Mad Men: la complessità emotiva umana e il realistico racconto della cultura anni ‘60

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La celebre serie televisiva fu prodotta da Lionsgate Television, mandata in onda su AMC ed è attualmente usufruibile su Netflix, ma non tutti sanno che inizialmente a trasmettere Mad Men doveva essere la HBO; l’emittente televisiva, però, rifiutò l’offerta.

Mad Men andava in onda per la prima volta negli Stati Uniti il 19 luglio 2007, arrivando in Italia soltanto un anno dopo sui canali Cult e FX. Matthew Weiner, ideatore del telefilm, cominciò a scrivere nel 2000 la bozza di quello che sarebbe poi stato l’episodio pilota di Mad Men e fu proprio grazie alla visione di tale sceneggiatura che venne reclutato per la produzione della serie HBO I Soprano. Quando Weiner tentò di vendere la sceneggiatura del pilot all’ideatore de I Soprano David Chase, vide le proprie intenzioni declinate. L’HBO dichiarò in seguito il proprio rimpianto per aver lasciato andare un’occasione d’oro come Mad Men, considerato il successo planetario che la serie tv ebbe.

New York, Madison Avenue, 1960: il viaggio nel tempo che compiamo con Mad Men ha inizio in questo contesto.

In uno dei viali più famosi della Big Apple è collocata l’agenzia pubblicitaria Sterling Cooper, che prende il nome dai suoi fondatori: Roger Sterling (John Slattery) e Bert Cooper (Robert Morse). DonaldDonDraper (Jon Hamm), direttore creativo, è un’altra figura centrale in questo edificio, nonché il protagonista dell’intera storia.

Don è un uomo molto devoto al suo lavoro, forse ancor di più di quanto non lo sia nei confronti della sua famiglia; è sposato con Betty Draper (January Jones) e ha due bambini, Sally (Kiernan Shipka) e Bobby (Mason Vale Cotton), ma è un uomo estremamente infedele e questo, insieme al lungo tempo trascorso fuori casa per lavoro, rende la sua assenza come marito e padre assai costante.    

Betty risente molto della vita frustrante che conduce. Un tempo sognava di fare la modella ma poi ha accantonato i suoi desideri per dedicarsi interamente alla casa e ai suoi figli. Non di rado si assiste a momenti in cui lascia intendere, con frecciatine velenose, l’invidia che cova verso sue conoscenti che vivono con maggiore libertà.

“She seems consumed by petty jealousies and overwhelmed with every day activities. We’re basically dealing with the emotions of a child here.”

Arnold Wayne (Andy Umberger), psicologo di Betty.

La Sterling Cooper è ancora pienamente immersa nell’atmosfera sessista che dominava quei tempi ed è proprio con questo enorme ostacolo che si scontra inizialmente Peggy Olson (Elisabeth Moss), la nuova segretaria di Don.

Quando viene introdotta Peggy ci troviamo di fronte ad una giovane ragazza timida e insicura ma, a suo modo, anche determinata; lo testimonia il fatto che prosegue imperterrita il suo lavoro nonostante gli sfottò e le squallide avances dei suoi superiori, come nel caso delle battute maschiliste spesso fatte da Harry Crane (Rich Sommer), Ken Cosgrove (Aaron Staton) e Paul Kinsey (Michael Gladis).

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 Il rapporto di Peggy con Don è uno dei legami più profondi che verrà a crearsi nel corso delle sette stagioni. In un certo senso, Peggy rappresenta un’accentuazione di quanto Don ha di positivo; lei ha il privilegio di arrivare a conoscere i meandri più nascosti dell’enigmatica personalità di Don, che neanche a persone a lui vicine come la moglie Betty o il collega Roger vengono svelate. D’altro canto, Don prova una sincera ammirazione nei confronti della sua pupilla e il suo profondo affetto verso di lei sarà una costante.

Un’altra persona del cui supporto Peggy giova parecchio è Joan Holloway (Christina Hendricks), incaricata della gestione delle segretarie e delle stenografe. Quest’ultima sarà sempre molto vicina a Peggy, spronandola a diventare la versione migliore di sé stessa e coltivando con lei una solida amicizia nonostante le due siano gli opposti; Joan, infatti, è attraente, carismatica e sicura di sé e gode di molto rispetto da parte di tutti i colleghi. Ha anche una relazione nascosta con Roger Sterling; quest’ultimo, come Don, tradisce la propria moglie Mona (Talia Balsam).

