Avete presente il sottobosco? Quel luogo umido, scarsamente illuminato e all’apparenza inospitale?
E sì, all’apparenza, perché è nel sottobosco che la maggior parte delle forme di vita nascono e si sviluppano, grazie proprio alle condizioni favorevoli che forse solo ad un secondo sguardo si palesano davanti ai nostri occhi. Il sottobosco, secondo il mio umile parere, è l’immagine che meglio rappresenta la scena underground mondiale. Un luogo non adatto a tutti ma che accoglie chiunque voglia provare qualcosa di nuovo, di diverso. Un luogo in continuo fermento, rigoglioso, ricco di vita. Un luogo da preservare. Ed ecco perché ogni mese troverete uno speciale dedicato a tutta quella musica che molto spesso rimane in secondo piano, ma che merita molto di più. Buon ascolto!
Qui il precedente episodio!
Moor Mother – Black Encyclopedia of the Air
17 settembre 2021 – Anti-
Poesia come musica. Poesia come suoni liberi. Poesia come messaggio di lotta e resistenza. Concetti che si traducono in “Black Encyclopedia of the Air” il nuovo album di Camae Ayewa aka Moor Mother, giovane poetessa, musicista e attivista americana. Lei stessa descrive la sua musica come “Low fi/dark rap/chill step/ blk girl blues/witch rap/coffee shop riot gurl songs/southern girl dittys/black ghost songs”, e vi assicuro che tutte le sue produzioni contengono ognuno degli aspetti citati sopra, grazie anche alle collaborazioni poliedriche messe in atto nelle 13 tracce di questa grande enciclopedia nera. La voce di Ayewa si fa più profonda, quasi vellutata e tramite uno spoken word ipnomagnetico racconta di quanto ancora sia necessario fare per cambiare veramente le cose. Se Gil Scott Heron vi ha rapiti, preparatevi ad essere travolti dalla potenza sfacciata e allo stesso tempo delicata di Moor Mother. 8.5/10
Alien Weaponry – Tangaroa
17 settembre 2021 – Napalm Records
Scommetto che non avete mai sentito un brano thrash metal cantato in te reo Māori, la lingua del popolo indigeno polinesiano. “Tangaroa”, il secondo album degli Alien Weaponry, è l’occasione giusta per sperimentare qualcosa di nuovo e originale, ma soprattutto, per sostenere questi tre ventenni pronti a scardinare le regole del metal di stampo classico. La band neozelandese si era già fatta notare a livello internazionale con il debutto “Tū” del 2018 ma con Tangaroa i tre giovanissimi hanno dimostrato di saper andare ben oltre le aspettative, sfornando un disco poliedrico, intenso e dinamico. La tradizione incontra la modernità: accanto all’utilizzo degli strumenti musicali tradizionali chiamati taonga puoro e alle leggende Māori, il trio affronta tematiche attuali come l’abuso di droghe e il cambiamento climatico, cercando di dare voce alle culture indigene troppo spesso messe in disparte. 8/10
Nala Sinephro – Space 1.8
03 settembre 2021 – Warp Records
Chi è Nala Sinephro? Fino a 5 minuti fa non lo sapevo neanche io, nonostante bazzichi da anni nella scena jazz londinese. Si tratta di una giovane arpista belga di origini caraibiche che ha da poco pubblicato l’album di debutto “Space 1.8” su Warp (etichetta elettrosperimentale tra le migliori al mondo). Il suo nuovo disco mi ha colpito sin dalle prime note: sarà la divisione dei brani in “spazi” o la presenza di synth che si intrecciano elegantemente alla migliore tradizione free jazz. O forse è stato il suo sguardo nella foto promozionale che mi ha ricordato una Alice Coltrane in erba. Sta di fatto che la qualità di questo disco è veramente altissima, probabilmente anche grazie ai notevoli ospiti tra i quali Eddie Hick (batterista dei Sons of Kemet) e Nubya Garcia che fa la sua comparsa in “Space 4”. Sinephro parla di metafisica e di studio delle frequenze. Per lei ogni spazio presente nell’album è un bozzolo terapeutico dalle sembianze uterine che dona conforto e libertà estatica. Un disco che diventa cura e regala benessere all’ascoltatore. Cosmic jazz all’ennesima potenza. 8/10
NYTT LAND – Ritual
06 agosto 2021 – Napalm Records
Come sarà mai il sottobosco nella tundra siberiana? Sicuramente sono presenti muschi e licheni, ma fa la sua comparsa anche il permafrost, ovvero distese di ghiaccio dove solo poche creature riescono a sopravvivere. Tra queste ci sono i NYTT LAND, band formata dai coniugi Natasha “Baba Yaga” Pakhalenko e Anatoly “Shaman” Pakhalenko, due figure sciamaniche che ci accompagnano in un viaggio allucinatorio nella Siberia più oscura e mitologica. Tra field recording di corvi e suoni della foresta, il canto difonico ipnotico (in lingua tuvana: Хөөмей) e richiami a miti e leggende come l’Edda Poetica e la tribù Khanty, “Ritual”, questo l’evocativo titolo del terzo album, ci regala 45 minuti di meditazione e introspezione. Il duo evoca le forze arcaiche e ancestrali aiutando l’ascoltatore a mettersi in contatto con la parte più profonda del proprio io. Non si tratta quindi solo di un viaggio nella natura selvaggia, ma è prima di tutto un viaggio alla scoperta delle nostre origini. 7/10
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