Excalion: “Emotions” e un epico viaggio nel gelo dell’inverno

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Fin dalla copertina è possibile capire verso quale mondo ci faranno viaggiare gli Excalion. Una giovane, pura e immacolata fanciulla si copre con leggeri veli candidi. Sotto di lei, lastre di ghiaccio si frantumano ai suoi piedi, mentre alle sue spalle la giovane estate e l’arcigno inverno si scrutano in uno sguardo di sfida e di rispetto. Un mondo fantasy si presenta quindi ai nostri occhi, perfetta presentazione di ciò che ascolteremo.

Gli Excalion, con il loro nuovo lavoro Emotions, ci lanciano in un mondo freddo, glaciale, ma da affrontare con coraggio e impavidità. Le atmosfere che già crescono con la opener Trust si muovono attraverso densi tappeti di tastiere, scintillanti arpeggi di pianoforte e un comparto ritmico ben oliato. L’impronta profondamente power si amalgama con un’intenzione epic che sa esattamente dove andare a parare, senza tuttavia cadere mai nel banale. La narrazione prosegue sugli stessi toni con la successiva Sunshine Path, sebbene la presa sull’ascoltatore si allenti un po’. Lo sfruttamento di sonorità più tendente al pop  non è vietata in un gruppo metal, ma va esercitata con cautela. Il ripetersi poi di alcuni stratagemmi di composizione, come alzare di tonalità l’ultimo ritornello, sia nel primo che nel secondo brano sembra quasi tradire una carenza di fantasia. Ma, appunto, sembra.

Lost Control incupisce il mood dell’album e le sonorità fredde e glaciali trovano una loro degna rappresentazione musicale. L’immagine di un’epica battaglia sui ghiacci, magari nel bel mezzo di una violenta tormenta, è la più idonea a rappresentare questa canzone. I lose control  recita il testo e quello che poteva sembrare un viaggio sereno e vittorioso incontra le sue prime difficoltà. Il teatro di assoli di chitarra e synth vede l’ottimo sostegno di una sezione ritmica martellante, quasi ossessiva, intenzionata a non dare un attimo di respiro. E laddove davvero si riuscisse a riprender fiato… beh, ecco che si precipita di nuovo giù, nel mezzo della battaglia. I lose control!

Perfetta prosecuzione del caos e dell’ansia creati dalla perdita di controllo di Lost Control è la lunga Solitude. Un’intro lenta e ariosa ci tiene sulle spine grazie a un sapiente uso delle tastiere, per poi lasciare spazio a un alternarsi di strofe più rilassate ad altre più tormentate. Si tratta di una sorta di power ballad dai toni profondamente coinvolgenti, capace di innalzare lo spirito dell’album e l’asticella della sua qualità. Data la lunghezza, gli Excalion si concedono anche una  intelligente intrusione nel progressive, giocando con tempi dispari e sonorità e strumenti più ricercati.

Ma se pensavamo di poterci adagiare e rilassarci, ci pensa Nightmariner a risvegliarci. Un profondo arpeggio di synth è il preambolo a un’altra canzone dal ritmo serrato, talvolta molto veloce, sfoderando anche riff particolarmente violenti e sonorità aggressive. Qua e là dissonanze e alcuni obbligati veloci strizzano l’occhio alle mode di genere più moderne, djent e death su tutte. Tuttavia, si tratta di un brano meno brillante e ispirato degli altri, lasciando alla successiva The Golden Horde il compito di riportare Emotions al livello che merita. Brano dalla struttura lineare, parte subito carico di pathos grazie a un pregevole arpeggio di pianoforte e a un ottimo comparto ritmico: la potenza e la grazia si mescolano alla perfezione, permettendo alla band di inserirsi anche in notevoli contesti symphonic.

I Left My Heart At Home, come suggerisce il titolo, ha un mood romanticamente triste, malinconico. Questa è la vera e propria ballad. La voce e il pianoforte si intrecciano delicatamente, sviluppandosi in un crescendo che vede la partecipazione via via più intensa del resto della band. E’ così che dopo un paio di minuti, al ritornello, la canzone diventa una favolosa power ballad, da lasciare estasiati, coinvolti, commossi.

Ma non c’è tempo da perdere, nemmeno un secondo di più per riprendersi e subito ecco che parte The Mercy Racers. Il gelo dell’inverno ci stringe sempre più in una morsa letale cui ogni resistenza è futile: non resta che accettarlo, accoglierlo e diventare un tutt’uno con la neve e con il ghiaccio. Callsigns infatti si apre poco alla volta, di nuovo pianoforte e voce, per introdurci ormai al passaggio finale. Un riff accattivante ci getta nella mischia, in una lotta forsennata e senza esclusione di colpi. Impossibile non scapocciare a tempo durante le strofe per poi esplodere in maniera liberatoria durante il ritornello. Ma questa è la canzone più lunga dell’album: superata la prima insidia, molte altre andranno affrontate, e un mondo gelido, grigio, inospitale attende soltanto l’intervento di un eroe che lo conquisti e lo faccia suo. Questo è il viaggio nel gelido mondo fantasy disegnato dagli Excalion, un viaggio alla fine del quale possiamo riposarci sotto un capanno, riparati dalla pioggia, mentre una viola intona i nostri cori.

Emotions è un album che rispecchia il paese in cui è nato, i suoi profumi, i suoi colori, i suoi ghiacci e la sua natura incontaminata. E’ probabilmente l’album che meglio incarna il metal finlandese, un metal di sonorità fredde, voci squillanti, atmosfere epiche e antiche: impossibile non esserne travolti e affascinati, eppure non sono mai perfettamente tangibili. E’ un disco di nebbie, chiarissime, nitidissime, dense e impenetrabili, che ci avvolgono, ci congelano, ci accecano e mai si fanno raggiungere dalla nostra presa, dal nostro abbraccio.

Questo è un album pieno di fascino, con qualche sbavatura qua e là, ma impossibile da non apprezzare. La band è perfetta stilisticamente su ogni brano, ma un grande elogio va fatto al lavoro sulle tastiere, che più di tutte hanno definito il carattere dell’album, la sua identità, il suo clima. Merita i complimenti anche la produzione della Scarlet Records, che ci regala un’altra perla dalla sua raffinata discografia.

Gli Excalion contribuiscono a edificare un mondo, un universo che chi ha ascoltato Stratovarius e Sonata Arctica conosce molto bene, ma loro riescono ad arricchirlo con sfumature e trovate che rendono Emotions molto personale, profondo e, in maniera incredibile per il genere, intimo.

Daniele Carlo
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