È Tom Hanks il protagonista di Captain Phillips – Attacco in mare aperto, film diretto Paul Greengrass (lo stesso della saga di Jason Bourne con Matt Damon) che racconta del dirottamento della nave mercantile statunitense Maersk Alabama avvenuto nell’aprile 2009 per mano di quattro pirati somali, e la cattura in ostaggio del comandante Richard Phillips.
Se l’idea generale che vi siete fatti sui pirati si basa soltanto sull’immagine data da Pirati dei Caraibi, la storia di Captain Phillips – Attacco in mare aperto vi lascerà a bocca aperta.
Ieri sera infatti su Rai 1 è stato trasmesso in prima visione Captain Phillips – Attacco in mare aperto, adattamento cinematografico del libro Il dovere di un capitano, autobiografia del capitano Richard Phillips scritta in collaborazione con Stephan Tatty e disponibile su Amazon in formato e-book, se siete curiosi e volete approfondire la vicenda.
Il 28 marzo 2009, Richard Phillips, comandante della nave portacontainer Maersk Alabama, lascia sua moglie Andrea e i suoi due figli nel Vermont per prendere parte a una spedizione umanitaria al largo del Corno d’Africa per il Programma alimentare mondiale.
Il 7 aprile, nell’oceano Indiano, durante un’esercitazione di routine anti-pirateria in mare aperto, Captain Phillips scopre che due strane barche si stanno avvicinando alla sua nave. Temendo un’azione di pirateria, Phillips ordina all’equipaggio di prepararsi all’emergenza. Il primo attacco da parte dei pirati però fallisce, anche se un membro dell’equipaggio è convinto che ritorneranno. E così è stato.
L’8 aprile, i 4 pirati Abduwali Muse, Adan Bilal, Nour Najee e Walid Elmi, armati di AK-47, si dirigono nuovamente all’assalto della Maersk Alabama. A questo punto Phillips, cerca di respingerli attivando degli idranti e sparando alcuni bengala verso i pirati ma quest’ultimi riescono ad agganciare la scala sulla murata della nave e Phillips ordina all’equipaggio di nascondersi nella sala macchine e aspettare i soccorsi.
Ne seguono ore di trattative per liberare gli ostaggi, salvare i membri dell’equipaggio e per convincere i pirati ad andarsene con la somma contenuta in cassaforte. Negoziazione che in parte fallisce e che alla fine vede Phillips letteralmente in balia dei pirati.
Ne seguiranno giorni di disperazione in mare, vari tentativi fallimentari di fuga da parte del capitano e barlumi di speranza svanire. Soltanto con l’intervento della Marina il capitano Phillips viene portato in salvo seppur in stato di shock mentre i tre pirati rimasti con lui sulla scialuppa vengono uccisi.
Nei titoli di coda viene poi riportato che il rientro in patria di Phillips è avvenuto il 17 aprile e della condanna negli Stati Uniti a 33 anni di reclusione di Muse, che sconta la sua pena nel carcere di Terre Haute. Phillips è tornato in mare il 25 luglio 2010, tre mesi dopo aver pubblicato la sua autobiografia Il dovere di un capitano.
Le divergenze con la storia vera
A quanto pare sembrerebbe che ci siano alcune differenze fondamentali tra la finzione del film e quanto accaduto in realtà così come versioni discordanti su quanto accadde.
Nonostante infatti le 6 nomination agli Oscar, pare che Captain Phillips – Attacco in mare aperto sia stato oggetto anche di due procedimenti legali da parte di alcuni ex membri dell’equipaggio. Sembra infatti che in questo caso la figura di eroe nazionale sia stata enfatizzata un po’ troppo, peccato mortale comune a tante pellicole di produzione statunitense tendono ad essere particolarmente patriottiche.
I fatti dovrebbero essere questi. È il 7 aprile del 2009 quando in serata tra gli ambienti della nave suona l’allarme per una barchetta che sta seguendo il cargo ma che poco dopo scompare alla vista. Il capitano Phillips ignora l’accaduto, così come i numerosi avvisi dei giorni precedenti che avvisavano di un esponenziale pericolo di pirateria.
La mattina dopo, infatti, una nave molto più grande si avvicina minacciosamente al cargo: è l’inizio dell’attacco alla nave americana da parte dei pirati somali. Phillips viene fatto prigioniero, mentre il suo equipaggio riesce a catturare il capo dei pirati, Abduwali Muse. Non riescono ad arrivare a un accordo, e solo l’intervento della Marina statunitense riesce a mettere fine all’attacco.
Ciò che ha scatenato l’ira degli allora membri dell’equipaggio nei confronti nel film è stato il modo in cui Phillips viene dipinto: come un eroe nazionale disposto a sacrificarsi per il proprio equipaggio.
A quanto pare Phillips è stato fatto prigioniero perché i somali non rispettarono lo scambio e non perché era disposto a sacrificarsi per il suo equipaggio.
Ciononostante, dopo dodici anni, la verità giuridica su ciò che avvenne sulla nave cargo quel giorno non è ancora venuta a galla, sono troppe infatti le versioni su quanto accadde. Sta di fatto che si tratta di un importante pezzo di cronaca americana, un evento che scosse particolarmente il Paese perché per la prima volta in 200 anni una nave battente bandiera americana tornava ad essere assalita dai pirati.
“Richard Phillips non si considera un eroe, era un uomo che stava aspettando che arrivassero gli eroi, il che è diverso”, ha detto lo stesso Tom Hanks.
D’altra parte una volta tornato a casa, Richard Phillips è stato considerato un eroe a tal punto da essere ricevuto dal Presidente Barack Obama alla Casa Bianca.
Al di là dell’apparente mancanza di veridicità del corso d’azione del capitano Phillips, il film comunque merita di essere visto, un po’ perché mette in scena una realtà che in pochi conoscono e un po’ perché la performance di un intenso e drammatico Tom Hanks vale già di per sé il sacrificio.
Se ieri sera ve lo siete perso potete sempre recuperarlo su RaiPlay, avete una settimana di tempo per farlo. Oppure in alternativa lo trovate disponibile per il noleggio su CHILI.
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