Made in Abyss, l’esplorazione dell’oltretomba o del tortuoso percorso dell’esistenza umana?

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Come vi immaginate che sia l’oltretomba?

Nel corso dello svolgersi delle varie e sfaccettate culture che hanno popolato il pianeta Terra, moltissime sono state le speculazioni su cosa ci sia oltre la vita.

Mondi spaziali, come Xibalba per i Maya; i campi elisi dei popoli italici; l’isola dei morti per gli aborigeni australiani. Nel 1300, però, il gigantesco lavoro di immaginazione di Dante Alighieri descrisse ben tre differenti mondi: uno in cui si sperimenta esclusivamente, per sempre, solo il male che si è compiuto in vita; uno nel quale, con molto impegno e dopo eoni incalcolabili, si può sperare di raggiungere il cielo; e, infine, il cielo stesso, regno dei beati, illuminati eternamente dalla sacra e quantica gloria divina.

È a quella montagna rovesciata della cosmologia dantesca che si ispira l’abisso di Made in Abyss, manga di Akihito Tsukushi iniziato nel 2018 ed ancora in corso.

È un lavoro strano, Made in Abyss. I protagonisti sono dei bambini fra gli undici e i tredici anni, e l’intero impianto narrativo è fortemente allegorico. Non tratta di fantapolitica, come Attack on Titan; non è prettamente un battle shonen, né una storiella d’amore. È più vicino ad un Bildungsroman, per le terribili prove che i personaggi si trovano ad affrontare e l’estrema distanza – psicologica, morale, di vedute – fra loro e gli adulti.

L’unica parte ancora sconosciuta del mondo è il fondo di un abisso sconfinato, due chilometri di diametro, su un’isola tropicale. Sulle sponde di tale abisso giace la città di Orth, avamposto per gli esploratori a caccia dei tesori che si celano nell’enorme pozzo. La piccola Riko, bambina bionda, saputella, coraggiosa ed intelligente, è figlia della più grande esploratrice dell’abisso, altrettanto bionda, altrettanto spavalda. Vive in un orfanotrofio. La madre, sparita anni prima nel cratere, pare averle inviato una lettera. E, all’improvviso, durante una sortita di Riko negli strati superiori dell’abisso, un robot – Reg – con l’aspetto di un bambino della sua età, dalle braccia allungabili e all’apparenza indistruttibile, appare. I due, infine, decidono di scappare da Orth insieme, per inseguire il sogno di riabbracciare la madre di Riko e scoprire cosa riposa sul fondo dell’oltretomba. Gli esploratori sono organizzati in vari gradi della catena di comando, determinati dal colore di fischietto utilizzato: il massimo raggiungibile è il bianco.

made in abyss prima stagione recensione

Come ho detto, tutto in Made in Abyss è fortemente metaforico. Il design dei personaggi è volutamente caricaturale: gli adulti, quando presenti, sembra provengano da un’antologia di “personaggi adulti dei manga”, quasi lavori scolastici – ancora, fortemente caricaturali, volutamente stereotipati e privi di introspezione psicologica. Piatti. Il contrario, dal punto di vista intellettuale, è invece nei bambini: essi sono multistratificati, possiedono molteplici tratti specifici, e non è mai una sola caratteristica comportamentale a descriverli appieno. Al contempo, Riko non è Dorothy de Il Mago di Oz, e Reg, inconscio del proprio passato, non è solamente l’Uomo di Latta: entrambi sono genuinamente curiosi di ciò che li circonda.

Per ciò che riguarda la distinzione fra adulti e bambini, in Made in Abyss, è netta anche dal punto di vista etico. Nessun bambino è un personaggio ambiguo, ambivalente: sebbene ricchi di sfumature, essi sono tutti fondamentalmente buoni ed innocenti. Come, tecnicamente, i bambini dovrebbero essere. Gli adulti, invece – come nel caso del fischietto bianco Bondrewd – sono spesso dei veri e propri villain, involontari o meno. La società di Made in Abyss è disgraziatamente crudele coi bambini: gli abusi sessuali sono ampiamente descritti nel manga – mentre l’anime, fortunatamente, ne è stato vagamente ripulito –, gli orfani di Orth sono sfruttati come manodopera a costo zero per il saccheggio degli strati superiori dell’abisso, e successivamente cresciuti con la sola, fissa, idea, che l’esplorazione di quella voragine sia l’unico fine di una vita degna d’esser vissuta. In un certo senso, Riko è vittima di tale sistema, fondato sull’ambizione, e anche Oozen, fischietto bianco e compagna di viaggio della scomparsa madre della bambina, lo è. Lo sfruttamento delle giovani vite si spinge anche oltre, fino alla dissoluzione totale del corpo e della mente, alla negazione della crescita, all’orrore inconcepibile che ricorda i metodi Mengeliani. È in tal senso, dunque, che Made in Abyss assume una connotazione esclusivamente allegorica, infanzia-centrica, ancor più di altri manga simili come La Fortezza dell’Apocalisse, Letter Bee, The Promised Neverland, Kuro, in quanto il punto di vista infantile è ben poco idealizzato: i personaggi parlano di bisogni corporali, ingenuamente di sesso, vengono lasciate sottintese precoci tendenze omosessuali, e la conoscenza della morte avviene ben presto nelle loro giovani vite. I problemi fisici sono perennemente presenti, che siano infezioni, dolori, ammaccamenti, stanchezza, libido non riconosciuta come tale. E, infine, la sofferenza fisica e alienante per un amore reso irrealizzabile dalla crudeltà degli adulti, come lo è la storia di Nanachi e Mitty.

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L’Abisso.

In particolare, i dettagli sessuali appunto abbondano, in Made in Abyss. Il che, trattandosi di bambini pre-puberi, può e deve (giustamente) disturbare. Si legga dunque la mia interpretare come metaforica assolutamente personale, in quanto un lettore può anche decidere che il signor Tsukushi abbia in realtà qualche problema con la pedofilia e che l’abisso sia in realtà un enorme e profondissima metafora per una cavità umana – o che sia, rovesciato ecosistema abitato da mostri, la difficoltosa spirale della vita, del raggiungimento dell’età adulta, delle mille prove, comprendenti anche il sesso, che la crescita pone di fronte ad un fuscello appena spuntato.

L’anime è tecnicamente stupefacente. Prodotto dallo studio Kinema Citrus, pluripremiato per Tokyo Magnitudine 8.0, mescola gli sconfinati e crepuscolari paesaggi dell’abisso con una colonna sonora curatissima e mai ripetitiva, firmata da Kevin Penkin, compositore australiano collaboratore dell’arcinoto Nobuo Uematsu.

Attualmente, a novembre 2021, il manga è fermo al nono tankobon, mentre la nuova stagione è stata annunciata per l’anno prossimo. Nel frattempo, però, potrete sollazzarvi con i due film riassuntivi come potrete scoprire sul sito ufficiale di Made in Abyss. Cosa aggiungere? Liberate la mente dai pregiudizi e godetevi, fra la fanghiglia, un lavoro assolutamente eccelso.

Giulia Della Pelle
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