Il quartetto di Boston Dead Poet Society torna alla ribalta nelle scene musicali con il secondo full length, dal sapore malinconico e tagliente. Il loro sound nel corso degli anni è stato modellato verso una ben specifica nicchia, che si tinge di aggressivo, ma con tono personale, sotto tutti i punti di vista, per una crescita autentica e ben definita.
In questo nuovo lavoro tanto atteso, dal titolo “Fission”, prodotto per la label finlandese Spinefarm Records, la band descrive un viaggio colorito ed emozionante sotto continui colpi turbolenti delle chitarre e una voce mai banale.
La distorsione corposa nell’apertura di “5:29:45” mette subito in chiaro il mondo distopico del gruppo e la grande padronanza nella composizione del brano: in questo caso la canzone si spalma su una sensazione distorta e nauseante che completa un ritornello ruvido e macchinoso. Seguono i due singoli eccellenti “Running in Circles“ e “Hurt”, collegati tra loro da un filo enigmatico, con il vocalist Jack Underkofler che accende una fantasia melodica e descrive la fuga da giornate complicate, dove tutto gira intorno alla solita routine caotica. Nel primo brano, poi, le chitarre energiche avvolgono una ritmica gonfia di sentimento, portando ad una vibrante cavalcata che sfocia nei bridge giganteggianti che infuocano il cammino e strizzano l’orecchio ai potenti Royal Blood. Su “How Could I Love You?” invece si affronta la paura di amare e custodire qualcosa di unico, in una riflessione dura che imprigiona i pensieri – eventualmente portando a conseguenze letali. Stesso discorso si materializza sulle note di “I Hope You Hate Me” che descrive una relazione amorevole morbsa e d’impatto dal sound new wave anni 80. Qui troviamo anche un videoclip splendido con la partecipazione della ballerina This Robot Cannot Human, celebre coreografa star dei social media.
La seconda parte di Fission si avvia con il clima sensuale di “Uto“, uno dei brani più belli e completi, carico di dolore ed emotività sfuggente che riesce a captare i pensieri nascosti della nostra mente, sotto un tempo roccioso e violento. Le altre chicche da tenere d’occhio sono la cantilena triste in “Tipping Point”, la polverosa e ottima “La Queen”, il ronzio danzante quasi inquietante su “Hard to Be God“ con un chiaro richiamo agli ultimi Muse e l’oscurità repressa che ritrova la luce su una vocalità devastante in “81 Tonnes”.
Il trittico conclusivo si libera leggero sulla corale “My Condition” l’ultimo singolo che raggiunge la maturità definitiva. Una composizione preziosa e godibile che spolvera l’indie rock e una tematica commerciale con un passaggio finale sognante. Chiudiamo la posta con le ultime due canzoni, la frenetica e dissonante “Koet” e il noise drammatico di “Black And Gold” per una degna conclusione furiosa che si arresta nel silenzio.
Il risultato di Fission è un disco profondo e riflessivo, dove il gruppo ci mette di fronte a numerose scelte durante un crudo e dilaniante percorso: Fissio è quella boccata d’ossigeno per il genere, e possiede una produzione impeccabile.
Voto: 8
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