Flee: recensione del film candidato a tre Oscar

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Flee (2021), di J.P. Rasmussen è un film del 2022, distribuito in Italia da I Wonder pictures e candidato agli Academy Awards per Miglior Film Internazionale, Miglior Documentario e Miglior Film d’Animazione.

Documentario biografico d’animazione, Flee racconta la vita di Amin, un giovane ragazzo afgano che vive a Copenaghen e che, in una serie d’incontri con un suo vecchio amico e compagno di scuola, descrive la storia e le vicissitudini legate al suo arrivo in Danimarca. In una serie di flashback, lo spettatore viene trasportato attraverso le varie fasi della vita di Amin: la felicità dell’infanzia a Kabul, circondato da una famiglia numerosa e presente, viene presto minata dall’avvento del regime comunista e dal successivo scoppio della guerra civile. Amin e la sua famiglia saranno costretti a lasciare la loro casa a Kabul per trasferirsi in Russia, l’unico paese che garantiva ai rifugiati afgani almeno un visto turistico. In un ambiente ostile ed estremamente inospitale, la famiglia di Amin capirà presto che l’unico modo per salvarsi sarà cercare di andarsene, ma solo pagando il prezzo più alto: dividersi, e sperare di potersi rivedere in futuro.

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Diretto magistralmente da Rasmussen (Searching for Bill (2012), What he did (2015)), e candidato ai premi Oscar 2022 come miglior film straniero, miglior film d’animazione, e miglior documentario (primo film nella storia degli Oscar ad ottenere contemporaneamente queste tre candidature) Flee ha l’enorme pregio di riuscire a cogliere i migliori aspetti dei generi che coinvolge. Flee è prima di tutto un documentario, un’opera che non si limita a riportare i fatti raccontati da Amin, ma che ne racconta l’impatto sulla sua vita. In questo senso, la scelta dell’animazione risulta particolarmente efficace. I ricordi di Amin vengono resi noti allo spettatore non attraverso una lente di una macchina da presa, ma attraverso i disegni. Questi rispecchiano lo stato d’animo di Amin durante le varie fasi della sua vita: i colori accesi dell’infanzia a Kabul lasciano presto spazio ai colori più cupi, con contorni quasi indefiniti, dei ricordi più tragici.

In linea con il taglio documentaristico del film, la scelta del regista non è quella di mettere in scena una versione verosimile dei fatti, quanto piuttosto quella di veicolare allo spettatore lo stato d’animo di Amin quando li racconta. Vuole far vedere allo spettatore cos’ha vissuto Amin, senza il filtro di una reinterpretazione e senza la necessità di romanticizzare il racconto. Perché Amin è all’apparenza un ragazzo come tanti altri: ha un buon lavoro (dopo il dottorato ha ottenuto una borsa di studio negli Stati Uniti) ed un compagno che lo ama. Ma nel profondo, Amin nasconde un passato che non è mai riuscito ad accettare del tutto, e ricordi dai quali non può più scappare.

Flee è un film che offre uno spaccato sulla vita dei profughi afgani nella Russia negli anni Novanta. Una realtà in cui queste persone affrontano situazioni inumane, costretti a nascondersi dalla polizia corrotta o a massacrarsi di lavoro pur di riuscire a provvedere al mantenimento dei propri cari, ed il cui unico rimedio spesso è quello di affidarsi ai trafficanti di uomini per cercare rifugio in altri paesi.

Ma soprattutto, Flee è un film che racconta della fatica di Amin di accettarsi ed essere accettato nella realtà che lo circonda. I ricordi di Amin sembrano un fardello troppo pesante per un ragazzo della sua età: le tragiche vicende vissute da lui in prima persona e dai membri più stretti della sua famiglia, la scomparsa del padre, il timore di confessare l’omosessualità alla famiglia, così radicata in una cultura che non accettava e non tollerava gli omosessuali (“In Afganistan non esisteva un termine per definirci”, racconta Amin). Frenato dal timore di non poterselo meritare, Amin fatica addirittura ad accettare l’amore incondizionato del compagno, che lo ama e desidera costruire un futuro con lui. Come un atto catartico, il film sembra liberare Amin di questo peso, trasferendo allo spettatore non la gravità dei ricordi di Amin, ma l’estrema dignità degli stessi.

Per concludere, Flee è un film che non passerà inosservato e che consigliamo vivamente. Non solo per agli amanti del cinema di animazione o dei documentari, ma a tutti quelli che amano il cinema che racconta storie affascinanti.

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