Kimi Raikkonen: il ritiro di una rockstar dalla Formula 1

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Il Gran Premio di Abu Dhabi sarà l’ultima gara in Formula 1 per Kimi Raikkonen, questa volta per davvero, a differenza di quanto accadde nel 2009. Una carriera lunghissima, e più anni passavano e più Kimi diventava una vera e propria rockstar.

Di solito, quando si ritira un pilota, a farla da padrone sono le sue vittorie nella Formula 1, le sue gare migliori, e poi, quasi in fondo alla lista, il loro carattere, ma nel caso di Kimi Raikkonen si ribalta tutto e ad essere ricordato per primo è proprio il suo modo di fare e solo dopo le sue imprese da pilota. Imprese come la vittoria del suo primo ed unico mondiale con la Ferrari nel 2007 (ad oggi è l’ultimo ad aver vinto un mondiale con la rossa) o quella fantastica rimonta nel 2005 a Suzuka, in cui, partendo dal diciassettesimo posto, arrivò primo.

Kimi Raikkonen

Ma come dicevo, Kimi Raikkonen, è un pilota ricordato prima per il suo carattere e lo stile di vita e poi per le varie vittorie. Carattere che ha reso dei gesti apparentemente “innocenti” iconici, ed altri particolarmente rilevanti quasi “normali” appunto perchè erano gesti fatti da Kimi. Il pilota finlandese è quasi a capo di un piccolo club di piloti che si sono sempre distinti prima per il loro modo di fare, piloti come James Hunt ed Eddie Irvine, ma solo Raikkonen è riuscito ad arrivare al punto (o sogno, decidete voi) in cui nessuno riesce ad odiarlo, tanto che nessuno osa immaginarsi un week-end senza quello che possiamo definire come un “momento alla Kimi”.

Una vera e propria rockstar in Formula 1, questo è Kimi Raikkonen- praticamente metà della sua vita passata sul sedile di una macchina da corsa- senza mai essere fuori posto, anche negli ultimi anni, nei quali si è infine compreso che il suo ritiro fosse sempre più vicino

Leggere “rockstar” e “Formula 1” nella stessa frase fa uno strano effetto anche a me da appassionato, quindi immagino che la reazione di chi non segue tanto questo sport possa essere ancora più incredula. Insomma, siamo tutti abituati a vedere dei piloti che, sia in macchina che fuori, sono sempre seri, attenti al loro stile di vita fisico e psicologico, insomma, dei veri e propri robot, che solo in pochissime occasioni si fanno vedere umani, poi c’è, appunto, Kimi Raikkonen, che non è mai stato nulla di tutto quello. Trasgressivo, idolo di tutti e spesso fuori posto in un ambiente che solo negli ultimi anni si sta “umanizzando”.

Uno dei primi ricordi che ho di Kimi Raikkonen risale al 2006, in occasione del Gran Premio di Monaco. La sua McLaren che si ferma a bordo pista per una rottura del motore, il pilota esce dalla macchina, e dopo averla guardata, si dirige, a piedi, verso i box, o almeno è quello che tutti pensavano. Infatti qualche minuto dopo si vede un Kimi a petto nudo a bordo del suo yacht mentre beve quella che probabilmente era birra, un momento che solo una rockstar avrebbe potuto regalarci e che solo una rockstar avrebbe potuto rendere iconico, praticamente storia.

Kimi Raikkonen

Ma la rockstar Kimi Raikkonen sta, oltre che nei singoli gesti, anche in quelli che possiamo definire tradizionali, praticamente dei “marchi di fabbrica”. Marchi come i suoi, tanti, “bwoah” durante le interviste, o ancora meglio, i suoi team radio, sempre “sbagliati”, che possiamo definire delle canzoni che solo lui poteva rendere famose. Il mio preferito, quel “Thank You.” detto come se, una pole position a Monza segnando il giro più veloce nella storia della Formula 1, fosse una cosa normale, che si fa tutti i giorni.

Una vita passata nelle corse, anzi, nella Formula 1, il tutto sempre in modo spericolato, come se la F1 non lo fosse già abbastanza. Oggi si ritira, anche se, conoscendolo, avrebbe potuto continuare per sempre

Non è un caso che, moto probabilmente involontariamente, la sua ultima gara di Formula 1 arrivi a ventun anni esatti dal suo esordio avvenuto nella prima gara della stagione 2001, in Australia, e tutto cominciò in pieno stile Kimi Raikkonen, ovvero addormentandosi pochi minuti prima dall’inizio della gara. Tutto questo a dimostrazione che per lui, le corse, sono sempre state un hobby, fin dal primo giorno.

Kimi Raikkonen

Mi piace pensare che sia, appunto, tutto fatto apposta, tutto costruito per passare come l’ultimo concerto di una rockstar che magari avrebbe potuto continuare ancora per qualche anno, ma che ha voluto evitare che quel filo d’amore tra lui e chi gli vuole bene si consumasse, in negativo. Kimi Raikkonen si ritira, stavolta sul serio, e mi viene difficile pensare che in Formula 1, quella che, a partire dal 2001, è riuscito a rendere più umana, potrà esistere qualcuno come lui. Ed ora ti lasceremo solo, proprio come tu hai voluto fin da quel team radio, proprio ad Abu Dhabi, nel 2012, con quel “Leave me alone, I know what I’m doing”.

Marco Mancinelli
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