Breaking Bad e il suo spin-off Better Call Saul sono molto più di semplici serie TV: rappresentano delle guide meticolose alla costruzione di personaggi perfettamente funzionali. Saul Goodman, personaggio chiave nella prima e protagonista nella seconda, ne è una delle prove più riuscite.
Better Call Saul andava in onda per la prima volta nel 2015 sul canale statunitense AMC ed è attualmente disponibile su Netflix. La serie, perla di Vince Gilligan e Peter Gould, è incentrata sul personaggio di Saul Goodman già presente nel precedente capolavoro del 2009 di Gilligan: Breaking Bad.
Interpretato da Bob Odenkirk, Saul Goodman è uno dei personaggi più interessanti e ben articolati esistenti nel mondo delle serie TV. La scelta di dedicare un intero telefilm alla spiegazione del suo background personale e lavorativo non poteva rivelarsi più azzeccata di quanto non lo sia già.
Tutti conoscono Saul Goodman ma pochi conoscono Jimmy McGill.
Nella sua prima apparizione in Breaking Bad, Saul specifica a Walter White (Bryan Cranston) che il suo vero cognome è McGill. Proprio dai tempi in cui non si faceva ancora chiamare tramite il suo eccentrico pseudonimo, infatti, conosciamo Saul.
America, New Mexico, primi anni 2000. James Morgan “Jimmy” McGill lavora nell’ufficio postale interno all’HHM, studio legale che porta il nome di suo fratello maggiore Charles “Chuck” (Michael McKean) e di altri due partner: George e Howard Hamlin (Patrick Fabian). Quando persegue una laurea in legge tramite corrispondenza e chiede a suo fratello di essere assunto da loro come avvocato, la risposta che Jimmy si vede arrivare è negativa; da questo momento inizia ad esercitare la sua professione in un ufficio ricavato nel retro di un salone di bellezza vietnamita.
Il trascorso di Jimmy non lo rende degno di fiducia agli occhi di suo fratello Chuck, unico parente rimasto.
Nella loro città natale Jimmy era conosciuto con il soprannome di Slippin’ Jimmy, dovuto all’abitudine da parte di quest’ultimo di simulare incidenti per arraffare denaro. Chuck è l’unico che conosce Jimmy in profondità e più volte dimostra di sapergli leggere dentro come nessun altro.
Nonostante i due fratelli svolgano la stessa professione non si può minimamente compararli tra loro, perché le ragioni che muovono ognuno di loro sono diametralmente opposte. Chuck è mosso da un vero e proprio amore per la legge e per la giustizia; una vocazione viscerale, la sua, tanto che non si riesce ad immaginarlo in nessun’altra veste che non sia quella di un avvocato. Neanche un avvocato qualsiasi, poi, ma uno dei più rinomati in tutta Albuquerque.
Jimmy è persuasivo, a tratti manipolatore e di buona parlantina. Queste doti, associate al fatto che lui sia rimasto il solito Slippin’ Jimmy di un tempo che non riesce a trovare il suo posto nel mondo, lo pongono in situazioni con esiti spesso fallimentari o disastrosi inizialmente avviate con buone intenzioni.
La sua personalità è troppo sfaccettata e colorita per un ambiente rigoroso come quello dell’avvocatura e Jimmy fallisce vari tentativi di adattarsi ed eventualmente cambiare. L’ estro non lo abbandona neanche nella sua professione.
Chuck è facile da odiare, considerata l’ostinazione perpetua nel contrastare Jimmy in ogni tentativo di farsi strada nella vita. I motivi di tutto questo, però, hanno radici profonde.
Chuck è vittima della sua stessa rabbia, incapace di accettare la felicità di suo fratello; il McGill più grande, infatti, è sempre stato abituato a vedere Jimmy fallire o comunque destinarsi da solo ad una vita di sotterfugi e scorciatoie. Il fatto stesso che Jimmy prenda una laurea a distanza è visto da Chuck come un affronto, in quanto per quest’ultimo è impensabile che il fratello eserciti la sua stessa professione senza tutti i sacrifici che ha sopportato lui stesso.
Chuck maschera la discutibilità delle sue azioni contrastanti verso il fratello affermando che faccia tutto ciò a fin di bene, ma credergli è difficile. L’invidia, infatti, gioca un ruolo fondamentale: Jimmy è astuto, carismatico e loquace e queste doti lo rendono estremamente persuasivo nei confronti della gente. La personalità di Chuck, invece, è ben lontana da quella di Jimmy e ritroviamo in lui un uomo essenzialmente cauto e riservato, opposto alla vivacità di Jimmy.
In alcuni flashbacks e tramite alcuni dialoghi abbiamo modo di comprendere come Jimmy sia sempre stato il preferito per i suoi genitori, che fino all’ultimo gli hanno perdonato qualsiasi tipo di nefandezza.
Anche questo è un punto difficile da superare per Chuck, rancoroso non solo nei confronti di Jimmy ma anche verso i loro genitori che in vita sono sempre stati troppo indulgenti con il loro figlio minore.
In tutto ciò, Jimmy coltiva l’ardente speranza di farsi accettare dal fratello… almeno fino a un certo punto.
Sono numerosi i sacrifici da parte Jimmy per contribuire al supporto di Chuck; quest’ultimo, infatti, è malato di un disturbo che lo rende ipersensibile all’elettricità e di conseguenza lo costringe a vivere nell’oscurità, usando come uniche fonti luminose la luce del giorno e delle lampade a gas.
