Avete presente il sottobosco? Quel luogo umido, scarsamente illuminato e all’apparenza inospitale?
E sì, all’apparenza, perché è nel sottobosco che la maggior parte delle forme di vita nascono e si sviluppano, grazie proprio alle condizioni favorevoli che forse solo ad un secondo sguardo si palesano davanti ai nostri occhi. Il sottobosco, secondo il mio umile parere, è l’immagine che meglio rappresenta la scena underground mondiale. Un luogo non adatto a tutti ma che accoglie chiunque voglia provare qualcosa di nuovo, di diverso. Un luogo in continuo fermento, rigoglioso, ricco di vita. Un luogo da preservare. Ed ecco perché ogni mese troverete uno speciale dedicato a tutta quella musica che molto spesso rimane in secondo piano, ma che merita molto di più. Buon ascolto!
Qui il precedente episodio!
DayKoda – PHYSIS
11 marzo 2021 – Beat Machine Records
Arte e natura sono i due pilastri su cui si fonda “PHYSIS” il secondo incredibile album del milanese DayKoda, uscito l’11 marzo su Beat Machine Records. E la fusione di questi due elementi così fondamentali per l’esistenza, è riuscita a dare vita ad un piccolo gioiello di pura eleganza e autenticità. Delle 10 tracce si fanno subito notare “Eyes Open” con le sue atmosfere fusion e i suoi poliritmi, “Radiate (feat. Br1)” che viaggia tra soul e R&B grazie alla morbidezza e alla seduttività della voce, “Green Leaves (feat. Block Mameli)” con la sua attitude raffinatamente urban e ancora “Jungle War” che si muove tra psichedelia e momenti ombrosi e misteriosi. Ascoltando “PHYSIS” ci si rende conto di quanto sia difficile creare un continuum così naturale e spontaneo, ma DayKoda riesce egregiamente nell’impresa, strizzando l’occhio a diverse culture, dal jazz all’hip-hop passando per la migliore tradizione fusion iper-tecnica. Un disco che vorresti non finisse mai e che riporta alla mente momenti passati ma anche tutta una gamma di emozioni in divenire. Musica che non vediamo l’ora di ascoltare nei migliori club milanesi, possibilmente al tramonto, per godere in pieno di tutte le luci e le ombre che si celano dietro a questi brani. Per i fan di Snarky Puppy, Kamasi Washington, Kendrick Lamar. 9/10
Ciccada – Harvest
23 aprile 2021 – Bad Elephant Music
La rubrica Sottobosco Internazionale nasce, tra i vari motivi, anche per dare spazio alla musica di quei paesi che molto spesso dimentichiamo a causa di una visione a volte troppo anglocentrica. Ed è per questa ragione che questo mese vorrei proporre i Ciccada, band greca che si cimenta in un ottimo progressive rock dalle atmosfere folk e anche un po’ zappiane. Nati nel 2005 ad Atene si fanno subito notare dall’italianissima Fading Records/AltrOck che dà loro l’occasione di farsi conoscere nell’affiatatissima scene prog internazionale. Dopo due dischi, la band è tornata con “Harvest” uscito lo scorso 23 aprile su Bad Elephant Music (che consiglio di tenere d’occhio a chi ama generi poco convenzionali). Senza dubbio il sound dei Ciccada è derivativo (come la maggior parte del nu-prog) ma i sette musicisti ci sanno fare, tra tecnica impeccabile e scelte compositive davvero notevoli. Brani come “Eniania (Keepers Of The Midnight Harvest)” e “Open Wings” donano all’album una marcia in più. Sarebbero degli ospiti di tutto rispetto al 2Days Prog + 1, il celebre festival italiano che si svolge ogni settembre a Veruno (NO). Per i fan di Gentle Giant, Renaissance, Jethro Tull. 7/10
Khalab & M’berra Ensemble – M’berra
23 aprile 2021 – Real World
Dopo una breve tappa in Grecia, ci spostiamo ora nel continente africano, più precisamente nel Mali e in Mauritania. Il primo è il paese d’origine del collettivo di musicisti M’berra Ensemble, mentre il secondo è il paese che li ospita in un campo profughi e che li ha visti registrare nel bel mezzo del deserto l’album “M’berra” in compagnia di Khalab, pseudonimo di Raffaele Costantino, uno dei più grandi DJ e producer del nostro paese. L’incontro tra queste voci è avvenuto grazie a Intersos, un’ONG italiana che opera a livello globale. Se, come me, ascoltate Musical Box su Radio 2, conoscete benissimo l’amore e la passione di Khalab per la musica africana, l’afrofuturismo e i suoni elettronici più originali in circolazione. “M’berra” riassume perfettamente tutto ciò, dando voce ad un gruppo di musicisti desiderosi di raccontare le proprie storie, i propri sogni e i propri ricordi. “We Are M’berra” suona come un vero e proprio manifesto, “Reste A L’Ombre” ci fa danzare in un rituale psichedelico senza fine, mentre nelle sintetiche “Moulan Shakur” e “Dancing In A Desert Moon” fanno capolino i suoni più elettronici, sposandosi perfettamente con le atmosfere tradizionali del disco. Il tutto è accompagnato dalle foto del francese Jean-Marc Caimi, che donano all’album atmosfere intime e allo stesso tempo visionarie. Se il concetto di umanità dovesse avere un suono, suonerebbe come “M’berra”. Per i fan di Sons of Kemet, Tinariwen, Sun Ra. 8/10
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