Dopo sette anni di attesa, esce finalmente, prodotto dalla Scarlet Records, il nuovo album dei Vision Divine: When All The Heroes Are Dead.
Un periodo lungo in cui sono avvenuti anche alcuni cambiamenti importanti di line-up. Innanzitutto, dietro le pelli il batterista Alessandro Bissa lascia il posto al famoso Mike Terrana, nome di grandissimo livello di cui la band può fregiarsi con orgoglio. Ma anche alla voce avviene un cambiamento notevole. Lo storico singer Fabio Lione, che ha militato nella band dalla sua fondazione nel 1998 fino al 2018, con un intervallo di cinque anni in cui fu sostituito da Michele Luppi, lascia il posto al giovane Ivan Giannini. Due cambiamenti importanti che la band di Olaf Thorsen ha rivelato l’anno scorso con il videoclip di The Angel of Revenge. Finalmente, abbiamo la possibilità di sentire dopo un po’ di tempo questi rinnovati Vision Divine.
Band di culto del Prog Power, il sestetto nostrano ha sfornato sempre dischi di un certo pregio fin dall’esordio.
Dopo tanti anni di attività e una pausa compositiva considerevole, bisogna ammettere che non ha perso colpi. When All The Heroes Are Dead segna effettivamente un bel ritorno sulla scena dei Vision Divine, sfornando un disco molto piacevole da ascoltare, mantenendo i tratti dello stile della band. La composizione tipicamente Power si dota infatti di alcuni tratti Progressive molto presenti, rendendo i brani particolari e ricercati. Un’elaborazione che la band ha già proposto con successo in album come Stream of Consciousness e che tra l’altro si sposa benissimo con il sapiente gusto di Terrana, capace di dare un contributo ricco al comparto ritmico.
Ovviamente non mancano le classiche galoppate caratteristiche della band fin né lo stile barocco e neoclassico del sound del sestetto. La partenza fornita dalla orchestrale Insurgent e dalla successiva The 26th Machine apre le danze in maniera chiara ed impeccabile. Le carte sono subito scoperte, le intenzioni sono dichiarate e sappiamo immediatamente di avere a che fare con un altro bel disco dei Vision Divine.
Altrettanto immediatamente si capisce di avere a che fare con un album che non rivelerà comunque grandi sorprese.
Un gesto comprensibile per una band assente da diversi anni e che vuole cimentarsi nuovamente in quello che il suo fandom conosce molto bene. La presenza di Terrana sicuramente impreziosisce il repertorio, ma non lo porta mai ad assumere una posizione da protagonista, mettendosi sempre al servizio della band. Forse questo limita un po’ quello che il batterista statunitense avrebbe potuto offrire, riducendo la portata dell’effetto sorpresa che la sua partecipazione poteva trasferire su questo disco.
Tuttavia, poco male. I Vision Divine sono sempre stati musicisti di grande gusto e anche stavolta non deludono. Da apprezzare anche la prova del singer Giannini. Prendere l’eredità di Lione e Luppi non è assolutamente facile, e qua e là si avverte una certa timidezza quasi reverenziale nei confronti dei suoi predecessori. Si tratta di sfumature, una espressività ancora non al livello degli altri, probabilmente dovuta alla intesa nata piuttosto di recente con gli altri componenti. Ineccepibile comunque dal punto di vista della tecnica: Giannini è capace di volare ad altezze siderali, con degli acuti assolutamente portentosi.
La sua prova tra l’altro cresce di brano in brano, raggiungendo picchi molto interessanti in brani come When The Sun Is Turning Back, 300 e The Nihil Propaganda. Quest’ultimo brano in particolare offre poi la chicca della lettura dell’Infinito di Giacomo Leopardi. La conclusione dell’album coincide col verso finale del famoso componimento: una scelta davvero coraggiosa ed azzeccata. E il naufragar m’è dolce in questo mare… Da brividi.
Non si può quindi non apprezzare questo ritorno dei Vision Divine di cui si cominciava a sentire fin troppo la mancanza.
Per i fan di vecchia data si tratta di una bella conferma di una band estremamente importante del Metal nostrano. Ci si aspetta che la prossima pubblicazione sia più vicina in termini di tempo e, chissà, magari i due nuovi innesti potrebbero dare una freschezza di rinnovamento da non sottovalutare. Restiamo in attesa. Intanto, bentornati, Vision Divine!
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