Per anni Jimmy si preoccupa di fare la spesa per Chuck, di procurargli il suo giornale preferito e di assisterlo generalmente per qualsiasi altra cosa. Tutto questo contribuisce a sottolineare la sua volontà di farsi accettare dal fratello maggiore e di renderlo fiero di lui, ma Chuck non si lascia abbindolare tanto facilmente. Anni e anni di rancore verso Jimmy l’hanno reso impermeabile a qualsiasi tipo di indulgenza nei confronti del fratello e l’odio supera in larga parte il convenzionale affetto fraterno.
Perché per quanto si possa cercare una giustificazione per i suoi comportamenti, la verità è schietta e univoca: Chuck odia Jimmy e ne dà continuamente prova in una maniera subdola e tutt’altro che impulsiva.
La nascita di Saul Goodman è funzionale a Jimmy soprattutto per allontanarsi definitivamente dal suo cognome così illustre che lo riconduce puntualmente al fratello maggiore.
Stanco di essere riconosciuto come il fratello scapestrato di Charles McGill, il punto di rottura che Jimmy raggiunge è costituito dalla liberazione della sua vera essenza: quella di Saul Goodman. Cercare di farsi accettare da Chuck ha sempre comportato la repressione di questo lato di Jimmy così controverso e socialmente scomodo; eventualmente, però, decide di dare la priorità ad una sua espressione che sia priva di compromessi, qualunque sia il costo.
Diversamente da Chuck, ad accettare Jimmy a trecentosessanta gradi c’è la sua compagna Kim Wexler (Rhea Seehorn).
In Kim vediamo una donna indipendente, ambiziosa e devota al suo lavoro. Lei e Jimmy si conoscono ai tempi in cui erano entrambi impiegati nell’ufficio postale della HHM; sarà proprio Kim, con la sua determinazione ad evolversi in termini di carriera, ad ispirare Jimmy e far sì che anche lui avvii i suoi studi in ambito legale.
Kim dimostra a Jim il suo supporto incondizionato, appoggiandolo anche in situazioni più rischiose; si potrebbe affermare che lei rappresenta tutto ciò che Skyler White non è per Walter in Breaking Bad.
Kim non approva incondizionatamente tutte le scelte discutibili di Jimmy, ma le accetta. Cerca sempre di lasciare ben distinti il lato personale e quello lavorativo, nonostante lei e Jimmy esercitino la stessa professione. Kim rappresenta per Jimmy la ragione, quell’appiglio di razionalità al quale Jimmy non sempre si aggrappa ma che, perlomeno, è costretto a considerare.
In un certo senso è come se Jimmy e Kim fossero complementari: Jimmy ha la spigliatezza che spesso manca a Kim, mentre lei ha la cautela di cui Jimmy non si munisce quasi mai.
Better Call Saul ci porta in continui switch tra microcosmi opposti: il mondo elitario degli studi legali – HHM, Davis & Main, Schweikart & Cokely – e quello clandestino dei cartelli della droga. La distinzione, però, non è netta: non si può parlare di un’opposizione concreta fra “buoni” e “cattivi”.
Senza dubbio alcuni rappresentano il male nella forma più pura, primi tra tutti Gustavo Fring (Giancarlo Esposito) e i Salamanca: Hector, Tuco e Lalo (Mark Margolis, Raymond Cruz e Tony Dalton). Ma si può parlare allo stesso modo di personaggi come Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) e Ignacio “Nacho” Varga (Michael Mando)?
Mike è un ex-poliziotto corrotto che, abbandonato il dipartimento, entra nel mondo criminale e inizia a lavorare a fianco di Gus Fring. Esternamente è sempre freddo, lucido e razionale, ma in realtà soffre ancora per la morte del figlio Matty. Avendo perso la persona più importante della sua vita fa tutto il possibile per prendersi cura di sua nuora Stacey (Kerry Condon) e della nipotina Kaylee, unici familiari a lui rimasti, che sono all’oscuro della vita criminale di Mike.
Nacho è amico e socio in affari di Tuco Salamanca, nipote di Hector. Apparentemente è un criminale come tanti altri, ma non si tarda a notare in lui dei cenni di stanchezza per quel mondo così violento dal quale vuole disperatamente uscire. Un grosso “ma” si frappone tra lui e la sua volontà ed è il fatto che su di lui gravino le minacce di morte a suo padre, nel caso in cui lo stesso Nacho decidesse di abbandonare gli affari.
Mike e Nacho hanno in comune contro i Salamanca e Fring il fatto di non essere spietati come loro.
Nonostante a volte possa sembrare il contrario, va notato il fatto che in diverse occasioni – non menzionate qui onde evitare spoiler troppo grandi – si dimostrano più umani e meno automatizzati rispetto alla rigidità patriarcale dei Salamanca o allo stoicismo di Gustavo.
Rimane da dire soltanto che Better Call Saul è un vero must nel mondo del telefilm. La minuziosità con la quale è scritto e messo in scena è una vera coccola per chiunque sia maniacalmente attento ai dettagli e più generalmente per chi, in fatto di serie TV, può vantare gusti sopraffini.
“Did you know that you have rights? Constitution says you do. And so do I.“
Saul Goodman.
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