frank Spotnitz è stato lo showrunner in entrambe, ritroviamo un Alessandro Sperduti sempre in ruoli secondari, di supporto e infine lo stesso Leonardo era comparso nella terza ed ultima stagione della serie.
“Qualcuno vi ritiene un genio.
Qualcuno? E gli altri?
Gli altri hanno paura.”
Dialogo tra il Verrocchio e Leonardo che dimostra come la paura sia la prima reazione dell’essere umano di fronte a qualcosa che non conosce e che non comprende.
“Loro disegnano quello che vogliono che il mondo veda. Un ideale. Io disegno quello che vedo.”
Leonardo non intende limitarsi a vuote imitazioni, ma piuttosto si sofferma sui più piccoli particolari, che agli altri sfuggono e che invece possono fare la differenza. Le sue mani non fanno altro che mostrare quello che i suoi occhi, il suo cuore e la sua mente gli stanno raccontando.
Vede le emozioni che emergono dai volti delle persone, le loro storie, e porta con sé fin quando non arriva il momento giusto per liberarle in un’opera, dove sarebbero rimaste immortalate per sempre.
Un dono e una maledizione
Leonardo viene al mondo in un piccolo paese che sarà la sua casa soltanto sulla carta: sua madre infatti lo abbandonerà da piccolo a causa di una superstizione e suo padre farà altrettanto quando avrà appena cinque anni. Essendo poi un figlio nato al di fuori del matrimonio, un ‘bastardo’ non potrà seguire le orme del padre e intraprendere la professione di notaio.
La sua vita quindi, fin dalla nascita, sarà caratterizzata da due fili conduttori, quello dell’abbandono e del tradimento e Leonardo riuscirà a trovare una sensazione di pace e di libertà soltanto nella natura.
Da Vinci a Firenze – la formazione
Firenze, tramite le mani di Verrocchio, lo accolse e lo formò. Questa città ha dato tanto al Genio, quasi quanto gli ha tolto.
Nella bottega del Maestro, Leonardo affina la sua tecnica e migliora la sua bravura fino a superare il suo stesso mentore, con cui aveva un rapporto conflittuale. Lo aiuterà a trovare una soluzione per issare sulla cupola del Brunelleschi una pesante palla dorata sovrastata da una croce e il suo nome comincia a farsi notare dopo aver dipinto un angelo nel Battesimo di Cristo.
“Conoscevo i contorni del suo viso perfino meglio dei miei. Lei era l’amore. Nessuno è fatto per restare solo.”
Leonardo descrive così il suo rapporto con Caterina.
Nella stessa bottega conosce Caterina da Cremona, modella e domestica, interpretata da una straordinaria Matilda de Angelis, che sarebbe stata perfetta se si fosse auto doppiata. Il suo personaggio è però di pura finzione, creato appositamente dagli ideatori della serie per dare una spinta in più alla narrazione piuttosto che farne un documentario sulla vita dell’artista.
A Firenze si troverà anche a vivere alcune esperienze spiacevoli. Il suo collega Tommaso Masini, geloso della sua bravura lo denuncerà di furto per allontanarlo una prima volta ma soltanto temporaneamente e poi si nasconde dietro la segnalazione e il conseguente arresto di Leonardo con l’accusa di sodomia. Lo scandalo lo costringerà ad abbandonare la bottega ed anche Firenze.
Milano, la seconda chance di Leonardo
Leonardo si trasferisce a Milano, deciso a ottenere il patrocinio del Duca Reggente Ludovico Sforza (James D’Arcy). Quando la realtà si dimostra meno allettante del previsto e a Leonardo viene richiesto di dedicarsi a un grande spettacolo teatrale piuttosto che a un dipinto, è un nuovo incontro ad aiutarlo a liberare l’immaginazione, permettendogli di vedere proprio nell’allestimento teatrale una grande opportunità.
Quando Ludovico chiede a Leonardo di creare una statua equestre in onore di suo padre ne stimola ancora di più l’ambizione, e l’artista si impegna a superare le aspettative poste su di lui. Mentre lavora all’opera, Da Vinci ripone la sua fiducia in una persona che tutti giudicherebbero inaffidabile: Salaì (Carlos Cuevas), un giovane ladro pieno di risorse.
Come molti di voi sapranno però l’opera rimarrà incompiuta. Dopo aver esposto in pubblico il calco in creta, Leonardo non riuscirà a completare la colatura in bronzo in quanto quest’ultimo si era reso necessario per costruire i cannoni per resistere all’attacco dei Francesi.
In seguito alla morte della moglie di Ludovico Sforza, Leonardo riceve una nuova commissione che prevede la realizzazione di un affresco dell’Ultima Cena a Santa Maria delle Grazie, ma fatica a gestire il suo tormento interiore. Dopo aver messo alla prova la sua creatività e aver sperimentato una nuova tecnica, Leonardo deve affrontare le conseguenze delle sue azioni. Il suo soggiorno a Milano è però giunto al termine.
Il ritorno in terra natia
Di nuovo a Firenze a Leonardo vengono offerte nuove opportunità ma non ha la motivazione giusta per accoglierle, finché non gli viene richiesto di dipingere il ritratto di Lisa Gherardini (Maria Vera Ratti) che diventerà la “Gioconda”, il dipinto più famoso al mondo. Leonardo accetta poi un’offerta per conto della città e si reca ad Imola per lavorare sotto il controllo di un altro despota alquanto pericoloso, calcolatore e imprevedibile, Cesare Borgia.
Ritrovata Caterina, Leonardo porta avanti il suo lavoro, ma ad ostacolarlo ancora una volta è la sua frustrazione che stavolta nasce dal successo crescente di un artista più giovane di lui, Michelangelo Buonarroti (Pierpaolo Spollon), il rivale per eccellenza.
“Più di ogni altra cosa al mondo io volevo essere come te”.
Mettendo da parte la sua gelosia, Da Vinci si lascia convincere ad accettare una nuova commissione, il gigantesco affresco della Battaglia di Anghiari, che però diventerà una sorta di gara proprio con Michelangelo che dipingerà la parete opposta. Il destino però ha altri piani per loro. Entrambi infatti non riusciranno a portare a termine il lavoro: Michelangelo si fermerà al solo cartone, mentre Leonardo, impaziente di sperimentare un nuovo tipo di pittura da lui ideato si renderà presto conto di aver fallito: la pittura infatti cola e il colore non reggerebbe al tempo.
Parallelamente, Stefano Giraldi si impegna a salvare Leonardo, convinto della sua innocenza, pur avendo i minuti contati e scopre finalmente la verità che si nasconde dietro il suo segreto più grande.
“Non si passa del tempo con il grande Leonardo senza esserne influenzati almeno un po’”.
Così ha detto Stefano Giraldi, e spero che sia così anche per me da oggi in poi. Ho sempre ammirato Leonardo per la sua capacità di essere un’artista multiforme, di non riuscire a limitarsi ad essere una cosa sola. Ancora di più oggi nello scoprire che Leonardo fosse una persona normale, un perfezionista eternamente insoddisfatto, con il suo genio sì, ma anche con le sue paure, le sue insicurezze, le sue fragilità che fanno di lui un essere umano, non un Dio.
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