L’intrigo sul posto di lavoro è l’unico punto in comune che Joan e Peggy hanno; non trascorre molto tempo, infatti, prima che Peggy abbia un flirt con Pete Campbell (Vincent Kartheiser),

Fin da subito è difficile simpatizzare con il personaggio di Pete e con i suoi comportamenti immaturi e meschini. A ridicolizzarlo sono soprattutto i suoi continui tentativi di compiacere Don, mentre quest’ultimo non accenna mai a dargli tale soddisfazione. Non solo Pete cerca l’approvazione del suo superiore: in maniere diverse ma ugualmente imbarazzanti tenta sempre di somigliargli il più possibile, senza tener conto del fatto che non possiede neanche un quarto del carisma che rende Don l’inarrivabile icona che rappresenta.

Bert, Roger e Don non hanno gran considerazione di lui. La presenza di Pete nell’agenzia è dovuta al mero fatto che il giovane Campbell appartenga a una famiglia ricca e privilegiata; lo stesso Bert afferma in un’occasione che, se lo licenziassero, perderebbero gran parte dei loro clienti. Questo particolare può essere classificato come un altro motivo che spinge Don a disdegnare il suo collega: se nella sua carriera Pete ha avuto la strada spianata, Don Draper è l’esempio perfetto del tipico self-made man.

Anche con Pete torna il tema dell’infedeltà, in quanto rende concreta la sua attrazione verso Peggy mentre è fidanzato con Trudy (Alison Brie). La loro relazione non è intrisa di rancore come quella tra Don e Betty ma sembra più serena, rendendo ancora più insopportabile il comportamento fedifrago di Pete nei confronti della premurosa e adorabile fidanzata.

La parità dei sessi sembra un punto d’arrivo ancora lontano nell’epoca rappresentata da Mad Men, ma ciò non significa che sia una meta irraggiungibile.

Non vediamo mai Peggy smettere di lottare per ciò che vuole sopportando imperterrita ostacoli di varia natura con una forza di volontà ammirevole. Tutti i suoi sacrifici sono man mano ricompensati e l’evoluzione del suo personaggio è uno degli spunti più interessanti che Mad Men propone. Anche Joan non si piega mai di fronte al vile maschilismo serpeggiante nell’ambiente di lavoro, ma lei ha già in sé le doti necessarie per farsi valere; Peggy, al contrario, forgia la sua personalità partendo da una base caratteriale piuttosto debole e questo le rende infinitamente onore.

L’antitesi di donne come Joan e Peggy è Betty Draper. Se le prime due dedicano le proprie vite all’evoluzione continua senza compromessi, nel caso di Betty osserviamo un immobilismo che la rende insoddisfatta ma sul quale lei stessa non è motivata ad agire. La priorità numero uno, per Betty, è mantenere le apparenze qualunque cosa accada; parla da sé il modo in cui è restia ad ammettere le sue frustrazioni, persino di fronte al suo psicologo. La mentalità di Betty è antiquata e si rifà ai dettami della sua defunta madre, che l’aveva educata secondo il principio che una donna dovrebbe mantenersi bella al solo fine di trovare un uomo che la sposi. Questo è uno dei motivi per cui Betty è maniacalmente attenta al suo aspetto fisico ed estende la sua apprensione anche verso la figlia Sally.

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La riluttanza ad ammettere le proprie emozioni si estende anche a Don che, a differenza di sua moglie, agisce in maniere differenti.

Il vuoto interiore che Don porta con sé fin dalla travagliata infanzia si manifesta prevalentemente sotto forma di adulterio. Innumerevoli volte tradisce Betty con varie donne molto diverse tra loro, come se ognuna simboleggiasse ciò di cui lui sente la mancanza. Notevole è da parte sua anche il consumo copioso di alcol e sigarette, all’epoca usufruibili anche sul posto di lavoro.

