Drusilla Foer è una one-woman-show con il fuoco dell’Arte. Un personaggio armato di una gestualità prorompente, di un’ironia acuminata, di un’intelligenza raffinata, di una personalità poliedrica e di una sensibilità tangibile.
È talentusa, rigorosa, leggera, inventiva, colta, intuitiva, vitale, contemporanea, arguta, attenta. Da anni è testimonial di importanti campagne contro l’ignoranza che abita negli stereotipi e pregiudizi. E lo fa incarnando il divismo delle attrici degli anni Novanta: è elegante come Joan Crawford, conturbante come Marlene Dietrich, affascinante come Greta Garbo e appassionata come Bette Devis.
La cosa sorprendente è che Drusilla Foer ha la capacità di mettere in risalto un tema così delicato come la diversità in maniera raffinata, insolita, originale, di classe. Lo racconta dandogli un’accezione inconsueta: per lei diverso è libertà di manifestarsi, di raccontarsi, di denunciare. È unicità.
Nei suoi monologhi o sketch non ci sono slogan, non racconta le lotte adolescenziali contro una società troppo bigotta per accettarla, non ci sono battaglie vinte sferrando colpi di ribellione, non ci sono dietrologie, non c’è ipocrisia. C’è sola una donna fintamente snob e consapevole che porta sul palco la sua naturalezza, capace di andare e guardare oltre il genere ed il limite dato dal corpo.
La sua presenza scenica è magnetica, dirompente, accogliente, rivoluzionaria; le sue performance sono pungenti, dissacranti, esaltano il buon gusto; il suo stile incarna una femminilità naive e chic; un carattere audace, deciso ed esplosivo, un inno al rispetto dell’essere umano e all’inclusione. Un privilegio ascoltarla.
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