Dopo il successo di In Contact i Caligula’s Horse tornano sulle scene il prossimo 22 maggio con Rise Radiant (Inside Out Music). La band progressive metal di Brisbane si presenta così con un album che rappresenta il culmine di un processo evolutivo e personale che, a partire da Bloom (2015) li ha portati a produrre lavori di fattura sempre più elevata, andandosi a costruire non solo una propria e indissolubile personalità ma, soprattutto, a ricavare uno spazio ben preciso nella scena Progressive Metal.
Con Rise Radiant i Caligula’s Horse presentano quello che è, forse, il loro progetto più eclettico e, in parte, coraggioso
Noti per la loro abilità nel fondere il carisma e la durezza del sound del metal contemporaneo sponda “djent” con le evoluzioni armoniche raffinate della musica progressive, il quintetto giunge così alla sua maturità definitiva.
Rise Radiant si presenta infatti come un album colorato, variegato, estremamente maturo e arricchito maggiormente di quegli elementi più “proggish” utili a porli, questa volta, più in comparazione con band dal sound più completo e “tondeggiante” come gli Haken o i Dream Theater del passato. Non è però un “copiaticcio” di un percorso già battuto da altri quello di Jim Grey and co. Di fatto il percorso musicale rimane già tracciato e vincente, solamente ulteriormente impreziosito.
Un maggiore utilizzo di elementi tastieristici è ciò che, probabilmente, risalta maggiormente all’orecchio dell’ascoltatore. Sintetizzatori, pianoforti, archi e lead vanno ad intersecarsi nel sound della band, aggiungendo un maggior livello di profondità sonora, epicità e, spesso, aprendo a nuove soluzioni raffinate e dinamiche.
Con Rise Radiant ci ritroviamo di fronte ad un album estremamente equilibrato, dove “ extremitates, aequalitates”
Capace di interpretare perfettamente il carisma e la durezza del suono metal contemporaneo e, allo stesso tempo, cadere in piedi su di un materasso di piume nel momento del confronto, anzi, della ricerca di sonorità più delicate, ballabili e intimistiche.
Tornando a parlare di carisma, è questo un elemento che sicuramente alle composizioni dei Caligula’s Horse non è mai mancato, in particolar modo nel momento in cui era necessario spingere sull’acceleratore concentrandosi su costruzioni più tendenti alla durezza e all’esplosività. Così, anche in Rise Radiant, emergono pezzi trascinanti e corposi come la slanciatissima coppia di apertura The Tempest/Slow Violence o la coraggiosa ed eccentrica Valkyrie.
In un caleidoscopio di sonorità estremamente completo, a fare da contraltare alle fasi più “heavy” dell’album non mancano composizioni dal taglio più dolce, in genere punto debole dei precedenti album dove risultavano, spesso, piuttosto prive di “colore” e personalità. Con Rise Radiant, invece, anche la componente “ballad” dei Caligula’s Horse si erge sul piedistallo, regalando momenti dalla grande sensibilità intimistica con il piccolo “epillio” di Resonate o con la lunga e melancolica Autumn.
Non manca, ovviamente, la commistione tra questi due differenti volti di una stessa medaglia, riscontrabile con la chiusura di The Ascent, lungo pezzo di 10 minuti e 42 distinto da compatte e dure orchestrazioni chitarristiche alternate alla raffinatezza di momenti aperti ed intimi, dando vita ad un pezzo in grado di raccogliere tutti i colori contenuti in questo nuovo pregevole episodio musicale, dandogli una chiusura degna di nota.
Idee, colori ed ispirazione, quindi, in un album che non risulta solo ben pensato ma anche eseguito a regola d’arte
grazie ad un comparto strumentale ancora una volta in grado di mostrare la sua qualità tecnica. Questa volta però il gradino più alto del podio spetta alla voce di Jim Grey che, con Rise Radiant, non solo conferma la bontà delle sue capacità, ma le spinge ad un livello ancora più alto. Voce tra le più interessanti del panorama metal attuale, le sue interpretazioni duttili e piene di carisma e teatralità riescono a colorare la tavolozza musicale con tutte le sfumature necessarie in grado di elevare ulteriormente quanto di buono fatto in un album già di per sé maturo ed assolutamente ispirato.
Impreziosito, in conclusione, da una produzione magistrale e da un set di scelte tematiche interessanti che vanno a ripercorrere l’esperienza umana, Rise Radiant si attesta così come il riuscitissimo esame di maturità dei Caligula’s Horse che dopo aver stupito il pubblico con In Contact, riescono a settare ancora più in alto l’asticella con un album solido, adulto, variopinto, dal sound fresco e variegato ma sempre tremendamente “Caligoliano”.
Una “vittoria in battaglia” che garantisce loro, tra l’altro, l’ulteriore conferma come band tra le migliori del panorama progressive metal attuale. Li dove in molti cambiano, cadono o iniziano a perdere idee e personalità, i Caligula’s Horse goccia dopo goccia sono riusciti a scavare la pietra, salendo così in cima a quel lotto ristrettissimo di band (come Leprous o The Contortionist) che non solo continuano a governare ottimamente la cresta dell’onda ma che continuano, in qualche modo, a portare nuova linfa vitale al genere.
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