Prima di arrivare dov’è, Don ha attraversato situazioni di gran povertà e degrado. Ciò che ha trascorso durante l’infanzia e l’adolescenza ha contribuito a provocare in lui traumi mai affrontati e lasciati a cementare blocchi emotivi che inibiscono la sua abilità di essere un buon padre e un marito affettuoso.

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Il fatto di soffocare il proprio lato emotivo non è una costante esclusiva di Don e non avviene soltanto nei modi di cui abbiamo appena parlato. L’orgoglio e la spavalderia appartenenti agli uomini in Mad Men sono atti a mascherare in loro debolezze inammissibili.      
Se Don ha il fardello della sua infanzia travagliata, Roger Sterling è sopraffatto dalla volontà di rincorrere la giovinezza trascorsa; le sue continue relazioni extraconiugali con donne molto più giovani di lui e il suo temperamento spesso irresponsabile anche sul luogo di lavoro ne sono la prova. Come Pete, anche Roger proviene da una famiglia da agiata e non ha dovuto faticare come Don per ottenere quello di cui è in possesso; suo padre, infatti, fu uno dei fondatori della Sterling Cooper. La sensazione di noia spesso percepita da Roger può essere correlata proprio a questo: non conoscendo il valore della fatica e del sacrificio per ottenere qualcosa, tutto gli sembra futile e scontato.

Greatest Generation, Silent Generation e Baby Boomers: il divario generazionale tra i personaggi di Mad Men è alla base dei conflitti tra alcuni di loro.

In Mad Men tutti arrivano a coprire un ventaglio anagrafico che parte dai primissimi anni del ‘900 per proseguire fino alla fine degli anni ‘50

Della fascia di età di coloro nati tra il 1901 e il 1924 che prende il nome di Greatest Generation fa parte Roger Sterling. Il patriottismo imperante in lui – che arriva persino a rifiutare un accordo con dei clienti giapponesi a causa del rancore per l’attacco a Pearl Harbor – pone le sue radici nello status di quest’ultimo di veterano, avendo combattuto nella Seconda Guerra mondiale. Don, dieci anni più giovane di lui, ha combattuto nella Guerra di Corea, dunque in piena Guerra fredda. Pete Campbell, che a sua volta ha quasi un decennio in meno di Don, era ancora troppo giovane ai tempi della guerra per farne parte come combattente.
Loro due rientrano in quella fascia generazionale denominata silent, silenziosa; secondo alcune spiegazioni, tale appellativo è dovuto al fatto che per gli appartenenti a tale generazione era incauto parlare in pubblico. Inoltre il termine fu usato per la prima volta nella rivista Time, che usò la dicitura “Silent Generation” in una sua copertina del 1951.

Sally Draper, figlia di Don, avrebbe oggi sessantasei anni se esistesse realmente; rientra a pieno, dunque, nella generazione dei baby boomers, così rinominati a causa dell’aumento demografico tra il 1946 e il 1964. Ad ogni classe generazionale appartengono valori ed obiettivi diversi e ognuna di esse si plasma principalmente in base agli eventi storici in atto in determinati momenti.

La cura dedicata alla fedelissima riproduzione dei costumi dell’epoca accentua ancora di più la qualità della serie magistrale che è Mad Men.

È grazie alla meticolosità dimostrata dalla designer Janie Bryant e dal team creativo della serie che abbiamo modo di apprezzare dettagli estetici unici e perfettamente rispecchianti le tendenze in voga a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Ad ogni singolo componente del cast è stato affidato un team specifico che, con un lavoro di ricerca e tenendo conto dell’accuratezza storica, ha designato per loro degli outfit adatti.             

Interessante è il modo in cui i differenti outfit sembrino parlare dei personaggi che li indossano.
Non vediamo quasi mai Joan in vestiti confortevoli perché ciò andrebbe a discapito della prorompente sensualità delle sue curve; il forte senso di femminilità che traspare dal suo stile, infatti, è un gran punto di forza del suo aspetto fisico. In altri casi, invece, il vestiario evolve insieme al carattere della persona; è il caso di Peggy, i cui outfits della prima stagione sono molto meno eleganti e professionali rispetto a quelli delle stagioni successive.  

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