Ushuaia & The Wanderlust Orchestra ci portano alla fine del mondo

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The end of the world è l’labum nato dalla collaborazione tra il produttore milanese Ushuaia e la Wanderlust Orchestra. Un album dalle sonorità profonde e rarefatte che ci porta fino alla fine del mondo.

Dice di sé stesso che è un globetrotter e la sua produzione la definisce geo-music. Quello di Ushuaia è un universo fatto di sperimentazione che si confonde col viaggio. Ogni viaggio, come ci insegna De Gregori, ha bisogno di un degno compagno da cui non separarsi mai, ed ecco che entra in scena la Wanderlust Orchestra in grado di rendere reale tutto l’universo di suoni e sensazioni che risiede normalmente nelle sequenze e nelle macchine governate da Ushuaia.

Ushuaia & The Wanderlust Orchestra ci portano alla fine del mondo 1

Un ensemble in continua mutazione in tutto il mondo, figlio dell’era del nomadismo digitale. I suoi membri cambiano in base al suono dell’album successivo, del brano successivo, ma sempre composti da persone incontrate da Ushuaia lungo il suo cammino. Un’orchestra che diventa come un reagente alle sollecitazione portate dal suo creatore.

Geo-Music è una definizione ben diversa da World Music. La musica di Ushuaia è tutta basata sui suoi viaggi intorno al mondo e sulle esperienze raccolte durante questi viaggi. Ogni luogo ha la sua atmosfera, ogni luogo ha il suo suono particolare. Inoltre, tutti i testi e tutte le note delle sue canzoni hanno una storia precisa, ispirati da un’esperienza particolare vissuta nei luoghi in cui i brani sono ambientati. Nell’album The end of the world si respira proprio il cammino percorso in tutto questo tempo.

L’album d’esordio di Ushuaia è infatti una sorta di diario di viaggio, come se invece di appuntare frasi su un’agenda il produttore milanese avesse impresso in un registratore le sonorità che si respiravano nell’aria in ogni luogo che ha visitato. Da questa memoria sonora nasce un album che conduce anche l’ascoltatore in mille posti diversi. Davanti ai nostri occhi si alternano colori e profumi che anche se solo immaginati sono tremendamente reali, quasi palpabili.

Non è un caso se uno degli aggettivi che si accosta di più alla musica di Ushuaia sia quello di un “sound cinematografico”, l’attitudine sinestetica a creare immagini attraverso la musica, trasportando l’ascoltatore in un viaggio sonoro e incoraggiandolo a partire verso nuove esperienze.

Raffaele Calvanese
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