Dead Ringers: la serie è il gemello cattivo del film di Cronenberg [Recensione]

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La miniserie “Dead Ringers” si pone come un rispettoso omaggio nei confronti delle due opere derivative, riuscendo sapientemente a ritagliarsi un suo stile. Disponibile su Prime Video

Dead Ringers è un titolo molto strano. La serie trae libera ispirazione dall’omonimo film di Cronenberg (Dead Ringers, 1988), trasposizione a sua volta del romanzo di Bari Wood e Jack Geasland. Pur differenziandosi per esigenze del racconto dovute alla serialità, la serie Amazon Prime Video ricalca simbolicamente alcune parti del film e ne riesce a conservare alcuni dei residui più viscerali e intracorporei. La storia del film è quella di due gemelli omozigoti, entrambi ginecologi che condividono tutto fin dalla loro nascita arrivandosi perfino a scambiarsi i partner alla loro insaputa. L’arrivo dell’attrice Claire, però, scombussola le carte in tavola: uno dei due gemelli, Beverly, rimane colpito dal suo utero triforcuto, innamorandosene. Dopo una serie di incomprensioni, la perde e impazzisce coinvolgendo l’altro gemello nella sua spirale distruttiva.

Nella serie Dead Ringers sono conservati gli aspetti salienti della storia, con una Rachel Weisz scissa nel doppio-ruolo delle due gemelle Mantle, si sdoppiano così anche i due registri recitativi: Elliot è il classico genio deficiente, brillante ma priva di empatia, perennemente sarcastica, vera e propria dominatrix con forti tendenze autodistruttive; Beverly è l’inverso: comunicativa, fin troppo empatica ed emotiva, introversa.

Il racconto dei gemelli è un racconto gettonato sin dall’antichità, pensiamo alla commedia di Plauto “Menecmi”. Ventuno secoli fa, già c’erano storie di gemelli separati alla nascita, diversissimi tra loro ma con un destino comune: quello di rincontrarsi dopo tutta una serie di equivoci. E la letteratura contemporanea ne è piena di queste storie di molteplici “io” con tutte le variazioni sul tema: gemelli, doppelgänger, clonazioni, disturbi dissociativi dell’identità, etc.

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Il rischio di “Dead Ringers” sarebbe stato quello di portare la solita carne trita e ritrita condita questa volta con una spezia diversa, giusto per ingannare il pubblico facendogli credere di assaggiare qualcosa di diverso. Il punto di vista rispetto al film è invertito e il grandangolo dal quale si percepisce il mondo è il punto di vista femminile. Purtroppo, ciò trascina una serie di stereotipi tipici della stragrande maggioranza delle narrazioni di questo tipo in cui gli uomini rappresentati sono persone viscide e assetate di sesso, mariti disposti al tradimento alla prima occasione o mollaccioni che si fanno bacchettare sul posto di lavoro in una clinica gestita da una donna priva di ogni scrupolo. Questa irrealtà ormai trita e ritrita e che inevitabilmente va ad alimentare un certo tipo di femminismo tossico non è comunque opprimente alla godibilità della serie che solleva anche tante altre questioni delicate e interessanti. L’ammodernamento, in definitiva, si rivela interessante e con le ultime tendenze di alcune serie quali Fleabag ma soprattutto Succession, fermo considerando che la mano dietro la sceneggiatura di Dead Ringers è proprio quella di Alice Birch (Succession, The Wonder).

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Dead Ringers mette in luce le contraddizioni e le sfide che le donne devono affrontare nel rapportarsi alla propria sessualità, alla propria maternità e alla propria identità. Le due sorelle rappresentano due modi diversi di vivere la propria femminilità, ma entrambe sono vittime di una società che le sfrutta, le manipola e le condanna. La serie mostra anche come la scienza possa essere usata sia per aiutare che per danneggiare le donne che desiderano avere dei figli, sollevando questioni etiche e morali. Dead Ringers invita quindi a riflettere sul significato della natalità in un mondo complesso e violento, dove il corpo femminile è spesso oggetto di sperimentazioni, violazioni e mercificazioni.

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L’elaborazione di queste riflessioni viene comunque lasciata allo spettatore. L’aspetto etico che indubbiamente avrebbe portato dilemmi e pesantezza nella scrittura viene in parte marginalizzato, diventando un rumore di fondo che accompagna tutti gli archi narrativi dei sei episodi. È vero, infatti, che il lavoro delle due gemelle porterà un grande stravolgimento nel mondo ma la serie si concentra sull’inscenare gli effetti che avrà sul micro, nella vita privata e intima delle due gemelle.

In conclusione, la serie Dead Ringers riesce ad essere cruda pur sotterrando la dimensione body horror presente nell’omonimo film. Le tensioni sono costruite sui dialoghi e su un’ottima fotografia. Una dissertazione interessante su cosa è stata la gravidanza, cosa è e cosa potrebbe essere che si ricollega, in chiusura, con l’inevitabilità della separazione.

Alessandro Zuccarini
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